Avventura sui Monti Sibillini: il Sentiero delle Capre o Cengia delle Cerelle

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Finalmente, dopo vari rinvii, troviamo una giornata adatta per affrontare la tanto agognata escursione: il sentiero delle capre o cengia delle cerelle. In realtà questo è un percorso al limite dell’escursionismo. Infatti se non si hanno delle corde e capacità particolari è impossibile affrontarlo.

Nel tratto più critico, siccome è necessario assicurarsi e prestare molta attenzione, perderemo molto tempo nel passaggio, quindi, essendo il nostro gruppo anche molto numeroso (circa 25 persone), la partenza è fissata all’alba.

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Alba su “il Pizzo”, ultima propaggine est del Monte Priora. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

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Alba sulla cima del Monte Sibilla. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Dopo aver viaggiato per le ultime ore della notte ci fermiamo al parcheggio di Valleria, all’imbocco della Gola dell’Infernaccio: sono le 6.30. Neanche ad averlo programmato è il momento perfetto per assistere all’alba su “il Pizzo” ultima propaggine verso est del Monte Priora. Pian piano vediamo anche illuminarsi tutte le altre cime dei monti circostanti, tra cui il Monte Sibilla. Ma guardando in basso vediamo che a noi spetta tutt’altro: la buia e tenebrosa Gola dell’Infernaccio. Quaggiù il sole raramente fa capolino, e l’unico rumore che si sente è il rombo impetuoso dell’acqua.

Data l’ora, tra noi speriamo almeno di fare qualche raro incontro, di quelli che sai rimarranno impressi nel cuore: tutti pensano al lupo. Non siamo tati fortunati in questo caso, probabilmente siamo troppi e facciamo troppa confusione. Ci dobbiamo accontentare di qualche mucca più avanti nel percorso.

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Gola dell’Infernaccio | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

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Circondati da maestosi faggi. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Circondati da maestosi faggi avanziamo lungo il percorso che porta a Capotenna: le sorgenti del Tenna. Lasciamo alla nostra destra la deviazione che porta all’Eremo di San Leonardo consapevoli che, se tutto va come da noi progettato, è da lì che torneremo.

Dopo un’ora e mezza di cammino in leggera salita finalmente ci colpisce il sole con i suoi raggi in tutta la sua grandiosità; poco prima ne avevamo avvertito già la presenza, nell’aria. Ma adesso è tutt’altra cosa!

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Cima Cannafusto e l’alta Val Tenna. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

A neanche un km da Capotenna ci fermiamo sulla destra su di una piccola radura ai lati del sentiero: è ora di prepararsi. Da adesso in poi il percorso inizia a farsi impegnativo. Quindi ci imbrachiamo e frementi di curiosità partiamo alla ricerca del sentiero. Infatti il percorso da ora in poi bisogna quasi inventarlo: sulla carta non è presente e non sempre se ne riconoscono i segni. Ogni tanto perdiamo il tracciato per poi ritrovarlo poco più avanti. Ad ogni passo vediamo la parete del Monte Priora innalzarsi alla nostra destra, ripida ed inviolabile, e alla nostra sinistra il baratro farsi sempre più profondo. Il sentiero si stringe sempre più fino ed è evidente che sia l’unico punto in cui è possibile passare. Ogni tanto si nota un pianoro su cui fermarci e godere del panorama tutti insieme: ci guardiamo indietro e ammiriamo la stupenda valle dell’alto Tenna con la Cima Cannafusto che la racchiude.

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Salita su trace di sentiero. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Proseguendo incontriamo la carcassa di una capra caduta da chissà dove più in alto; si sente qualcuno del nostro gruppo dire: “anche le capre possono sbagliare!”: niente di più vero. Se anche le capre sono in difficoltà nel “sentiero delle capre” noi dovremmo essere ancora più allerta.

Poco dopo arriviamo nel primo punto adrenalinico: un bel tratto esposto dove in un punto bisogna addirittura camminare carponi per passare. Fa un certo effetto attraversarlo, un turbinio di emozioni ci pervade. Personalmente ho dato anche una bella testata alla parete nell’alzarmi da terra, ma avevo il casco fortunatamente! 😉

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Primo tratto adrenalinico del Sentiero delle Capre. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

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Bisogna camminare carponi per passare | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

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Panoramica del primo tratto adrenalinico. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Dopo questo passaggio siamo euforici e attendiamo con impazienza il clou dell’escursione. Ormai ci siamo quasi. Nel percorso di avvicinamento vediamo manifestata la potenza della natura: alberi, anche di dimensioni ragguardevoli, abbarbicati in luoghi così impervi da non riuscire a capire come sia possibile; aggrappati su minuscoli lembi di terra crescono in maniera del tutto innaturale, deformati, contorti. Cosa non si fa per sopravvivere, per resistere. Sono ammirevoli.

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Alberi aggrappati a minuscoli lembi di terra. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

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Sentiero delle Capre. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Eccoci dunque al momento topico. Il cosiddetto “traverso”: una mini-ferrata di una cinquantina di metri a strapiombo sul fiume Tenna e, successivamente, una calata in corda doppia di circa 15 metri. Non fidandoci completamente del cavo presente, allestiamo un’altra corda fissa a cui agganciarci per essere più sicuri. Anzi, più che “allestiamo” dovrei dire allestiscono: infatti se non fossero presenti le nostre impavide e rassicuranti “guide” non saremmo mai riusciti a fare questo percorso.

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Sentiero delle Capre: il “traverso”. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

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Sentiero delle Capre: il “traverso”. Filippo ci infonde sicurezza. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Non resta che aspettare il proprio turno per passare. Sembra non arrivare mai e in effetti il tempo scorre rapido. Ce ne rendiamo conto quando il cielo da completamente sereno com’era passa ad una massa grigia ed indistinta. Quando iniziamo a sentire i tuoni avvicinarsi capiamo che la faccenda si sta facendo molto complicata.

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Sentiero delle Capre: il “traverso”. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

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Cambia il tempo. Vista del Monte Sibilla. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

La luce intorno a noi inizia ad abbassarsi e cerchiamo di velocizzare le operazioni. Quando arriva il mio turno inizia a piovere, prima in modo leggero e poi molto più intensamente. Vi dico la verità: fare quel passaggio con le rocce viscide dovute alla pioggia non è stato proprio il massimo. Controllo bene dove metto i piedi ad ogni passo cercando di schermare tutto quello che sta succedendo attorno a me: infatti oltre alla pioggia forte adesso anche i fulmini sembrano molto più vicini. La discesa in corda doppia è rapidissima: il segreto è stato non guardare quello che avevo sotto di me e seguire comunque le preziose indicazioni dei miei compagni. L’acqua della pioggia, intanto, mi scorre addosso e ruscellando mi entra da tutte le parti. Probabilmente non ho messo bene l’impermeabile.

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Sentiero delle Capre: il “traverso”. Velocizziamo le operazioni sotto il temporale. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Arrivato in un luogo abbastanza sicuro mi sono sganciato e ho fatto posto alla discesa di quello dopo di me. Nel frattempo ho scoperto che ad un nostro amico, per una sventurata fatalità, è precipitato lo zaino di sotto, nel baratro. Lo andranno a riprendere qualche giorno dopo calandosi con le corde per molti metri, ma questa è un’altra storia.

Le temperature, intanto, si sono abbassate e per non farlo gelare uno di noi gli presta qualche indumento per coprirsi. Anche un’altra nostra compagna è coinvolta in una disavventura: è stata colpita al piede da una scarica di rocce staccatesi dalla montagna probabilmente a causa di un fulmine caduto nella parete più in alto sopra le nostre teste. Dopo aver ricevuto una stretta fasciatura, celermente anche se zoppicando, ha guadagnato, insieme a noi, un posto più sicuro dove ripararsi e attendere il resto del gruppo.

Chi è rimasto indietro non si fa attendere molto e finalmente siamo di nuovo tutti uniti, sotto un riparo naturale, ad attendere che il temporale passi. Dopo poco smette di piovere e riprendiamo la strada per le auto: il peggio è passato. Prima di iniziare la parte più facile dell’escursione ci facciamo la nostra classica foto di rito. Soddisfatti e felici di aver superato tali avversità senza pressoché nessun problema di sorta.

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Classica foto di rito post avventura. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

Ripartiamo e tutto ad un tratto si scopre un luogo a noi noto: l’altopiano con l’Eremo di San Leonardo. Ed un sorriso si stampa sui nostri volti illuminandolo perché abbiamo capito che siamo arrivati a destinazione. Anche se mi sono giocato il cellulare, a causa dell’acqua che ha preso durante il temporale, questa escursione la ricorderò sempre con entusiasmo: sono luoghi che solo poche persone hanno avuto il privilegio di vedere e io mi ritengo fortunato ad essere una di quelle.

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Eremo di San Leonardo con sullo sfondo il Monte Zampa. | © Nicola Pezzotta 2012. All rights reserved.

  

Articolo di Nico.

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