Una passeggiata a Smerillo

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Smerillo immersa nella neve Ph: Nicola Pezzotta

Vidi per la prima volta Smerillo in una gelida giornata invernale. Ero stupita, incuriosita, attratta, e lo sono ancora adesso senza sapere bene il perché, dai luoghi solitari e un po’ sperduti, come questo piccolo borgo il cui nucleo abitativo sorge su un crinale roccioso del Monte Falcone a 800 metri s.l.m. e conta una manciata di abitanti. La mia attrazione continua e il Festival Le Parole della Montagna (il programma di quest’anno lo puoi leggere qui), che qui si svolge da alcuni anni, offre un valido motivo per tornare in simili luoghi ed ammirarli nuovamente. Perché di ammirazione si tratta.

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Parole della Montagna 2013, Smerillo. Ph: Nicola Pezzotta

Una visita a Smerillo riserva significative sorprese, una fra tutte il paesaggio, bellissimo, che racchiude i Monti Sibillini, i Monti della Laga, le vallate dei fiumi Tenna e Aso, estendendosi fino a raggiungere il Monte Conero. Paesaggio certamente solcato in volo dal Falco columbarius, lo Smeriglio, dal quale sembra derivi il nome di Smerillo, rapace che troviamo anche raffigurato nello stemma comunale, inserito al centro, di profilo, in vetta a sei monti.

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Smerillo, veduta panoramica. Ph: Nicola Pezzotta

Le origini del borgo si fanno risalire al XII secolo, quando i primi documenti testimoniano la presenza di organismi difensivi e di alcune costruzioni, solo in parte arrivate fino ai nostri giorni. Sono ancora, infatti, presenti i resti della fortificazione del Castrum smerilli con porzioni di mura di cinta erette sugli speroni della roccia arenaria e una delle due porte che, con le mura difensive, racchiudevano il borgo costituendo le due vie di accesso.

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Smerillo, residuo di muro fortificato del Castello. Ph: Nicola Pezzotta

Si conserva la Porta Nord, splendida cornice attraverso la quale immergerci nel percorso naturalistico che conduce alla seconda particolarità del luogo, l’area fossilifera della ‘Fessa’, una spettacolare frattura rocciosa costituitasi dal distacco di una porzione di roccia dalla parete.  Si è venuta così a creare una spaccatura lunga circa 30 metri, dove si possono osservare la successione stratigrafica di arenarie e conglomerati sabbiosi e numerosi fossili di Ostrea edulis.  Attraversarla è un po’ come trovarsi nel centro della terra tra rocce millenarie!

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Smerillo, area fossilifera della ‘Fessa’. Ph: Nicola Pezzotta

Da circa due anni il percorso si è arricchito di strutture ‘primordiali’ realizzate in legno, una serie di istallazioni progettate dall’artista Margherita Biruschi e realizzate con l’aiuto di Armando Massari, Nazareno Turchi, Nicola Pezzotta e Fabiola Cogliandro nel corso del 2013. Ogni istallazione è legata a tematiche differenti: dalla visione dell’uomo quale essere ‘pensante’ alle riflessioni sul concetto dell’infinito e della creazione del mondo, fino a lasciare andar la mente con la fantasia nel mostro alato che troverete alla fine della Fessa, sebbene poi ognuno lo veda con occhi diversi.

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Smerillo, istallazioni in legno lungo il percorso naturalistico della ‘Fessa’. Ph: Nicola Pezzotta

Chiudiamo questo breve excursus invitandovi a risalire e a tornare nelle vie del borgo per cercare un oggetto davvero unico, piuttosto raro, di origine forse preistorica e legato alla ‘balanofagia’, ovvero alla pratica di mangiare le ghiande o le castagne, risorse alimentari utili non solo per l’uomo ma anche per gli animali. Stiamo parlando del Bacucco, una cesta alta 2-3 metri, realizzata in vimini intrecciati che si trova di solito a ridosso degli alberi e all’interno della quale venivano raccolti i preziosi frutti. Smerillo può vantarne uno eseguito secondo le antiche tecniche dalla maestria di ArmandoMassari. Buona ricerca!

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Smerillo, sulla sinistra la cesta in vimini denominata ‘Bacucco’. Ph: Nicola Pezzotta

 

Bibliografia

A. Di Renzo, A. Tossici, Smerillo. Aspetti naturalistici e botanici di un territorio, Litoemme editrice, 2013;

L. Ciotti, V. Laudadio (a cura di), La comunità di Smerillo nelle fonti archivistiche, Il Segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano 2004

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