La mantica amorosa con l’albume e la festa di San Giovanni

In un fiasco riempito d'acqua, l'albume d'uovo che vi è stato versato dentro ha formato delle curiose velature. E' la mantica amorosa con l'albume

Si sa, gli anni passano e la società cambia.
Un tempo, molto più di quanto accade oggi, le fanciulle in età da marito aspettavano con impazienza il momento del matrimonio, un evento incoraggiato e fortemente desiderato anche dalle famiglie.

 

Nelle campagne marchigiane quelle ragazze che sognavano il matrimonio ma un fidanzato ancora non l’avevano, giocavano ad immaginarlo. Cercavano, ricorrendo a pratiche divinatorie di antica tradizione popolare, di indovinare chi sarebbe stato il loro futuro marito, quale il mestiere svolto e quando il lieto evento si sarebbe verificato.
L’intento era quello di sapere in anticipo come avrebbero vissuto, di capire cosa il destino avesse in serbo per loro.

Queste pratiche divinatorie, tramandate da generazione in generazione, erano note con il nome di mantica amorosa.

 

Cos’era

La mantica amorosa era un’arte declinata al femminile.
Donne erano le destinatarie della predizione, donne coloro che indovinavano.
Consisteva nel prevedere il futuro amoroso di una persona attraverso la lettura e l’interpretazione di segni ed altri indizi premonitori. Un’abilità, quella interpretativa, in mano a donne esperte, in genere le più anziane della casa.

Le forme di mantica amorosa erano tante e diverse tra loro. A volte una stessa mantica poteva presentare caratteri di diversità passando da una comunità all’altra.
Facevano impiego, principalmente, di oggetti d’uso quotidiano nella società di un tempo. Ad esempio potevano essere usate le fave, i chicchi di grano o di granturco, le foglie di fico, le “pianelle” [le ciabatte] oppure le uova.
Proprio quest’ultime, le uova, sono le protagoniste di una mantica amorosa che la mia bisnonna Matilde, nata sul finire dell’Ottocento e vissuta a Sant’Angelo in Pontano, piccolo borgo del maceratese, insegnò alle sue nipoti. Attraverso loro, poi, è giunta a me.

E’ la mantica con le uova e l’acqua.

 

In un fiasco ricolmo d'acqua un albume d'uovo versato la notte prima ha formato delle velature. E' la mantica amorosa con l'albume.

 

 

Nella pratica

Tutto si svolgeva nella notte del 23 giugno, vigilia della festa di San Giovanni Battista.
Le ragazze in età da marito ponevano fuori, all’aperto, un recipiente colmo d’acqua al cui interno avevano versato un albume d’uovo. Il giorno seguente, al mattino, il recipiente veniva delicatamente ritirato ed esaminato. Si osservavano le velature, quelle forme fluttuanti che l’albume, durante la notte, aveva formato nell’acqua e si procedeva alla loro interpretazione.

 

Se a formarsi era il profilo di una “vela”, significava che un matrimonio era alle porte e che prossimo sarebbe stato il distacco della giovane sposa dal nucleo familiare.
La “vela” era un segno di buon auspicio, di buona fortuna. Pronosticava il viaggio, l’allontanamento dal luogo natale. Significava che la giovane donna avrebbe viaggiato, magari andando in sposa ad un giovane di un altro paese o che sarebbe emigrata, in specie durante il periodo delle grandi migrazioni.
Sulla costa la “vela” presagiva un fidanzato marinaio.

Se a formarsi era il profilo di una “zappa”, prossimo sarebbe stato un matrimonio con un contadino.
Un albume a forma di “barca”, invece, pronosticava un matrimonio con un marinaio o con un pescatore della costa Adriatica.
L’”incudine” pronosticava un marito fabbro; “penna e libro” un marito colto.

Se l’albume assumeva una forma grossa come quella di un “palazzo, la giovane donna sarebbe stata fortunata perché il futuro marito sarebbe stato ricco.
Se, al contrario, l’albume d’uovo rimaneva ravvolto su sé stesso, il marito che sarebbe toccato in sorte sarebbe stato povero.
In altre località marchigiane il racchiudersi dell’albume su sé stesso assumeva un significato ben diverso, di buon augurio. Veniva interpretato come un abbraccio e pronosticava un vicino matrimonio.

Se disgraziatamente la forma assunta era quella di una “bara”, allora si preannunciavano avvenimenti infelici e dolorosi.

 

Anche la mamma di Lucilla, originaria di Penna San Giovanni, da giovane praticò la mantica con l’albume.
Mia madre”, così racconta Lucilla, “mi disse di essere rimasta un po’ stupita perché gli era uscita una cosa informe e non riusciva ad attribuirgli un significato. Poi ha sposato mio padre che fa il meccanico e, ridendo, mi diceva sempre: – ci dovevo pensare perché sembrava tutto ferraccio e filamenti –

 

 

Piccola appendice di approfondimento

In alcune località marchigiane la notte deputata alla pratica di questo particolare metodo mantico era la vigilia dell’Ascensione anziché quella della festa di San Giovanni Battista.

Le ricerche antropologiche condotte da Mario Polia hanno mostrato come la mantica amorosa con l’albume fosse una pratica ampiamente diffusa anche in territorio abruzzese.

 

Sopra un tavolo di legno rustico sono raccolte tre uova di gallina. Morbide piume bianche di gallina livornese giacciono al loro fianco.

 

Articolo di Simona Pezzotta

 

FONTI ORALI
I racconti di Rita Ciarlantini, la mia mamma, e di Federica Ciarlantini, preziosi frammenti di memoria familiare.
I ricordi di Lucilla Cervigni che ringrazio per averli condivisi con tutti noi.

BIBLIOGRAFIA
Mario Polia, L’aratro e la barca. Tradizioni picene nella memoria dei superstiti, Edizioni Librati 2012

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