Fano, Chiesa di San Pietro in Valle. Ph: Fabiola Cogliandro
Percorrendo via Nolfi, uno dei cardini più importanti dell’antica Fanum Fortunae, incontriamo la seicentesca chiesa di San Pietro in Valle, la cui facciata incompleta in laterizio e il portale dalle forme semplici e spoglie, nulla lasciano intuire sulla sfavillante ricchezza decorativa dell’interno. Ci induce invece subito a pensarlo l’identità della committenza, la Congregazione dell’Oratorio dei Padri Filippini fondata a Roma nel 1575, che ha trovato nella figura del nobile fanese Girolamo Gabrielli (1561-1629), primo fondatore e guida della Congregazione a Fano, l’artefice della costruzione dell’edificio nel primo decennio del Seicento. Le chiese filippine, infatti, si caratterizzano per una profusione nell’utilizzo di marmi policromi, in una combinazione di dipinti, affreschi e decorazione plastica e scultorea di cui la nostra non è da meno. Risuonano pertanto ancora vive ed eloquenti le parole dello storico ed abate Luigi Lanzi (gesuita e archeologo originario di Treia in provincia di Macerata) che la definì “galleria di rare pitture” nel suo volume Storia pittorica della Italia edito sul finire del Settecento. Perché certamente rare e prestigiose dovettero esserlo – e lo sono ancora – agli occhi di nobili, prelati e semplici cittadini, oltre gli affreschi che tutt’ora si ammirano, le tele che ornavano gli altari delle cappelle gentilizie realizzate da nomi di primissimo piano nel panorama artistico Sei – Settecentesco, quali Guido Reni, Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino, Simone Cantarini, Giovanni Francesco Guerrieri.
Fano, Chiesa di San Pietro in Valle, interno. Ph: Fabiola Cogliandro
La chiesa, il cui appellativo ‘in valle’ vuol far riferimento probabilmente al vallum romano, ovvero l’antica struttura difensiva innalzata nelle fortificazioni di accampamenti militari (e che assunse poi l’aspetto di una cinta muraria), fu costruita su una precedente chiesa fabbricata nel 778, anch’essa intitolata a San Pietro. Il 6 ottobre del 1607, in seguito alla bolla emanata da Paolo V con la quale viene approvata l’istituzione dei Padri Oratoriani, Girolamo Gabrielli ottiene l’antica chiesa con le case ed i beni annessi, dando inizio nel 1609 alla costruzione dell’edificio affidando i lavori all’architetto Giovanni Battista Cavagna, già noto nel ruolo di Soprintendente della Santa Casa di Loreto nel 1605. Alla morte del Cavagna nel 1613, i lavori proseguirono sotto la direzione di diversi architetti. Per primo intervenne il pesarese Giovanni Branca, in seguito negli anni Venti Giovanni Pazzaglia e infine Girolamo Caccia, che nel 1707 completò la copertura realizzando la cupola su un tamburo ottagonale e il lanternino. I lavori erano però già in parte terminati nel 1616, sebbene la consacrazione della chiesa avvenne qualche anno dopo, nel 1627.
Fano, Chiesa di San Pietro in Valle, Antonio Viviani, Storie di San Pietro. Ph: Fabiola Cogliandro
Entriamo ora all’interno della chiesa, che costituisce una tra le più importanti testimonianze del barocco nelle Marche e non solo, ma che, a causa dei lavori di restauro ancora in corso, non è al momento accessibile al pubblico, salvo fortuite aperture. La navata unica, con copertura con volta a botte, si apre su sei profonde cappelle, tre per lato, intitolate ad alcune delle più influenti personalità del tempo, esponenti delle principali casate nobiliari fanesi: i Gabrielli, gli Alavolini, i Marcolini, i Petrucci e gli Uffreducci. La volta e la controfacciata presentano un ciclo di affreschi con Storie di San Pietro dell’urbinate Antonio Viviani detto il Sordo (Urbino 1560 – 1620), allievo di Federico Barocci. I tre grandi episodi centrali raffiguranti l’Incontro tra San Pietro e San Paolo, la Crocefissione di San Pietro e il Trionfo di San Pietro, sono incorniciati da stucchi dorati realizzati dal plasticatore romano Pietro Solari negli anni 1618 – 1620, al quale si deve gran parte dell’apparato decorativo della chiesa, ad eccezione degli stucchi della cupola eseguiti nella prima metà del Settecento dal bolognese Lauro Buoncompagni. Le sei cappelle e l’altare maggiore accoglievano in origine le tele dei principali artisti attivi sulla scena in quegli anni, di cui si è già accennato pocanzi, ora conservate nella Pinacoteca Civica di Fano, ad eccezione del dipinto del Guercino e di un’opera di Guido Reni. La chiesa doveva quindi presentarsi come un vero e proprio campionario di ciò che l’arte nazionale e marchigiana poteva in quegli anni offrire, quasi una scuola per giovani artisti dove recarsi a studiare e dove, attraverso quei capolavori, poter confrontare le diverse correnti pittoriche che facevano capo, da un lato, ad una linea più puramente classicista, quel era quella di Reni e di Guercino, dall’altro ad una vena più vicina alla poetica caravaggesca con i suoi contrasti di luce ed ombre, assimilata da Giovanni Francesco Guerrieri, pittore originario di Fossombrone.
Fano, Chiesa di San Pietro in Valle, Antonio Viviani, La Crocefissione di San Pietro. Ph: Fabiola Cogliandro
Fano, Chiesa di San Pietro in Valle, Antonio Viviani, L’incontro di San Pietro e San Paolo. Ph: Fabiola Cogliandro
Tra le prime opere realizzate per la Congregazione, ricordiamo le due tele dell’artista bolognese Guido Reni (Bologna 1575-1642): l’Annunciazione (Fano, Pinacoteca Civica) e la Consegna delle Chiavi (Parigi, Musée du Louvre), portate a termine tra il 1621 e il 1626 e destinate rispettivamente alla cappella della famiglia Gabrielli e all’altare maggiore, commissioni richieste quindi dallo stesso Girolamo Gabrielli, promotore e primo ispiratore della costruzione della chiesa. A queste seguirono le opere di Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648), con il Miracolo di San Pietro che risana lo storpio, e di Matteo Loves il quale eseguì il Miracolo della resurrezione di Tabita (1635), entrambe nella Pinacoteca Civica di Fano. Nel 1661 sarà invece la volta di Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) il quale consegnò per la cappella Alavolini il suo San Giovanni Battista alla fonte oggi nel Musée Fabre di Montpellier, cappella che venne in seguito arricchita con due tele del pittore fanese Sebastiano Ceccarini (in sostituzione dei dipinti di Gian Giacomo Pandolfi) raffiguranti la Nascita del Battista e San Giovanni che predica alle Turbe (1782).
Fano, Chiesa di San Pietro in Valle, interno. Ph: Fabiola Cogliandro
Un altro nucleo di opere di assoluto prestigio è costituito dalle tre composizioni realizzate da Giovanni Francesco Guerrieri (Fossombrone 1589 – Pesaro 1657) per la cappella Petrucci, interamente dedicata a San Carlo Borromeo in ricordo del suo passaggio da Fano nel 1564 quando, nei pressi del Ponte Metauro, in prossimità forse della piccola chiesa della Madonna del Ponte ancora esistente, incontrò il nobile Petrucci nei panni di un povero vestito solo di stracci. L’episodio è ricordato in una delle tre tele in cui vi troviamo raffigurato San Carlo Borromeo e il nobile Petrucci in abito di mendico, mentre le altre due rappresentano Il miracolo del bambino nato cieco e La visione di San Carlo Borromeo, opere sempre conservate nella Pinacoteca Civica di Fano.
Guido Reni, Cristo consegna le chiavi a San Pietro, Parigi, Musée du Louvre. Foto dal web
Accanto a questi nomi, altri artisti tra pittori e scultori contribuirono con il loro operato alla magnificenza di San Pietro in Valle, che divenne nel corso dei secoli meta imprescindibile per chiunque avesse voluto visitare la città, anche solo di passaggio, come avvenne per la regina Cristina di Svezia, che, giunta a Pesaro, il 23 maggio del 1657 non volle privarsi di una visita alle chiese di Fano, tra cui San Pietro in Valle. Infine non possiamo non ricordare la figura del fanese abate Domenico Federici (1633-1720), che, dopo una vita spesa in incarichi diplomatici per conto del governo austriaco e ad aver trascorso diversi anni nella Repubblica di Venezia, nel 1681 risolse di tornare a Fano. Entrato a far parte della locale Congregazione dei filippini donò la sua ricca biblioteca all’istituzione dell’Oratorio finanziando la sistemazione e la decorazione della Sala dei Globi (nella quale sono conservati i due bellissimi Globi realizzati alla fine del ‘600 dal geografo Vincenzo Maria Coronelli), il nucleo centrale e ancor oggi perfettamente conservato della Biblioteca Comunale Federiciana, allestita nei locali che ospitavano un tempo gli ambienti dei padri filippini.
Fano, Biblioteca Federiciana, Sala dei Globi. Foto dal wee
Articolo di Fabiola
Bibliografia di riferimento:
G. Volpe (a cura di), La chiesa di San Pietro in Valle a Fano, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, 2013
F. Mariano, Le chiese filippine nelle Marche. Arte e Architettura, Nardini Editore, Fiesole (FI), 1996