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A nove mesi dalle prime scosse di terremoto che hanno fatto tremare le Marche e tutto il centro Italia nelle zone colpite dal sisma si torna vivere. Si torna a vedere la bellezza di quei luoghi che nonostante siano stati fortemente provati dalla natura, hanno mantenuto intatti panorami, tradizioni, storia e valori. Aspetti unici che caratterizzano la Regione Marche e che devono, oggi più che mai, essere trasmessi e raccontati. Con questa missione nasce "Narra la Sibilla", un progetto pensato dalla casa editrice indipendente marchigiana Giaconi Editore, in collaborazione con il portale Vivi Le Marche (www.vivilemarche.it) che verrà presentato nella prestigiosa cornice del Salone Internazionale del Libro di Torino venerdì 19 maggio alle 18.30, nello stand della Regione Marche.
Un’escursione ad anello molto suggestiva, da farsi nel periodo con più ore di luce e dal mattino presto, come abbiamo fatto noi. Un’immersione nei Sibillini meno conosciuti e se ci andate d’estate non avrete la folla che incontrerete invece al Lago di Pilato, all’Eremo di San Leonardo o a Castelluccio di Norcia.
C’è qualcosa di ancestrale che riesce a far spostare così tante persone in una fredda notte invernale, che le fa camminare per ore nel buio di una gola che fa rabbrividire al solo sentirne il nome, che le spinge verso un luogo così isolato e distante dalla civiltà.
Mercoledì scorso, dopo diversi giorni carichi di impegni, sarebbe stato il giorno ideale per mettermi davanti al computer e far scorrere le mani sulla tastiera. Avevo una bella storia da raccontarvi. Poi, un nuovo imprevisto e, ancora una volta, ho rimandato. "Stasera - mi sono detta - Dopo cena racconterò la mia esperienza al media tour #RipartidaiSibillini ".
Ma dopo cena non ero più a casa mia, ero in macchina con le coperte e i maglioni presi di fretta.
Padre Pietro, il 'muratore di Dio'. Foto dal Libro 'Lassù sui monti'
Francesco si sta allontanando dal paese di Rubbiano. Sono le 10 di mattina di una fresca giornata estiva. Siamo a circa 1000 metri s.l.m. ed è sempre rigenerante l’aria a questa quota, anche in estate. Anzi, soprattutto in estate quando giù sulla costa l’afa non dà tregua. Ma più Francesco si inoltra verso l’ingresso di quella gola che tutti chiamano Infernaccio e più la temperatura scende. Al punto tale da dover indossare un maglione che fortunatamente aveva con sé nella sua bisaccia.
Quello che lo sta portando in un luogo tanto ameno e isolato è la curiosità. Ciò che la gente racconta in città da ormai un anno lo deve vedere con i suoi occhi. Il giorno prima un abitante di Rubbiano, che lo ha ospitato per la notte come se fosse uno di famiglia, gli raccontò: “E’ proprio così! Arrivò da Montefortino l’anno scorso su di una moto e io lo ospitai a casa mia per la notte. La sua determinazione era chiara, bastava guardarlo negli occhi. Non mi chiese niente, ma sentivo la necessità di aiutarlo e gli diedi quel poco che potei: un tozzo di pane. Il giorno seguente quest’uomo ripartì alla volta dell’antico Monastero di San Leonardo al Volubrio, situato su una balza rocciosa al di sopra della Gola dell’Infernaccio”.
Particolare della cripta di San Lorenzo Vallegrascia. Ph: Nicola Pezzotta
In una bella valletta ai piedi dei Monti Sibillini, nei pressi di Montemonaco, proprio vicino a dove il fosso della Rota si innesta al fiume Aso, si erge una chiesa che costudisce una delle “opere più significative dell’XI secolo”: San Lorenzo in Vallegrascia.
Vagando lungo queste valli, ci si aspetta, magari, una piccola chiesuola di campagna; invece, considerando il contesto in cui ci troviamo, una zona pedemontana oggi quasi disabitata, siamo di fronte ad un edificio imponente. Costruito in mattoni squadrati di arenaria, quello che colpisce è la sua semplicità e linearità. Anche in questo caso, come avviene spesso, la chiesa che oggi ammiriamo è il risultato di diversi rimaneggiamenti avvenuti nei secoli. Originariamente era molto più piccola e intimistica: più corta e ad una sola navata, culminava con l’abside centrale; al di sotto dell’abside una cripta davvero unica, con capitelli di pregevole fattura.
Un viaggio di cinque giorni, dal 12 al 16 ottobre, per sostenere e aiutare le zone colpite dal terremoto. È l'idea del Blog marchigiano I Racconti dello Stomaco e vedrà coinvolti blogger e instagramers delle Marche, e non solo, che si occupano di turismo ed enogastronomia. Nel media tour #RipartidaiSibillini ci saremo anche noi di Con in faccia un po' di sole per vivere e per far vivere attraverso emozioni, racconti, immagini e pensieri i nostri amati Sibillini.
Il fiume Tenna scorre fragoroso tra le strapiombanti pareti calcaree. Il sole non riesce a far arrivare i suoi raggi fin quaggiù. Il rombo dell’acqua che sbatte sulla roccia è assordante ed anche l’animo inizia ad essere in tumulto. Per arrivare qui hai dovuto scendere sempre di più, proprio come se entrassi nell’inferno dantesco. Immagini scritto da qualche parte “…Lasciate ogne speranza, voi ch' intrate.”. Non a caso questo luogo è chiamato da qualche tempo “Infernaccio”. Ti dici "un motivo ci sarà".
Senti l’emozione crescere e non capisci se è angoscia o adrenalina. Forse un miscuglio delle due. Per un attimo credi che l’inquietudine prenda il sopravvento, ma ecco il tuo amico a ridestarti dai tuoi pensieri. Ti dice: “Sono qui dietro di te”, e senti crescere la tua forza interiore.
Vicolo di Montefortino. Sullo sfondo il Monte Priora. | Ph: Nicola Pezzotta
Il più delle volte percorrendo le vie di Montefortino, un piccolo paese ai confini dei Monti Sibillini, si ha la percezione che ci sia ancora molto da scoprire, che quell’insieme di case, palazzi signorili e antiche chiese, costruite attorno alla primitiva fortezza poi distrutta nel 1444, abbiano ancora qualcosa da dire. Pur nella desolazione che purtroppo oggi accomuna la maggior parte dei borghi storici, e ciò vale anche per il nostro, quegli edifici sono la testimonianza dei secoli certamente più vitali di Montefortino, quando il paese, dal XVI alla prima metà del XX secolo, era un brulicare di attività e di mestieri di cui si è persa in gran parte la memoria.