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Nessuno forse sa più perché sei sepolto lassù nel camposanto sperduto sull'Alpe, soldato caduto. Nessuno sa più chi tu sia soldato di fanteria coperto di erbe e di terra, vestito del saio di guerra.
Chi non vorrebbe essere lì al suo posto? Staccare la spina, anche solo per un attimo. Allontanarsi dal caos cittadino, dalla frenesia dei giorni nostri. Stare immersi nella pace più assoluta, sotto le chiome degli alberi a leggere il tuo libro preferito. Quello che vorresti avere sempre con te, in ogni momento della tua vita. Quello che ti fa sognare. Quello che apri per evadere dal tran tran quotidiano. Nelle orecchie suoni soavi si mescolano: lo scorrere infinito dell'acqua verso il mare e il cinquettare degli uccelli che giocano tra loro volando da un ramo ad un altro. Qui voglio stare.
Erano, e sono ancora oggi, molte le querce che vantano questo appellativo, ma la vera, ineguagliabile Cerquabella era questa, tanto nobile da meritare (caso unico in Italia) un tondino di localizzazione sulle carte del Touring Club; tanto famosa da essere nota fin sull'Appennino Emiliano come la quercia più bella d'Italia.
Gli alberi hanno uno strano potere su di me. Rimarrei lì, ore e ore a guardarli, senza rendermi conto del tempo che passa. Quando decido di andarmene me ne dolgo, ma so che li ritroverò sempre là dove li ho lasciati. Inverno, primavera, estate, autunno.. sempre là. Forti, sicuri, immobili. Si, immobili, ma vivi.
Uno può pensare che a Marzo inizi la bella stagione, si esca finalmente dal freddo inverno, ci si tolga di dosso i maglioni e si possa stare distesi a crogiolarsi al primo sole primaverile. O almeno è quello che mi auguro sempre io. E invece no, quest'anno la primavera s'è fatta attendere più a lungo; anzi, quando sembrava ormai tutto pronto, bam! Nevicate record in tutte le Marche.
Written by Muscosa on . Pubblicato in Natura_Flora
Avete mai percorso durante il periodo autunnale sentieri di montagna che attraversano boschi? Sentieri che si snodano fra colonnari alberi e rigogliose felci, fra rocce affioranti e cuscini di muschi, sentieri dal soffice affondo nello spesso manto fogliare. Allora, avrete sicuramente incontrato lungo il cammino una delle erbacee più graziose della nostra flora spontanea: il Cyclamen hederifolium.
Sembra una foto d'altri tempi" mi dicono spesso. In effetti è proprio l'impressione che volevo creare. Da sempre le montagne sono viste come un modo per mettersi alla prova. Anzi, in epoche remote era proprio un voler "giocare con la morte". Allora la tecnologia e i materiali utilizzati non erano sicuramente quelli di oggi. Ma la volontà, quella sì che era forte. Secondo me, molto più di adesso.
Ci sono luoghi in cui, anche trovandoci per la prima volta, avverti qualcosa. Senti che lì, è passata la storia. La Gola del Furlo, in provincia di Pesaro Urbino, è proprio uno di questi luoghi. Qui nei secoli, anzi, nei millenni, l'uomo si è sempre adoperato per plasmare le montagne al proprio scopo. A volte in maniera grandiosa e in armonia con la natura; altre volte deturpando in maniera irrimediabile l'ambiente. In uno dei prossimi post spero di parlarvi dell'intera storia che permea la Gola del Furlo, ma in questo spazio vorrei concentrarmi sul Traforo di Vespasiano.
"Avvicinandosi a Bevagna, giunse in un luogo dove una moltitudine sterminata d'uccelli di varie specie s'eran dato convegno. Appena li vide, il Santo di Dio accorse tutto allegro e li salutò, come fossero dotati di ragione. Tutti gli uccelli erano in attesa e si voltavano verso di lui; e quelli sui rami, mentre egli si accostava, chinavano il capo per guardarlo. Quando fu in mezzo a loro, li esortò premurosamente ad ascoltare tutti la parola di Dio, dicendo: “O miei fratelli alati, dovete lodare molto il vostro creatore: perché è stato lui a ricoprirvi di piume, a darvi le ali per volare, a concedervi il regno dell'aria pura, ed è lui che vi mantiene, liberi da ogni preoccupazione”.
Storia del luogo: Antichi documenti (in realtà è il documento più antico che esista nelle Marche) la fanno risalire addirittura al 887 D.C. quando fu inaugurata alla presenza di 19 Vescovi del Ducato di Spoleto, 27 Canonici, vari Principi, dell'Imperatore e del Vescovo di Fermo, del Capitolo di Fermo. In origine la chiesa doveva essere a tre navate, ma nei secoli venne più volte trasformata allungandola e aggiungendo una piccola cripta nella zona presbiteriale.
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