Il Castello di Lanciano: un viaggio dal XV al XX secolo

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Il castello di Lanciano a Castelraimondo (MC)

“Chiudete gli occhi e, ora, riapriteli… Siete in un’altra epoca e state per conoscere gli abitatori di questo castello”. Inizia così, in maniera suggestiva ed accattivante, la visita alle stanze del Castello di Lanciano, a Castelraimondo, in provincia di Macerata, immerso in un parco secolare sulla sinistra del fiume Potenza.

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FOTO ARCHIVIO MUSEO MA.SO.GI.BA.

In occasione della Giornata Europea per il Patrimonio 2015, domenica 20 settembre, il Castello di Lanciano, di proprietà della Fondazione Ma.So.Gi.Ba, ha aperto le porte del piano nobile del palazzo, quelle del Museo “Maria Sofia Giustiniani Bandini”, per una visita guidata decisamente appassionante e che ha riscosso un notevole successo accogliendo ben duecento visitatori. Un vero e proprio viaggio indietro nel tempo, percorrendo le magnifiche stanze del castello attraverso le varie epoche storiche con gli antichi abitatori, da Giovanna Malatesta alla principessa Maria Sofia. 

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La sala da pranzo – FOTO ARCHIVIO MUSEO MA.SO.GI.BA.

Il direttore del museo, il Dr. Fabio Montesi, ha condotto i visitatori in un percorso che li ha catapultati nel 1400 per poi giungere nel XX secolo e che ha permesso loror di incontrare, stanza dopo stanza, coloro che hanno vissuto nel castello, come Giulio Cesare da Varano e Giovanna Malatesta, intenti a pranzare nella sala da pranzo, arredata con mobili del 1600. Giovanna era bellissima nel suo costume d’epoca, ma il suo viso era segnato dalla tristezza per le continue assenze del marito. 

A Giovanna Malatesta, nipote di Francesco Sforza, si deve la trasformazione del castello, nel 1489: da funzione militare a residenza signorile. Come leggiamo, infatti, nella storia riportata dal sito www.fondazionemasogiba.it che “tra il 1382 e il 1385, Giovanni da Varano promuove l’edificazione della rocca, compresa nell’Intagliata, caratteristica trincea di 12 Km scavata nel terreno e riempita di alberi per proteggere il confine Nord-Orientale della città di Camerino“. (1)

Nel 1754, dopo vari passaggi di proprietà da una famiglia nobile all’altra (i Voglia fino al 1621, i Rosa fino al 1680 e i Rossetti fino al 1754), il Marchese Alessandro Bandini affitta il castello e, successivamente, lo acquisisce da Benedetto XIV. Esegue un nuovo restauro nel 1769 ed il castello si arricchisce di una sala spettacolare, la Galleria al primo piano, decorata dall’architetto camerte Giovanni Antinori. 

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Il flipper del 1700 – FOTO ARCHIVIO MUSEO MA.SO.GI.BA.

E’ nella sala dei ritratti, dove si trovano i volti dei membri della famiglia Bandini, che i visitatori hanno incontrato proprio il Marchese Bandini e sua moglie Cristina Alessandra Azzolino di Fermo, impegnata ad inveire contro il marito, che, stanco delle urla della moglie, va a distrarsi nella stanza del biliardo con quello che ha chiamato “lo flippero”, pezzo unico del 1700 e di fattura italiana. In questa stanza e in quella adiacente, oltre al tavolo da biliardo, sono esposti altri giochi, come gli scacchi e la dama. Il direttore del museo ha invitato i visitatori ad alzare lo sguardo al soffitto per ammirare “le lumeggiature in oro, i vasi di fiori e frutti e gli stemmi di famiglia“. 

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La Galleria – FOTO ARCHIVIO MUSEO MA.SO.GI.BA.

I visitatori non hanno nascosto lo stupore e l’ammirazione quando sono entrati nella stanza successiva, la Galleria, dove si possono ancora vedere e respirare i colori e i profumi del 1700. La Galleria, infatti, mai restaurata, vive di quell’epoca e conserva in ottimo stato le sculture, i dipinti, i lampadari. Ed è facile per la mente disegnare subito immagini di ricevimenti, balli, concerti e feste. 

L’ultima discendente della famiglia Bandini è Maria Sofia Giustiniani, moglie del Conte Manfredi Gravina dei Principi di Ramacca. I visitatori hanno percorso l’appartamento costituito dalla sala cinese, usata abitualmente dalla principessa Maria Sofia per accogliere gli ospiti, e da due camere da letto. E ancora, hanno attraversato lo studio personale del Conte Manfredi, l’appartamento della Principessa e la sala della musica, dove, puntualmente alle 18, Maria Sofia suonava il pianoforte. 

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La sala della sella – FOTO ARCHIVIO MUSEO MA.SO.GI.BA.

A chiudere il piano nobile la sala della sella, dove trova spazio una cappella. Al centro della stanza una sella in velluto e cuoio appartenuta a Cristina di Svezia (XVII sec.), che dà il nome alla sala (“La Regina Cristina di Svezia percorse le Marche nel suo viaggio alla volta di Roma“(2)).

Il Castello di Lanciano rappresenta indubbiamente un vero tesoro della regione Marche. Si rimane affascinati nel percorrere le stanze dove si mantengono integri e originari gli arredi, la quadreria, i mobili e le suppellettili. Nell’appartamento segreto della Principessa si conserva un letto del 1400 con quadri del Quattrocento – Cinquecento. Il complesso è reso ancora più suggestivo dalla posizione: immerso in un parco secolare e circondato dal piacevole scorrere delle acque del Potenza.

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La Principessa Maria Sofia Giustiniani Bandini non ha eredi e, alla sua morte, nel 1977, lascia agli Arcivescovi pro tempore di Camerino il suo patrimonio per farne un centro di cultura, di formazione e di incontro, “…per farne un’oasi di raccoglimento e di studio per i sacerdoti e i giovani, studenti e laureati, ed un pensionato per gli anziani sacerdoti secolari, anche di altre Diocesi…”, come si legge nel testamento. Le ultime volontà della principessa sono state lette, al termine della visita nella Galleria, da una donna vestita di nero, che, sin dall’inizio  ha seguito i partecipanti: si aggirava nelle stanze, vagava intorno agli altri personaggi e, ad un certo punto, ha anche suonato il piano. Tutti si erano chiesti chi fosse e, solo alla fine, hanno capito di chi si trattava. “La principessa chiede esplicitamente che l’aiuola che circonda la tomba del marito, situata nel parco del Castello di Lanciano, e dove dispone di venire sepolta, sia abbellita con fiori in ogni stagione“.(3)

In ossequio alle disposizioni testamentarie del fratello Sigismondo, Duca di Mondragone, Maria Sofia istituisce la Fondazione Giustiniani Bandini con la finalità di amministrare l’enorme proprietà che si sviluppa per cinque comuni della Provincia di Macerata con, al centro, l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, ottenuta in enfiteusi dalla Camera apostolica dalla famiglia Bandini fin dal 1773“. (4)

Alla fine della sua vita, la principessa ha dimostrato quello che era stata in vita: accogliente, dolce, disponibile e dedita al prossimo. Tali apprezzabili doti sono state di certo trasmesse a chi, con cura e attenzione, si occupa del castello e riesce a donare al pubblico, come nel pomeriggio di questa domenica, uno spettacolo unico.

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Il Castello di Lanciano, restaurato con i fondi del post terremoto del 1997, è stato riaperto al pubblico il 24 settembre 2005. Le visite sono previste il sabato (dalle 15:30 alle 18:30) e la domenica e festivi (dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30). Sono esclusivamente guidate ed è necessaria la prenotazione al numero 338 74 27 547 (Dr. Fabio Montesi, direttore del Museo). E’ prevista l’apertura straordinaria a richiesta nei giorni feriali previo contatto telefonico.

Biglietti d’ingresso: intero € 6,00, ridotto € 5,00 (studenti 18-30 anni, over 65, gruppi e convenzionati), ridottissimo € 3,00 (studenti 6-14 anni), omaggio per diversamente abili e bambini fino a 5 anni. Per informazioni, prenotazioni e visite guidate, si prega di contattare il n. 338.7427547 (Dr. Fabio Montesi, Direttore del Museo). Per ulteriori informazioni, consultate il sito della Fondazione Ma.so.gi.ba.

Notearticolo autorizzato dalla Fondazione MA.SO.GI.BA. con Foto Archivio Museo MA.SO.GI.BA. .

Ringraziamo per la disponibilità il Prof. Ettore Orsomando, Presidente della Fondazione Ma.So.Gi.Ba, proprietaria del castello, il Direttore del Museo, Dr. Fabio Montesi, il custode Oreste Mariucci, la gentilissima Sara che ci ha telefonicamente fornito le informazioni necessarie e tutti coloro che domenica hanno reso possibile questa interessante visita.

(1) Dal sito della Fondazione Ma.so.gi.ba.

(2) (3) (4) Dal depliant consultabile dall’home page del sito della Fondazione Ma.so.gi.ba.

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