Castelli sospesi tra sogno e memoria | 1993

castelli pesaro

Coldelce, Genga, Monteviole – Serra di Genga, Ripe

 castelli pesaro

“Vidi per la prima volta la Pieve di Sant’Eracliano nel 1972. La prima sensazione fu di stupore e di ammirazione, perché mai mi sarei immaginato di vedere un edificio così imponente ed armonioso in un luogo tanto solitario”. Le impressioni di Leonardo Moretti, autore del libro “Castelli sospesi tra sogno e memoria. Coldelce, Genga, Monteviole – Serra di Genga, Ripe” (scomparso nel 2009), sono le stesse che proviamo nel leggere le descrizioni, restituite quasi sotto forma di racconti, di queste piccole realtà nella provincia di Pesaro. Il nostro stupore è nel costatare come, da una attenta lettura del territorio, si possa, attraverso una approfondita e rigorosa ricerca d’archivio, restituire l’identità di un luogo quando ben poco resta a rammentarci degli antichi insediamenti. Dove ora vediamo solo erbose o aspre colline sorgevano un tempo antichi castelli, piccoli borghi e nuclei abitativi del tutto scomparsi, salvo rare eccezioni come nel caso della Pieve di Sant’Eracliano a Coldelce, ricostruita nel 1840 e oggi in stato di abbandono. Un territorio spogliato del suo passato che rivive grazie alla lettura del materiale storico rintracciato dallo studioso, tra atti notarili, catasti e visite pastorali. Scopriamo così che a Coldelce, il cui nome deriva da Collis Ilicis, cioè Colle dell’elce per la presenza dell’omonima pianta nota anche con il nome di leccio, a 320 metri s.l.m., vi era nel XIV secolo un nucleo fortificato con varie abitazioni ed annessa casa comunale, e poco distante dal castello sorgeva la primitiva Pieve di Sant’Eracliano, di cui si hanno notizie sin dal 1069. Costituiva un piccolo centro alle dirette dipendenze della vicina Urbino, con un’economia prettamente agricola, basata su coltivazioni cerealicole, pastorizia e boschiva e che poteva contare nella seconda metà dell’Ottocento 254 abitanti. Oggi gran parte del territorio si presenta ricoperto da boschi.

Ripe genga

Stesso destino per i castelli di Genga e di Ripe. Il primo, posto a nord di Coldelce ai confini del territorio urbinate, deve il nome al terreno marnoso detto volgarmente “genga”. Il castello faceva pare dell’attuale comune di Colbordolo che ha dato i natali al padre di Raffaello, Giovanni Santi. Da Genga proveniva invece, derivandone il nome, il nonno del pittore Gerolamo Genga, illustre artista alla corte di Urbino che nel 1548 decise di trascorrere gli ultimi anni della sua carriera nella valle sotto il castello di Genga, comunità di cui si ricordano nel XV secolo ben quattro chiese, ma che si estinse nel 1659 con la soppressione della parrocchia di San Martino. Del secondo, Ripe, ricaviamo che il castello sorgeva su uno sperone di roccia, da cui appunto il nome, e che contava ben 222 abitanti e diverse chiese, tra cui la chiesa di San Marco tutt’oggi esistente, eretta nel 1291 ma interamente restaurata nel 1700, al cui interno si conservano dipinti seicenteschi. Certamente, come afferma l’autore in merito alle sue ricerche su Genga, “ricostruire la storia di un castello scomparso, ormai da più di tre secoli, è stata senza dubbio una stimolante e appassionante avventura” che speriamo possa suscitare anche la nostra curiosità perché non si perda la memoria dei luoghi in cui viviamo.

Castelli sospesi tra sogno e memoria.
Coldelce, Genga, Monteviole – Serra di Genga, Ripe

Leonardo Moretti
Provincia di Pesaro e Urbino, Comune di Colbordolo, 1993, pp. 73

Articolo di Fabiola

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