Smerillo tra arte e natura

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Smerillo. Ph: Nicola Pezzotta

Il piccolo comune di Smerillo, che tra le sue caratteristiche case in pietra ospita da alcuni anni il Festival Le Parole della Montagna (il programma di quest’anno lo puoi leggere qui), è immerso in un contesto naturalistico di grande rilievo e si è qualificato negli anni come centro di studio e di ricerca degli aspetti ambientali del territorio, con una particolare attenzione alla flora qui individuata estremamente varia, sia nella quantità che nella varietà.

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Il ‘Bosco di Smerillo’, che si estende lungo le pendici del Monte Falcone, è stato, infatti, riconosciuto tra le Aree Floristiche Protette, all’interno delle quali è pertanto proibito il danneggiamento, l’estirpazione e la raccolta delle piante, e designato come Sito di Interesse Comunitario (SIC o SAC ‘Special Area of Conservation’), per l’alta valenza naturalistica e paesaggistica.

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Santa Maria di Portonovo: la perla dell'Adriatico

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 Santa Maria di Portonovo. Ph: Nicola Pezzotta

Di giorno bianca di quella candidezza abbacinante che, per non restare accecati, ti fa coprire gli occhi con la mano. Qualche gabbiano urla il suo disappunto per la tua presenza in quel posto. Profumo di resina e pini.

Di notte silente e misteriosa. Civette e gufi cantano e ti scrutano nascosti nella vegetazione della macchia mediterranea. La luce proveniente dall’interno ti spinge ad entrare e nel momento in cui superi la soglia sembra quasi come farsi avvolgere da un caldo abbraccio.

Una cosa, però, è sempre presente in sottofondo, di giorno e di notte. Basta accostarsi alla parete nord. Lo senti?

E’ il rumore del mare. Lì sotto, davvero a due passi da te.

Già solo questo fatto la renderebbe unica, ma c’è molto di più.

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L'Eremo di San Leonardo/1: Oggi

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Il fiume Tenna scorre fragoroso tra le strapiombanti pareti calcaree. Il sole non riesce a far arrivare i suoi raggi fin quaggiù. Il rombo dell’acqua che sbatte sulla roccia è assordante ed anche l’animo inizia ad essere in tumulto. Per arrivare qui hai dovuto scendere sempre di più, proprio come se entrassi nell’inferno dantesco. Immagini scritto da qualche parte “…Lasciate ogne speranza, voi ch' intrate.”. Non a caso questo luogo è chiamato da qualche tempo “Infernaccio”. Ti dici "un motivo ci sarà".

Senti l’emozione crescere e non capisci se è angoscia o adrenalina. Forse un miscuglio delle due. Per un attimo credi che l’inquietudine prenda il sopravvento, ma ecco il tuo amico a ridestarti dai tuoi pensieri. Ti dice: “Sono qui dietro di te”, e senti crescere la tua forza interiore.

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Una passeggiata a Smerillo

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Smerillo immersa nella neve Ph: Nicola Pezzotta

Vidi per la prima volta Smerillo in una gelida giornata invernale. Ero stupita, incuriosita, attratta, e lo sono ancora adesso senza sapere bene il perché, dai luoghi solitari e un po’ sperduti, come questo piccolo borgo il cui nucleo abitativo sorge su un crinale roccioso del Monte Falcone a 800 metri s.l.m. e conta una manciata di abitanti. La mia attrazione continua e il Festival Le Parole della Montagna (il programma di quest’anno lo puoi leggere qui), che qui si svolge da alcuni anni, offre un valido motivo per tornare in simili luoghi ed ammirarli nuovamente. Perché di ammirazione si tratta.

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Alla ricerca degli Eremi nelle Gole del Salinello sotto una pioggia scrosciante

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 Eremo di Santa Maria Scalena, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

“Ciao Luca, allora domani ci facciamo questo giretto, che dici? Il tempo non è proprio dei migliori, ma il cielo ad una certa ora dovrebbe aprirsi”. “Ma sì, andiamo!”.

In questo modo iniziò la storia della giornata più piovosa che abbiamo mai incontrato durante un’escursione.

Siamo ancora noi, io e Luca, compagni di avventure da un po’ di tempo e la nostra meta sono gli Eremi delle Gole del Salinello nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Questa è una delle più frequentate escursioni dell’area dei Monti Gemelli, sicuramente per i suoi canyon e per l’aria fresca all’interno delle gole che dà refrigerio soprattutto nelle afose giornate estive. Di solito è così, ma non oggi: il sole non si vede proprio nel cielo e quando arriviamo al parcheggio, davanti ad una chiesa del paese di Ripe di Civitella, ci rendiamo conto che saremo soli nella nostra “gita”.

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Avventura speleologica alle Grotte di Frasassi: il percorso azzurro

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Grotte di Frasassi: "sala delle candeline" | Ph: Nicola Pezzotta

Dovrebbe essere la quinta o sesta volta che entro qui. Ho quasi perso il conto, devo dire. Ma ogni volta è diversa dalle altre. Solo la meraviglia rimane la stessa.

L’ultima volta che mi infilai nelle profondità della montagna mi ripromisi che ci sarei tornato solo se avrei fatto la visita speleologica. Infatti da un po’ di anni il Consorzio Frasassi che gestisce la visita alle Grotte omonime permette di visitare le cavità nella maniera più naturale, come se fossimo dei veri e propri speleologi.

Ci sono due percorsi da scegliere, per due differenti gradi di difficoltà: l’azzurro e il rosso. Il primo più facile e accessibile a tutti. Basta, infatti, avere 12 anni di età e una buona predisposizione psico-fisica per partecipare. Il secondo, invece, è un po’ più impegnativo ed è consigliabile farlo solo dopo essersi cimentati con il primo percorso.

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Tra verità e leggende: le Grotte Romane del Monte Conero ad Ancona

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Fig. 1 Grotte Romane, Monte Conero, Ancona (AN)

“Un cacciatore seguendo le tracce di una volpe in fuga, se la vide sparire avanti agli occhi per un piccolo buco da tana. Curiosità spinse il cacciatore ad allargare quel buco e rimase estatico avanti alla scoperta di una galleria quadrangolare che penetrava rampante nelle viscere del monte”.

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Fig. 2 Grotte Romane, Monte Conero, Ancona (AN)

Il racconto del nostro cronista continua, ché spinto dalla medesima curiosità voleva andar sin in fondo: “fu deciso un sopralluogo e fummo in una giornata di sole invernale, trainati velocemente da un’auto sul luogo, per constatare, esaminare e ammirare la galleria, difficilmente accessibile nei suoi 150 metri di lunghezza”.

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L'Eremo di San Leonardo/2: Estate 1972

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 Padre Pietro, il 'muratore di Dio'. Foto dal Libro 'Lassù sui monti'

Francesco si sta allontanando dal paese di Rubbiano. Sono le 10 di mattina di una fresca giornata estiva. Siamo a circa 1000 metri s.l.m. ed è sempre rigenerante l’aria a questa quota, anche in estate. Anzi, soprattutto in estate quando giù sulla costa l’afa non dà tregua. Ma più Francesco si inoltra verso l’ingresso di quella gola che tutti chiamano Infernaccio e più la temperatura scende. Al punto tale da dover indossare un maglione che fortunatamente aveva con sé nella sua bisaccia.

Quello che lo sta portando in un luogo tanto ameno e isolato è la curiosità. Ciò che la gente racconta in città da ormai un anno lo deve vedere con i suoi occhi. Il giorno prima un abitante di Rubbiano, che lo ha ospitato per la notte come se fosse uno di famiglia, gli raccontò: “E’ proprio così! Arrivò da Montefortino l’anno scorso su di una moto e io lo ospitai a casa mia per la notte. La sua determinazione era chiara, bastava guardarlo negli occhi. Non mi chiese niente, ma sentivo la necessità di aiutarlo e gli diedi quel poco che potei: un tozzo di pane. Il giorno seguente quest’uomo ripartì alla volta dell’antico Monastero di San Leonardo al Volubrio, situato su una balza rocciosa al di sopra della Gola dell’Infernaccio”.

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La notte di Natale all'Eremo di San Leonardo

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Padre Pietro. Ph: Nicola Pezzotta

C’è qualcosa di ancestrale che riesce a far spostare così tante persone in una fredda notte invernale, che le fa camminare per ore nel buio di una gola che fa rabbrividire al solo sentirne il nome, che le spinge verso un luogo così isolato e distante dalla civiltà.

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