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Siamo nei Monti Sibillini in località "Le Roccacce". Il luogo lo incontrate facendo il percorso dalla Madonna dell'Ambro verso le sorgenti, sulla sinistra orografica del fiume. Si pensa che qui un tempo ci fosse una antica rocca, il Castello di Mainardo (da cui prende anche il nome il monte) ma non ci sono molte notizie al riguardo se non un documento del 977 d.C. riguardo una concessione del vescovo di Fermo al conte Mainardo di Siffredo. Sulla sinistra, al di fuori di questa foto, ci sono gli speroni rocciosi dove si pensa fosse il castello. A voi esplorarli! :)
Ti giri, guardi la sveglia: segna le 4:30. E' ora di alzarsi. Dopo alcuni minuti di tempo per prendere lucidità esci dal sacco a pelo. Fuori tira un'aria gelida. Guardi il termometro: segna 8°C in pieno Agosto. Pensi alla calura, all'afa che hai sofferto fino al giorno prima e un sorriso si stampa sul tuo viso. Poi ti guardi attorno e... meraviglia! E' ancora notte, ma riesci a distinguere i profili delle cime intorno a te e là ad est sembra che il cielo inizi già a schiarirsi un pò.
Uno può pensare che a Marzo inizi la bella stagione, si esca finalmente dal freddo inverno, ci si tolga di dosso i maglioni e si possa stare distesi a crogiolarsi al primo sole primaverile. O almeno è quello che mi auguro sempre io. E invece no, quest'anno la primavera s'è fatta attendere più a lungo; anzi, quando sembrava ormai tutto pronto, bam! Nevicate record in tutte le Marche.
Questa che vi scrivo qui sotto sarà l’ultima parte dedicata alla Gola del Furlo. Dopo aver letto tutti e tre i post non vi resta che andarla a visitare e vederne le sue meraviglie direttamente con i vostri occhi!
Se vi siete persi gli altri post, posso dirvi che, nella prima parte (Gola del Furlo/1: Evoluzione di un paesaggio) ho parlato della storia naturale della Gola e di come si è trasformata dopo la costruzione della Diga omonima; nella seconda parte (Gola del Furlo/2: Qui, dove è passata la storia), invece, ho fatto un salto indietro nel tempo e ho cercato di farvi rivivere in un solo colpo 2000 anni di storia, dai Romani allo Stato della Chiesa.
Gola del Furlo. Ne ho parlato per molto tempo, ma finora non ho ancora detto da dove provenga questo toponimo. Il nome della Gola sembra derivi da “forulus” o “foro”, denominazione che intorno al XIV secolo indicava il Traforo di Vespasiano. Nel tempo, poi, questo termine si trasformò nell’attuale “Furlo”.
Come vi avevo promesso nel post "Attraverso la storia" (clicca qui), vi parlerò, qui sotto, in modo più dettagliato, di quell'affascinante luogo che è la Gola del Furlo.
Ci troviamo nella provincia di Pesaro e Urbino e questa Gola è, per il nord delle Marche, una sorta di isola biologica; decentrata rispetto alla catena appenninica (da cui dista circa 20 km) ma anche rispetto alla fascia collinare per via di un altitudine che sfiora i 1000 metri. Un po’ montagna, un po’ collina, mentre le piane alluvionali del fiume Candigliano e Metauro si insinuano fino alle sue pendici.
Ci sono luoghi in cui, anche trovandoci per la prima volta, avverti qualcosa. Senti che lì, è passata la storia. La Gola del Furlo, in provincia di Pesaro Urbino, è proprio uno di questi luoghi. Qui nei secoli, anzi, nei millenni, l'uomo si è sempre adoperato per plasmare le montagne al proprio scopo. A volte in maniera grandiosa e in armonia con la natura; altre volte deturpando in maniera irrimediabile l'ambiente. In uno dei prossimi post spero di parlarvi dell'intera storia che permea la Gola del Furlo, ma in questo spazio vorrei concentrarmi sul Traforo di Vespasiano.
Nel post precedente (clicca qui) vi ho parlato principalmente della Diga del Furlo, all’ingresso della Gola. Proseguendo, ora, la strada incontriamo la parte più stretta e suggestiva. Per farvi comprendere a pieno dove vi trovate dovete fare un salto indietro nel tempo di 2500 anni.
Siamo nel 220 a.C.. I romani, guidati dal console Gaio Flaminio, stanno cercando di realizzare una strada di collegamento tra Roma e Rimini, con una duplice funzione: incrementare il commercio e rifornire rapidamente le truppe che si trovano lontano dalla capitale, al di là degli Appennini. Il console si trova di fronte un ostacolo duro da superare: la Gola del Furlo. Lo scopo è quello di far passare la strada dove è presente un sentiero a circa 80 metri dal fondo della gola.
Chi avrà messo un campo da calcio quassù? E' stata la domanda che mi è venuta subito in mente guardando la porta. Chissà.. forse non lo scoprirò mai. Ci troviamo sul Pian Grande di Castelluccio di Norcia, nel versante umbro del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Questo è uno degli altopiani più grandi d'Italia: la sua estensione infatti è di circa 15 Km quadrati ed è situato ad una quota di circa 1.300 m slm.
Sembra una foto d'altri tempi" mi dicono spesso. In effetti è proprio l'impressione che volevo creare. Da sempre le montagne sono viste come un modo per mettersi alla prova. Anzi, in epoche remote era proprio un voler "giocare con la morte". Allora la tecnologia e i materiali utilizzati non erano sicuramente quelli di oggi. Ma la volontà, quella sì che era forte. Secondo me, molto più di adesso.