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Monumento a Lauro Rossi in piazza Lauro Rossi a Macerata. Ph: Lucia Paciaroni
Sono passata molte volte per quella piazza, piccolissima, in pieno centro storico. Il noto compositore ed io ci siamo sempre guardati di sfuggita. Lui, immobile, collocato al centro di quella piazzetta nascosta, con il suo busto in bronzo su di un basamento in pietra, ed io tutti i giorni a passargli di fronte con passo veloce.
Non mi ero mai fermata in piazza Lauro Rossi, a Macerata, in quel luogo intitolato al musicista maceratese al quale è dedicato anche il teatro principale della città.
La storia che mi ha portato in quel posto, però, non parte da Lauro Rossi, ma da chi ha realizzato il monumento che lo rappresenta, lo scultore maceratese Carlo Panati.
Lo scorso 28 ottobre, infatti, l’Università degli Studi di Macerata ha organizzato un interessante convegno presso l’antica biblioteca rivolto agli studenti e dedicato proprio alla figura e all’opera di Panati (1850-1935). Sono intervenuti il professore Giuseppe Rivetti, Presidente del Corso di Laurea in Teorie, Culture e Tecniche per il Servizio Sociale, l’archeologa Margherita Corrado e lo scultore Elio Malena.
Terra di passaggio e di confine. Culla di civiltà. Luoghi di prosperità, ma anche teatro di cruenti battaglie. Luoghi di morte e di rinascita. Tutto questo sono i “Piani di Colfiorito”.
Parco Regionale delle Paludi di Colfiorito | Ph: Nicola Pezzotta
Ci troviamo al confine tra le Marche e l’Umbria: una parte è sotto il comune di Serravalle di Chienti (Marche) e l’altra sotto il comune di Foligno (Umbria). Quella che oggi possiamo ammirare è una bellissima serie di altopiani di circa 9.000 ettari complessivi, in parte coltivati, che durante la stagione primaverile si trasforma in una distesa infinita di colori. Non è altro che lo sbocciare dei fiori che tappezzano i campi coltivati e non. Anche per questo motivo è detta la piccola “Castelluccio” (da Castelluccio di Norcia, località molto più nota, situata nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini).
Ci sono luoghi, nelle Marche, in cui assapori ancora il piacere della scoperta. Come un bambino che ha un nuovo giocattolo, così mi sento di fronte a tutto questo. Immergendosi nella lecceta, nei pressi del Lago di Caccamo si possono visitare località che hanno dell'eccezionale. Luoghi rimasti intatti da secoli, millenni. Non è molto agevole raggiungerli, e proprio per questo motivo gli unici segni che si vedono sulla struttura sono quelli che ha lasciato il tempo.
La torre civica in piazza della Libertà a Macerata
Quella che sto per raccontarvi è una storia che ci riporta al 1500, in una piazza di una città, dove non si discuteva ancora di telecamere si, telecamere no, di pedonalizzazione o di parcheggi.
La piazza era un luogo di incontro, un posto dove passeggiare, incontrarsi e parlare. Una piazza dove, allo scoccare di ogni ora, si stava con naso all’insù per ammirare l’orologio realizzato dai fratelli Ranieri, maestri di grande fama.
La famiglia Ranieri, infatti, era molto famosa per l’esecuzione e la lavorazione di orologi meccanici, e ad essa va il merito di aver introdotto in Italia automi semimoventi a decorazione degli orologi civici.
Le abili ed esperte mani di questi maestri orologiai avevano realizzato l’orologio di piazza San Marco a Venezia e quelli di Ferrara, Reggio e della città di cui vi sto parlando, Macerata. Qui, in piazza della Libertà, lo avevano costruito con cinque figure lignee raffiguranti la Madonna col Bambino, i Re Magi ed un Angelo.
Grotta di fronte all'Eremo delle Grotte di Sant'Eustachio in Domora | Ph: Nicola Pezzotta
La prima cosa che mi sono detto appena tornato alla macchina è stata: “Ok, stavolta ho esagerato!”. Dire che ero stanco è riduttivo. Ma tra tutte le fatiche posso affermare di essermi davvero divertito, e poi ho visitato luoghi incantevoli, luoghi che dovete assolutamente conoscere.
Il punto di partenza potete sceglierlo voi visto che è un bell’anello tra San Severino Marche, Camerino e Serrapetrona. Io ho preferito San Severino Marche, perché prediligo fare la discesa alla fine del giro, piuttosto che all’inizio.
Gli alberi hanno uno strano potere su di me. Rimarrei lì, ore e ore a guardarli, senza rendermi conto del tempo che passa. Quando decido di andarmene me ne dolgo, ma so che li ritroverò sempre là dove li ho lasciati. Inverno, primavera, estate, autunno.. sempre là. Forti, sicuri, immobili. Si, immobili, ma vivi.
Non capita spesso di fare i turisti a casa propria, o almeno, a me è capitato tardi, ma non troppo per non recuperare. E così ho iniziato a stare con il naso all’insù, a sbirciare tra i vicoli, a fermarmi davanti ad un palazzo. Ho iniziato a visitare la mia città.
La mia Macerata è timida, la sua bellezza si scopre lentamente, e diventa dirompente subito dopo un viale o oltrepassando un arco. Oppure decidendo di entrare in un palazzo, anch’esso pronto a svelarti sfacciatamente la sua bellezza una volta superato l’ingresso.
Sala dell'Eneide, Palazzo Buonaccorsi, Macerata. Ph: Lucia Paciaroni.
Un palazzo come il settecentesco Buonaccorsi, alle porte del centro storico, proprietà del Comune dal 1967 e sede dell’Accademia di Belle Arti fino al 1997. Oggi ospita il Museo della Carrozza (aperto a dicembre 2009) e la raccolta d’arte antica e moderna.
Particolare del Polittico di Recanati, Pinacoteca Civica di Recanati, Recanati - Lorenzo Lotto, 1508 - fonte: internet
Lorenzo Lotto nasce a Venezia, ma è con le Marche che instaura un legame indissolubile che, nel tempo, gli permette di mettere a punto molti dei suoi migliori capolavori. Un artista tanto tormentato quanto illustre che è diventato poi uno dei maggiori esponenti della pittura Rinascimentale in generale e delle Marche in particolare.
La sua arte è espressione di una pittura del Cinquecento che riflette le inquietudini dell’animo umano identificandolo come un “artista tormentato e profondo conoscitore delle ansie e dei sentimenti dell’uomo”; questo anche per la sua continua ricerca di una stabilità affettiva in realtà mai raggiunta. Il pittore soffre per tutta la vita anche per quel senso di abbandono causato dalla sua città natale e mai colmato; i suoi viaggi nelle Marche sono delle parentesi, dei distacchi temporanei a cui segue il ritorno a Venezia, ma purtroppo ogni volta si rinnova in lui la delusione per la mancanza dei riconoscimenti dovuti e le aspettative disattese. E’ per questo motivo che nel 1552, solo e povero, si trasferisce nella città di Loreto dove decide di farsi “oblato”, una sorta di monaco laico al servizio della Santa Sede.