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Ore 7.30 a Valleria e il termometro segna 7°C. Inizia a fare un po' freddino in montagna. La bella stagione, oramai, è un ricordo e questo non può che dispiacermi. Amo l'estate, lo ribadisco sempre, e questa temperatura, oggi, so che mi farà soffrire. Partiamo decisi. Non potrebbe essere altrimenti, perché sappiamo ciò che ci aspetta e se non fossimo decisi, dopo neanche 100 metri ritorneremmo alle nostre macchine. Dopo neanche 5 minuti dalla partenza inizia la lunga, interminabile salita, tutta fuori sentiero, che da Valleria va al Monte Zampa, passando per la Cengia del Cinghiale. Durante la salita il vento ci spazza in modo incostante, ma potente. Le folate, fortunatamente, per buona parte l'abbiamo alle spalle e questo ci aiuta nella salita. Gli alberi, aggrappati a questi pendii scoscesi, ondeggiano paurosamente, nonostante le loro moli.
Ore 8.40. Le ultime nuvole basse, che prima ricoprivano ogni cosa, stanno andando via lasciando dietro di se un senso di quiete e aprendo le porte ad un sole che, finalmente, inizia a rendere più gradevole l'aria del mattino settembrino. Il Lago di Fiastra mantiene il suo fascino in ogni stagione dell'anno, ed oggi più che mai con questo gioco di specchi. Mi avvicino al pannello informativo affisso dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini, proprio vicino alla diga, e leggo.
Ti giri, guardi la sveglia: segna le 4:30. E' ora di alzarsi. Dopo alcuni minuti di tempo per prendere lucidità esci dal sacco a pelo. Fuori tira un'aria gelida. Guardi il termometro: segna 8°C in pieno Agosto. Pensi alla calura, all'afa che hai sofferto fino al giorno prima e un sorriso si stampa sul tuo viso. Poi ti guardi attorno e... meraviglia! E' ancora notte, ma riesci a distinguere i profili delle cime intorno a te e là ad est sembra che il cielo inizi già a schiarirsi un pò.
Rosso. Il colore dell'acqua era proprio così, come se il lago fosse stato riempito completamente di sangue. Qui, il 20 Luglio 1522 avvenne una cruenta Battaglia (per maggiori dettagli su questo scontro leggi il post precedente ”Il lago “insanguinato” e la Battaglia di Pian Perduto/1“) conosciuta, successivamente, col nome di Battaglia del Pian Perduto. Ma di tempo ne è passato da allora. Siamo nell'estate del 1995 quando un laghetto presente sul Pian Perduto, al confine tra Marche e Umbria, si tinge interamente di rosso. Così, apparentemente dal nulla, in circa un mese.
Questa pozza d'acqua non ha nome nella carta topografica ed è stata ridefinito, dal 1995, proprio “Stagno Rosso” per lo strano fenomeno notato.
Eccola lì, l'ultima vetta da salire. Quella più agognata. Quella da cui sai già che vedrai uno spettacolo unico. La cima che, guardandola dalla costa meridionale delle Marche nei giorni più tersi, sembra svettare sopra tutte le altre, anche se in realtà non è la più alta del comprensorio dei Sibillini. Però, con i suoi 2332 metri di altitudine, sovrasta tutte quelle più vicine e da lassù la vista può allargarsi fino al Monte Vettore, o addirittura al Gran Sasso.
Chi avrà messo un campo da calcio quassù? E' stata la domanda che mi è venuta subito in mente guardando la porta. Chissà.. forse non lo scoprirò mai. Ci troviamo sul Pian Grande di Castelluccio di Norcia, nel versante umbro del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Questo è uno degli altopiani più grandi d'Italia: la sua estensione infatti è di circa 15 Km quadrati ed è situato ad una quota di circa 1.300 m slm.
Anno 1995, passeggiando per il Pian Perduto nei pressi di Castelluccio di Norcia alcuni pastori notano qualcosa di strano. Un laghetto, formatosi su un avvallamento carsico, dei numerosi presenti in questa zona, si è tinto completamente di rosso. Un rosso scarlatto. Un rosso “sangue”.
Ai pastori saranno venute sicuramente in mente le storie che aleggiano in questo luogo. Storie di baruffe, di litigi e di guerre. Dico che conoscono la storia perché è stato proprio uno di loro a tramandarcela nei secoli. Un pastore, infatti, scrisse il poemetto conosciuto come “la Battaglia del Pian Perduto”.
“...vi voglio dire come fu quel prato pieno di morti e insanguinato.”
Siamo nei Monti Sibillini in località "Le Roccacce". Il luogo lo incontrate facendo il percorso dalla Madonna dell'Ambro verso le sorgenti, sulla sinistra orografica del fiume. Si pensa che qui un tempo ci fosse una antica rocca, il Castello di Mainardo (da cui prende anche il nome il monte) ma non ci sono molte notizie al riguardo se non un documento del 977 d.C. riguardo una concessione del vescovo di Fermo al conte Mainardo di Siffredo. Sulla sinistra, al di fuori di questa foto, ci sono gli speroni rocciosi dove si pensa fosse il castello. A voi esplorarli! :)
Uno può pensare che a Marzo inizi la bella stagione, si esca finalmente dal freddo inverno, ci si tolga di dosso i maglioni e si possa stare distesi a crogiolarsi al primo sole primaverile. O almeno è quello che mi auguro sempre io. E invece no, quest'anno la primavera s'è fatta attendere più a lungo; anzi, quando sembrava ormai tutto pronto, bam! Nevicate record in tutte le Marche.