Le misteriose Vie Cave degli Etruschi

Via Cava di San Giuseppe

Via Cava di San Giuseppe

Via Cava di San Giuseppe, Pitigliano. Ph: Nicola Pezzotta

Se ti trovi nell’Alta Maremma a girare per paesi e campagne senti subito un’atmosfera particolare, diversa. Non te lo spieghi immediatamente ma c’è qualcosa che ti attrae. Forse è la quiete degli incantevoli borghi o il loro senso di ordine, pulizia e stato di conservazione. La vita sembra girare a misura d’uomo, lo noti negli usi e nei costumi degli abitanti. Se ami godere di un certo tipo di vita ti senti subito a casa.

E’ un’atmosfera che si respira anche in altre parti della Toscana. Sembra che gli abitanti ci tengano molto al proprio territorio, lo curino, a volte anche in maniera minuziosa e maniacale. Questo aspetto non può che saltare subito all’occhio anche al turista occasionale.

Attraversando Sovana, ad esempio, un minuscolo paesino del comune di Sorano, nel grossetano, sono proprio queste le sensazioni che ti pervadono. Anzi queste sono le prime sensazioni; subito dopo, irrazionalmente, vorresti comprarci casa.

L’abitato di Sovana, di quel bel colore marroncino che le da il tufo, è come la vediamo oggi per un motivo particolare. Quando nel 1604 arrivarono i Medici, che riunificarono l’antico regno longobardo, pochissimi erano gli abitanti rimasti. Continue guerre tra paesi vicini e Siena la misero in ginocchio e il paese venne quasi completamente abbandonato. Questo ha fatto sì che l’antico e glorioso passato sia rimasto intatto: nessuno ha praticamente toccato nulla da secoli e tutto si è conservato perfettamente intatto, senza alterazioni. Un sapiente restauro ha fatto il resto.

Sovana

Centro di Sovana. Ph: Nicola Pezzotta

Ma se vogliamo parlare di questo territorio non si può non entrare nel misterioso mondo degli Etruschi. Perché i centri di Sovana, Sorano e Pitigliano sono stati molto importanti tra il VII sec. a. C. fino alla fine della civiltà etrusca. Erano dei borghi quasi inespugnabili collocati al di sopra di speroni tufacei in posizione strategica sia per il controllo del territorio che per il traffico commerciale con la regione appenninica centrale e la zona costiera. Questi tre abitati sono forse tra i pochi di origine etrusca ad aver mantenuto una continuità abitativa fino ai giorni nostri.

Ma studiare il popolo etrusco non è stato per niente facile per gli storici. Sono epoche talmente lontane da noi che non è facile trovare testimonianze del loro vissuto. Più ci allontaniamo da quegli anni e più le nebbie del passato si fanno dense.

Qui non sarà approfondita la storia degli Etruschi ma solo un aspetto che li hanno riguardati nel territorio di cui ci stiamo occupando: le Vie Cave. Quando si parla di Etruschi non si può non raccontare la loro sacralità e il culto della morte, perché sono le testimonianze più evidenti arrivate a noi. E le Vie Cave probabilmente rientrano proprio in questo contesto.

 

Cosa sono le Vie Cave

Le Vie Cave sono brevi percorsi di collegamento o vie di comunicazione tagliate nella roccia tufacea. Un percorso viario artificiale che procede tra due vertiginose pareti di tufo, in alcune casi alte anche 30 metri, che, seguendo un tortuoso procedere, collega i fondovalle con le sommità dei rilievi dove sono collocati i borghi di Sorano, Sovana e Pitigliano. La loro lunghezza può oscillare tra i 300 m al 1500 m.

Via Cava di Poggio Prisca

Via Cava di Poggio Prisca. Ph: Nicola Pezzotta

 

Come sono state realizzate

Gli Etruschi, anche se spesso erano visti dai loro contemporanei come un popolo immorale, forse semplicemente perché avevano una cultura differente, sono stati degli uomini capaci di sfruttare al meglio il territorio che si trovavano davanti. Avevano, infatti, una grande capacità di adattarsi alle situazioni e agli ambienti in cui vivevano. Se guardiamo l’abitato di Tarquinia ad esempio, le tombe erano completamente diverse da quelle che troviamo qui, nell’Alta Maremma. Talmente diverse che si potrebbero pensare realizzate da popoli differenti.

Come mai questa diversità? Nel territorio dell’Alta Maremma c’è un elemento peculiare che ha accompagnato in tutte le sue fasi la vita degli Etruschi: il tufo. Ci troviamo di fronte ad una roccia vulcanica generata da eruzioni datate circa tra un milione e quattrocentomila anni fa dal vulcano situato nell’attuale Lago di Bolsena. Non dobbiamo dimenticare che in quegli anni, l’area era considerata il più grande bacino vulcanico d’Europa e permeata da una fervente attività vulcanica.

Questa roccia è stata subito il protagonista nella vita quotidiana dell’antico popolo. Si tratta di una roccia eterogenea, friabile e molto leggera, quindi facile da modellare e trasportare.

Gli abitanti di 2500 anni fa fecero di questa roccia la ricchezza principale: iniziarono a scavare con facilità le sue viscere per costruirvi abitazioni, ricoveri per animali e naturalmente ambienti funebri per seppellire i propri morti o le vie sacre di comunicazione oggetto di questo approfondimento.

Le Vie Cave non vennero costruite lungo canali naturali di scolo, come può apparire ad un occhio meno esperto, ma sono scavi totalmente artificiali dettati da altri scopi.

La tecnica di scavo si rifà molto al popolo Egizio. Si scavava “nella roccia una serie di fori che poi venivano riempiti con un grossi cunei di legno secco ed infine colmati d’acqua. L’effetto del rigonfiamento del legno faceva saltare un pezzo di roccia e ripetendo l’operazione una infinità di volte, si riuscivano ad ottenere dei grossi tagli che poi venivano levigati e lisciati a colpi di piccone”..

Via Cava di San Giuseppe. Ph: Nicola Pezzotta

Via Cava di San Giuseppe. Ph: Nicola Pezzotta

Al suo interno, ai lati della strada, venivano realizzate delle canalette per espellere l’acqua. La Via Cava, a causa del passaggio continuo di uomini ed animali, ed essendo una roccia facilmente erodibile, aveva continuamente bisogno di manutenzione, continui livellamenti. Proprio per questo motivo oggi abbiamo Vie Cave profonde addirittura 25/30 metri, quando magari al tempo degli Etruschi era solo di un paio di metri.

 

Ipotesi sul loro scopo

Ma a che cosa servivano le Vie Cave? Ancora oggi non gli storici non hanno trovato una soluzione univoca. Sicuramente nel Medioevo vennero utilizzate come vie di comunicazione, ma lo sono state anche al tempo degli Etruschi? Potrebbero essere semplicemente state scavate per abbreviare i percorsi tra un centro e l’altro? Ricordiamo che le originarie Vie Cave non erano così alte e profonde. Quelle che vediamo oggi sono il frutto di una sovrapposizione di più periodi di scavo, necessari per levigare ed aggiustare il piano di calpestio dai problemi di erosione del tufo dovuto al passaggio degli uomini e degli animali (come nella Via Cava di San Rocco o di San Giovanni). Se osserviamo con attenzione le pareti questi diversi periodi di scavo saltano all’occhio. Nella parte alta, infatti, lo scavo è più rifinito e con iscrizioni di epoca etrusca; nella parte mediana si rinvengono iscrizioni di epoca medievale e nella parte più bassa si riconosce il taglio più rude e privo di rifiniture.

E se invece di vie di comunicazione fossero dei percorsi sacri? Se notate attentamente spesso si snodano lungo le necropoli, la zona delle tombe etrusche. Inoltre ricordiamo che la religione, per gli etruschi, era senza ombra di dubbio una componente fondamentale della loro società. E se oltre che un percorso con lo scopo di arrivare alle zone di sepoltura ma fosse essa stessa un’opera sacra? L’elevato numero di simboli ed iscrizioni scolpite ne potrebbero essere l’evidenza. Una scoperta fatta nel 1912 da Francesco Merlini sta facendo pendere l’ago verso questa ipotesi.

In uno scavo all’imbocco della Via Cava di Poggio Felceto venne alla luce un pozzetto sacro (chiamato Favissa) nel quale erano conservati un elevato numero di oggetti ex voto di epoca etrusca. Non si sa il numero esatto perché solo 18 furono acquistati dal Museo Archeologico di Firenze. Degli altri si narra che riempirono molti vasi in una stanza della canonica di Sovana. Nel tempo, visto l’ingombro che recava al parroco, si decise di frantumarli e di utilizzare i pezzetti per farne pavimenti in coccio pesto. Un perdita notevole purtroppo.

La Favissa all’ingresso della Via è sintomo dell’importanza sacrale della Via Cava stessa.

Via Cava di San Sebastiano

Via Cava di San Sebastiano. Ph: Nicola Pezzotta

 

Vie Cave nel Medioevo

Oggi possiamo immaginare, grazie agli studi che sono stati svolti, gli antichi riti che si svolgevano agli albori della civiltà lungo questi percorsi tortuosi nella roccia. Ma nel Medioevo le cose cambiarono. Nessuno si chiede più chi le ha realizzate, quando e perché. Si è persa completamente la memoria storica del luogo. I numerosi, incomprensibili simboli e le antiche tombe di un popolo pagano e misterioso, come tutte le cose che non si riescono a capire, portano ad una sola conclusione: c’è lo zampino del demonio.

Iniziano a formarsi le leggende che si raccontano ancora oggi. Non vanno attraversate di notte perché non si farebbe più ritorno. Oppure la presenza di misteriose apparizioni all’interno della via come mostri, demoni e streghe che danzano o ancora canti e musiche infernali.

Il luogo, quindi, era diventato molto pericoloso. Gli abitanti, vista la necessità di passare in questi percorsi permeati dal maligno si sono dovuti ingegnare in qualche modo. Vennero scolpite delle nicchiette arcuate a distanza di circa 100/150 m l’una dall’altra, affrescate con immagini sacre, che avevano proprio la funzione di proteggere i viandanti durante il loro passaggio. Questi tabernacoli erano detti “madonnine del buon viaggio” o “scacciadiavoli”. Ancora oggi sono visibili anche se le tracce degli affreschi sono quasi completamente scomparsi.

Gli attuali nomi che portano la maggior parte delle Vie Cave sono proprio derivate dall’immagine del Santo nel tabernacolo più importante presente lungo i percorsi.

 

Quante Vie Cave ci sono oggi

Nel territorio tra Sovana, Sorano e Pitigliano ci sono numerose Vie Cave. Molte sono in stato di abbandono, altre quasi dimenticate. Forse solo i locali le conoscono davvero tutte. Mi limiterò a segnalarvi le più importanti e famose.

Via Cava di San Rocco (Sorano). Fino al 1936 è stata l’unica via di comunicazione tra Sorano e Sovana perché soltanto dopo tale anno venne costruito l’attuale ponte sul fiume Lente, che incide le pareti tufacee e divide le due località. In quell’anno venne scavata anche la nuova strada ancora esistente. Nei pressi della Via Cava, sulla sommità del poggio attraversato, si trovano i resti della necropoli etrusca di San Rocco.

Via Cava di San Carlo (Sorano). Una delle Vie Cave più belle e meno conosciute del territorio. Il percorso è ricco di simboli etruschi e medievali.

Via Cava di San Giuseppe (Pitigliano). Prende il nome dall’affresco presente in una nicchia che si trova al termine di un tratto in trincea della Via Cava. L’affresco è stato recentemente ridipinto visto lo stato in cui versava ed è molto importante per i Pitiglianesi. Gli abitanti di Pitigliano sono molto devoti a San Giuseppe. Infatti in terra, nei suoi pressi, è facile trovare lumi accesi, preghiere scritte e dediche religiose. Qui la notte del 19 Marzo si svolge la famosa “Torciata”: è una festa tradizionale in cui un gruppo di persone, partendo proprio dall’edicola di San Giuseppe, portano in spalla una fascina di canne accesa dal fuoco. Arrivati in piazza a Pitigliano danno fuoco all’Invernaccio, un pupazzo fatto di canne. E’ un modo per volersi scrollare l’inverno alle spalle e far posto alla primavera e alla rinascita della natura.

Via Cava di Fratenuti (Pitigliano). E’ una delle Vie Cave più affascinanti, sicuramente nel territorio di Pitigliano. Termina nei pressi di una Chiesa, dove prima era anche presente un monastero. Era utilizzata nel Medioevo dai monaci per attraversare i propri possedimenti (tenute dei frati = Fratenuti).

Vie Cave di Poggio Cani (Pitigliano). Si trovano proprio sotto l’abitato di Pitigliano e portano alla valle del fiume Lente. E’ una via cava che si sdoppia per formare due percorsi quasi paralleli a quote differenti. Sono ancora oggi frequentate per raggiungere gli orti, le grotte e le cantine che si trovano lungo il percorso.

Via Cava di Poggio Cani

Via Cava di Poggio Cani. Ph: Nicola Pezzotta

Via Cava di San Giovanni o del Gradone (Pitigliano). Si colloca all’interno del Museo all’aperto A. Manzi. E’ stata usata dagli abitanti fino al secolo scorso perché era il percorso più breve per raggiungere le aziende agricole ed i vigneti circostanti il borgo. Ancora visibili sul piano di calpestio i segni lasciati dalle impronte degli zoccoli degli animali nel corso degli anni.

Via Cava dell’Annunziata (Pitigliano)

Via Cava della Madonna delle Grazie (Pitigliano)

Via Cava di San Sebastiano (Sovana). Probabilmente è la Via Cava più importante del territorio. Le sue pareti arrivano fino a 25 metri e sono ricche di simboli tra cui un fallo. Alcune tombe nella parte alta sono state riutilizzate dagli eremiti cristiani che cercavano una posizione isolata per realizzare il loro Oratorio. All’interno dell’Oratorio rupestre di epoca medievale sono numerose le iscrizioni e croci tra cui spicca una col simbolo del Golgota: una croce al di sopra di un colle. Nei pressi di questa Via Cava è presente anche la Necropoli di San Sebastiano (III/II sec. a. C.). E’ una necropoli importantissima nel panorama etrusco ed italiano; per la prima volta nella storia l’elemento funebre si trova all’esterno della camera sepolcrale e può avere diverse forme. In questa località troviamo sia le tombe etrusche più arcaiche, dette a Finto Dado (dove nella parete sopra la camera sepolcrale è scolpito un oggetto di forma quadrata a sbalzo) che quelle più recenti come quella a Semidado (costituito da un parallelepipedo che fuoriesce dalla parete su tre lati), a Dado Reale (l’intero parallelepipedo fuoriesce dalla parete rocciosa; è la rappresentazione per eccellenza della casa etrusca dell’aldilà) e ad Edicola (è costituito da un piccolo tempio greco in basso rilievo decorato da figure fitomorfe, zoomorfe e antropomorfe. Anche in questo caso il monumento sovrasta la camera sepolcrale ipogea). Un esempio di Tomba ad Edicola qui presente è la Tomba della Sirena.

Via Cava di Poggio Prisca (Sovana). Una delle Vie Cave meglio conservate, si trova all’interno del Parco Archeologico della Città del Tufo di Sorano insieme alla Via Cava di Poggio Felceto. Al suo interno sono evidenti le numerose nicchie dove erano presenti gli affreschi dei santi. All’inizio della Via Cava è incisa la data 1948 che celebra probabilmente la fine della Seconda Guerra Mondiale. Nei suoi dintorni si possono ammirare le tombe etrusche più belle: Tomba Pola, Tomba Ildebranda (III/II sec. a.C.), Tomba a Lacunari, Tomba del Sileno, Tomba dei Demoni Alati e Tomba del Tifone. Alcune di queste tombe sono ad Edicola come quella dei Demoni Alati, altre sono un’evoluzione di quelle a Dado Reale come la Tomba di Ildebranda che rappresenta il monumento funebre etrusco più importante. Qui la camera sepolcrale sottostante è piuttosto piccola rispetto al monumento funebre esterno. Il tempio venne scolpito direttamente sulla viva roccia tufacea, senza aggiunta di materiali costruttivi estranei, e poi ricoperto da stucchi e colorazioni dalla sgargiante cromaticità. La tomba è così chiamata perché nel 1925 al momento della sua scoperta venne intitolata al personaggio più importante della storia di Sovana: Papa Gregorio VII, al secolo Ildebrando da Soana.

Tomba Ildebranda

Tomba di Ildebranda. Nella parte alta i resti del Tempio scolpito completamente nel tufo. Sotto di esso l’ingresso alla vera tomba etrusca. Ph: Nicola Pezzotta

Via Cava di Poggio Felceto o “il Cavone” (Sovana). Si colloca all’interno del Parco Archeologico Città del Tufo di Sorano insieme alla Via Cava di Poggio Prisca. Ad una certa altezza lungo la Via Cava si vedono numerose camere sepolcrali (VII/VI sec. a.C.) tagliate a metà dalla strada. Quindi la trincea o è posteriore alle tombe (e quindi non è anteriore al V sec. a.C.) oppure inizialmente era molto più piccola ed era utilizzata esclusivamente per arrivare lì e poi ampliata.

Via Cava dei Folonia (Sovana). Anche lungo questa Via Cava troviamo numerose tombe della Necropoli dei Folonia. E’ un percorso molto selvaggio per la rigogliosa crescita del muschio e delle felci dovuto alla grande umidità dovuta alla presenza del Torrente Folonia. Alle pareti, anche qui, numerosi simboli etruschi e medievali.

 

Info utili

Per visitare l’Area Archeologica Città del Tufo di Sorano (che comprende anche la parte delle tombe etrusche di Sovana e la Via Cava di Poggio Prisca) visitare il sito: http://www.leviecave.it.

Per visitare il Museo Archeologico all’Aperto A. Manzi di Pitigliano (dove è compresa la Via Cava del Gradone) visitare il sito: http://www.museidimaremma.it.

Per vedere se stiamo organizzando escursioni nelle Vie Cave visitate la sezione del sito I Nostri Eventi oppure iscriviti alla newsletter per rimanere aggiornato di tutte le nostre iniziative compilando il form qui sotto.

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Bibliografia e Sitografia

Gli Etruschi e le Vie Cave. Storia, simbologia e leggenda. Carlo Rosati e Cesare Moroni. Moroni Editore. 2013.

http://www.tages.eu/via-cava-di-san-rocco/

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