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Porta Clementina o Porta Marina, la porta nord di Servigliano. || Foto di Simona Pezzotta
Spesso capita che, per distrazione o pigrizia, si diano per scontati luoghi che tanto scontati non sono. L’abitudine di incontrarli nel quotidiano, la vicinanza alla propria dimora, ci porta a sottostimarli, a considerarli erroneamente privi di un qualche interesse, ci porta a trascurarli; fino a quando un giorno non ci accorgiamo di loro ed è come vederli per la prima volta…
Lungo la strada che, attraversando la vallata del fiume Tenna, unisce la costa adriatica ai Monti Sibillini e conduce ad Amandola, la porte est del parco, quasi a metà del percorso, si incontra una graziosa cittadina dalle insolite fattezze: Servigliano.
Se percorrendo quella strada non vi siete ancora mai fermati, allora sarà il caso di farlo!
Grotta di fronte all'Eremo delle Grotte di Sant'Eustachio in Domora | Ph: Nicola Pezzotta
La prima cosa che mi sono detto appena tornato alla macchina è stata: “Ok, stavolta ho esagerato!”. Dire che ero stanco è riduttivo. Ma tra tutte le fatiche posso affermare di essermi davvero divertito, e poi ho visitato luoghi incantevoli, luoghi che dovete assolutamente conoscere.
Il punto di partenza potete sceglierlo voi visto che è un bell’anello tra San Severino Marche, Camerino e Serrapetrona. Io ho preferito San Severino Marche, perché prediligo fare la discesa alla fine del giro, piuttosto che all’inizio.
Vittore, fratello del più famoso Carlo, nasce a Venezia intorno al 1440 e arriva nelle Marche intorno al 1480 scegliendo come propria dimora la città di Fermo tanto da aprire una vera e propria “bottega” in cui prepara opere per committenti importanti ed ordini religiosi che poi spedisce in tutto il territorio circostante, da Sant’Elpidio a Mare a Torre di Palme fino a Ripatransone e da San Severino a Monte San Martino. Nel 1501 riceve l’incarico di dipingere un polittico per la Chiesa di S. Francesco di Osimo che non riesce a portare termine a causa della morte.
Cristo morto sorretto da due angeli. Londra, National Gallery (Polittico di Montefiore dell'Aso smembrato). | fonte: internet
Carlo, fratello maggiore di Vittore Crivelli, nasce a Venezia intorno al 1430/35; la sua vita è stata avvolta nel mistero e dalle notizie raccolte, sembra sia stata anche molto movimentata e non riuscì mai a raggiungere la notorietà sperata. Si formò a Padova nella prestigiosa scuola dei Vivarini e lavorò per alcuni anni a Venezia dove però trovò solo guai, infatti a causa di una relazione clandestina con una donna sposata, nel 1457 fu condannato a 6 mesi di carcere. Dopodiché si rifugiò in Dalmazia dove purtroppo trovò poco lavoro e molti guai; del periodo zaratino infatti non si conoscono opere degne di nota. Sconosciuti sono anche i motivi che lo spinsero dall’altra parte dell’adriatico, approdando in Ancona e di seguito vicino Ascoli Piceno, tantoché le prime opere dell’artista nelle Marche sono il frutto di committenze religiose provenienti appunto dalla città Fermo, come il “Polittico di Massa Fermana” (1468) ed il “Polittico di San Giorgio” (1470) eseguito per la Chiesa di San Giorgio. Testimone del suo soggiorno in Ascoli è il “Polittico di Sant’Emidio” realizzato per il Duomo (1473), un’opera di fondamentale importanza nel percorso artistico del Crivelli per la raffinata finitura pittorica e la elegante decorazione lignea. E’ del 1488 il “Polittico del Duomo di Camerino” poi con l’avvicinarsi della vecchiaia l’artista si sposta in continuazione fra Camerino, Matelica, Fabriano e Pergola; la morte del pittore è invece ascrivibile al 1495 al completamento della “Pala di San Francesco di Fabriano”.
La Piazza della Madonna di Loreto | Ph: Pasqualino Ercolani
Il luogo più visitato delle Marche, che è anche uno dei luoghi di culto più visitati d’Italia, si trova a Loreto: un bell’abitato in cima ad una collina a due passi dal mare, ai confini della provincia di Ancona.
Da qui l’occhio spazia dal Monte Conero a Civitanova Marche, e nelle giornate più terse sono visibili anche le montagne. Però quello che più attira le migliaia di fedeli che ogni anno la visitano non è la sua posizione strategica e invitante, ma quello che il suo centro storico racchiude: il Santuario di Loreto.
Particolare del Polittico di Recanati, Pinacoteca Civica di Recanati, Recanati - Lorenzo Lotto, 1508 - fonte: internet
Lorenzo Lotto nasce a Venezia, ma è con le Marche che instaura un legame indissolubile che, nel tempo, gli permette di mettere a punto molti dei suoi migliori capolavori. Un artista tanto tormentato quanto illustre che è diventato poi uno dei maggiori esponenti della pittura Rinascimentale in generale e delle Marche in particolare.
La sua arte è espressione di una pittura del Cinquecento che riflette le inquietudini dell’animo umano identificandolo come un “artista tormentato e profondo conoscitore delle ansie e dei sentimenti dell’uomo”; questo anche per la sua continua ricerca di una stabilità affettiva in realtà mai raggiunta. Il pittore soffre per tutta la vita anche per quel senso di abbandono causato dalla sua città natale e mai colmato; i suoi viaggi nelle Marche sono delle parentesi, dei distacchi temporanei a cui segue il ritorno a Venezia, ma purtroppo ogni volta si rinnova in lui la delusione per la mancanza dei riconoscimenti dovuti e le aspettative disattese. E’ per questo motivo che nel 1552, solo e povero, si trasferisce nella città di Loreto dove decide di farsi “oblato”, una sorta di monaco laico al servizio della Santa Sede.
"Le case sotto la cascata". Grotta del Petrienno, Poggio Rocchetta, Acquasanta Terme (AP), Marche | Ph: Nicola Pezzotta
Anche quest’anno siamo agli inizi della stagione fredda e io, come ogni anno, vado quasi in letargo. E’ più forte di me.. sono da “climi caldi”. Qualche uscita invernale la faccio pure, ma non ai livelli e al ritmo delle altre tre stagioni. Vi propongo comunque una bella escursione che, a mio avviso, la si può fare anche in inverno, con un bel manto nevoso sotto i piedi e quel silenzio che ovatta ogni singolo rumore che solo la neve sa produrre. Io la feci poco dopo lo scioglimento dell’ultima neve per godere a pieno delle cascate naturali che si incontrano lungo il percorso.
Quando preparai questo giro ero in spasmodica attesa di una giornata decente, meteorologicamente parlando. Alla fine l’occasione arrivò e niente riuscì a fermarmi: ne la mancanza di accompagnatori, ne il cellulare dimenticato a casa. Ok, lo so, non si va da soli in montagna, in luoghi che non si conoscono e tantomeno senza cellulare. Posso dirvi di non seguite assolutamente il mio esempio. Non andate mai da soli in montagna e dite sempre a qualcuno dove vi recate: dovrebbe essere una regola aurea e potrebbe salvarvi la vita.
Ma torniamo a noi. La vostra meta sarà la Grotta del Petrienno, passando per Poggio Rocchetta, Agore e Rocchetta tutte frazioni per lo più disabitate dell’Acquasantano. Non potete perdervi questa fantastica attrazione! Un’immensa grotta al cui interno risiedono delle casupole in pietra grezza, a cui è possibile accedere passando sotto una bella cascata. No, non è un film, è proprio così! E’ fuori dai classici giri che si fanno sulle nostre montagne e situata in una zona non così frequentata come il Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Bosco del Cugnolo, Torre di Palme, Fermo. | fonte: internet
Con un facile quanto breve percorso di circa 2 Km si attraversa il Bosco del Cugnolo, uno dei pochissimi lembi intatti di Macchia Mediterranea di tutto l'Adriatico. Il bosco, circondato da coltivi, ha un'estensione di circa 9 ettari e prende il nome dalla contrada in cui è situato, racchiusa tra il Fosso Cupo e quello del Molinetto. Si tratta di una forma ridotta e degradata di foresta sempreverde o macchia primaria e tale integrità permette di classificarlo appunto come "relitto" ed includerlo nelle Aree Floristiche Protette della Regione.
Su una delle ultime colline prima del mare, c'è una torre da salvare. L'ultima fortificazione rimasta di questo genere. Senza di essa, il paesaggio non sarebbe più lo stesso.
Ci troviamo nella provincia e nel comune di Fermo. Siamo alla fine della località detta Bore di Tenna. Scendendo da questa collina ci troviamo, dopo neanche cinquecento metri, nella frazione di San Marco alle Paludi, con la sua splendida chiesa dell'XI secolo.
Il profilo della torre che si staglia sulla sommità di questa collina è inconfondibile. Anche se non si hanno molte notizie sulla sua storia, negli antichi documenti qualcosa è stato trovato.