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Tra i molti argomenti che suscitano la nostra curiosità e che meritano una dovuta attenzione, vi è senz’altro la presenza dei Templari nelle Marche, i cui segni del loro passaggio sono rintracciabili in alcune chiese del territorio, in particolare nell’entroterra di Ancona. Indichiamo la piccola chiesa di Sant’Ansovino, appartenuta all’ordine fin dalla fine del XII secolo, che conserva nella facciata un fregio in cui è inserita una croce astile con sei palle (probabile riferimento ai sei gradi iniziatici dei Templari), o la chiesa di San Vittore delle Chiuse nei pressi di Genga, con la misteriosa presenza del simbolo dell’infinito scolpito in una delle pareti. Per capire l’origine di un ordine che divenne ben presto una delle più potenti istituzioni monastiche, il libro di Barbara Frale di cui presentiamo di seguito una breve recensione, restituisce con rigore scientifico le tappe significative dei Templari svelandoci misteri e verità dei monaci-guerrieri.
La nostra casa sull'Adriatico Lady Margaret Collier Galletti de Cadilhac Il lavoro editoriale, Ancona 1981
Avete mai pensato come possano apparire ed essere descritti la vita, le abitudini ed i costumi di un italiano se ad osservarli fosse un inglese? Se poi questo italiano vivesse nelle Marche meridionali all’indomani dall’Unità d’Italia? E se l’inglese fosse una nobildonna londinese, elegante, raffinata e molto colta, più della media delle donne del suo paese?
Figlia di un alto magistrato, Miss Margaret Collier incontrò a Roma un aitante ex-ufficiale garibaldino che aveva combattuto a Custoza ed a Mentana, Arturo Galletti, e se ne innamorò perdutamente; un amore subito e pienamente corrisposto. I due si sposarono ed andarono ad abitare nella cappellania di San Venanzo, una ex-proprietà ecclesiastica nel Comune di Torre San Patrizio. Era il 1873.
Pietro Pirri Prem. Stab. Tip. Giuseppe Campi (Foligno) 1914
Questo libricino è, oramai, quasi introvabile. Pietro Pirri, nel lontanto 1914, decise di riportare su carta il "poemetto storico" che ogni pastore, frequentatore delle zone che oggi è il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, conosceva a memoria. L'autore della composizione è proprio di un pastore (poeta) anonimo e la data di realizzazione imprecisata (forse inizi '700). Interessante è anche l'introduzione del Pirri: non solo ci offre uno spaccato della vita pastorale dell'ottocento, ma anche un resoconto storico delle "scaramuccie" tra Visso e Norcia e, riguardo alla Battaglia del Pian Perduto, un confronto tra la realtà dei fatti e il poemetto. Una chicca per appassionati.
L'aratro e la barca Tradizioni picene nella memoria dei superstiti Mario Polia Edizioni Librati 2012
In una società come quella attuale “…tesa a recidere risolutamente il presente e il futuro dal passato”, riprendendo le parole dell’autore, il rischio di perdere per sempre l’immenso patrimonio immateriale costituito da tradizioni, costumi, ritualità, credenze popolari e pratiche magiche, è più che concreto. Da qui nasce l’esigenza di recuperare e conservare un’eredità culturale plurimillenaria identificativa delle nostre radici; un bisogno al quale risponde lo straordinario lavoro di Mario Polia: “L’aratro e la barca”.
Diviso in due volumi, l’opera raccoglie il frutto di una serie di ricerche demo-antropologiche compiute sul territorio piceno, avvalendosi principalmente dello strumento dell’intervista diretta e coinvolgendo gli ultimi superstiti di un mondo, quello rurale e marinaro ascolano, oramai in via di estinzione.
Per chi ama indugiare nel mondo fantastico delle fiabe, questo libro non può mancare nella sua biblioteca personale. E' una raccolta di fiabe e di leggende, espressione di una tradizione narrativa popolare tipicamente orale, ancora oggi viva nel territorio. Lo mostrano taluni racconti, raccolti personalmente dall'autore dalla viva voce di alcuni fabulatori, memoria storica delle nostre tradizioni popolari. L'autore, nel suo lavoro, riprende anche alcune fiabe raccolte in passato da importanti ricercatori e studiosi del folklore marchigiano come Luigi Mannocchi, Antonio Gianandrea, Giovanni Ginobili, per citarne alcuni. Si è reso tuttavia necessario, per le fiabe in questione, un lavoro di traduzione trattandosi principalmente di testi scritti in forma dialettale, una traduzione che il De Signoribus ha effettuato restando il più possibile fedele all'originale, per non perderne l'autentica freschezza.
Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità delle Marche Fabio Filippetti, Elsa Ravaglia Newton & Compton editori s.r.l. (Roma) 2002
Fabio Filippetti e Elsa Ravaglia hanno raccolto le più importanti storie e leggende delle Marche: dalla Traslazione della Santa Casa di Loreto alla scoperta delle Grotte di Frasassi; dalle origini greche di Ancona (Ankon) a quelle romane di Urbisaglia (Urbs Salvia). Ma non solo, ci sono anche le maggiori leggende dei Monti Sibillini e altre storie locali che non conoscevo come Napoleone e il volto della Madonna al Duomo di Ancona o la leggenda del Ponte del Diavolo a Tolentino. Per ogni provincia è dedicata una sezione del libro e all'interno della stessa i racconti sono riportati in ordine alfabetico del paese di cui si parla. Un libro che ogni marchigiano DOC dovrebbe avere nella sua libreria.
Come la "Guida dei Monti Sibillini" del 1983, sempre della stessa casa editrice, per molti miei amici veterani della montagna è stata la guida di riferimento per le loro escursioni, questo libro lo è stata per me, già dalla sua prima edizione del maggio del 1992 (ora siamo alla quarta). Ricordo ancora quando da adolescente ero agli inizi del mio percorso escursionistico e mi avventuravo, con il mio mentore, lungo sentieri a me sconosciuti. Una volta arrivato a casa sua spulciando nella biblioteca sono stato catturato proprio da questo libro. Non so per quanto tempo sono rimasto a leggerlo, e appena tornato a casa ho dovuto comprarlo subito.
Abyssus Sibyllae Michele Sanvico Cromografica Roma s.r.l., Roma 2011
Questo è il primo e l’unico romanzo esistente sulla nostra Sibilla Appenninica. Michele Sanvico ci fa entrare nella leggenda della Sibilla, che, per quanto è antica, sembra quasi perdersi nel tempo. Se vi aspettate un romanzo alla Dan Brown o alla Giorgio Faletti cambiate aria. Questo è un libro difficile, all’inizio. Ma una volta entrati nel linguaggio, si viene rapiti, come rapito è il protagonista dai misteri della Sibilla. Uno stile erudito, non c'è che dire; ricorda per certi versi Umberto Eco. C'è molto in giro, se cercate, sulla Sibilla Appenninica, e nel caso voleste entrare anche voi nel suo fantastico e misterioso mondo, Sanvico vi dà tutte le carte per farlo. I riferimenti sono di testi reali, esistenti. Alcuni li ho letti anch'io e sono affascinanti. Sanvico ci dà la sua visione della leggenda, rendendoci partecipi delle angosce e delle esaltazioni del protagonista durante le sue scoperte. Mi piace sognare mentre leggo ed è proprio quello che mi ha fatto fare questo libro. Che altro dire... leggetelo!
Rugni, speragne e crispigne Fabio Taffetani Fondazione Carima 2005
Le piante spontanee e i loro usi alimentari, officinali, tintori, ecc.., stanno vivendo un periodo di rinnovato e crescente interesse, complice una maggiore sensibilità verso le problematiche ambientali. Molte sono le pubblicazioni in materia. Fra queste si colloca il lavoro di Fabio Taffetani dal titolo fortemente esplicativo: "Rugni, speragne e crispigne". Il libro raccoglie 74 schede informative delle specie spontanee di maggior interesse alimentare. Ogni scheda è accompagnata anche da informazioni sulle modalità di utilizzo in cucina, sugli impieghi come rimedi naturali, sui rituali, spesso curiosi, ripresi dalla tradizione popolare marchigiana. Completano il lavoro delle utili chiavi dicotomiche di riconoscimento per facilitare l'identificazione delle erbe selvatiche raccolte per la loro rosetta basale di foglie.