Expo Milano 2015: la nostra classifica

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Expo 1

Padiglione Zero

Alla fine, prima della sua chiusura, anche una parte del nostro team è riuscita ad andare all’Expo 2015 di Milano.

Sono del parere che, indipendentemente da tutto quello che è successo prima dell’inizio di questo evento internazionale e da ciò che si vuol pensare del nostro paese, vedere un’esposizione universale è una cosa che non capita tutti i giorni. Poi in Italia! E’ un’occasione da prendere al volo.

Quella che abbiamo stilato qui sotto è una nostra personalissima classifica dei padiglioni che siamo riusciti a vedere in una giornata e mezza.

Vorrei, inoltre, premettere un’altra cosa. Probabilmente non abbiamo visto la Fiera al suo massimo splendore a causa di una delle giornate peggiori, meteorologicamente parlando: il tempo è stato davvero inclemente scaricando su di noi tutto quello che aveva. Nonostante le zone coperte e gli ombrelli, ci siamo ritrovati completamente fradici più volte nell’arco della giornata.

Comunque sia, tra temporali e tempeste di vento impetuose, siamo entrati in 12 padiglioni.

Nella sera prima della visita clou all’Expo, utilizzando il biglietto ridotto e siamo riuscita a vedere, oltre a qualche padiglione, lo spettacolo notturno, molto suggestivo, dell’accensione dell’Albero della Vita.

 

1. Padiglione 0 (racconta Nico)

Entrando dall’entrata della Stazione/Metro è il primo padiglione che incontriamo davanti a noi. Sarà per il fatto di essere appena entrati e di essere emozionati, ma subito ci colpisce e cattura l’allestimento e il concept: un viaggio nella storia dell’alimentazione.

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Padiglione 0

Si parte da una specie di biblioteca dove sono raccolte tutte le tradizioni e le conoscenze dell’umanità e attraverso diverse sale, tra cui quella dei semi e quella degli utensili utilizzati in agricoltura, si arriva a mostrare come l’industrializzazione ha trasformato i nostri bisogni (la sala con la montagna di cibo sprecato è significativa).

Ma per l’uomo c’è ancora speranza, infatti alla fine del padiglione possiamo vedere quelle agricolture che resistono, in diverse parti del mondo, e che, grazie al lavoro infaticabile di chi crede nei propri sogni, sono diventate un esempio da seguire.

 

2. Padiglione Unione Europea (racconta Nico)

Scienza e natura, tradizione e innovazione, possono coesistere? Sì, possono e devono coesistere. Proprio questo è il tema centrale del padiglione UE e viene affrontato nel modo più genuino che ci possa essere: il cortometraggio animato. Infatti un “cartone animato”, se ben fatto, arriva al cuore delle persone.

Dai, siamo onesti, se ci è piaciuto e ci ha emozionato è perché in fondo siamo ancora bambini. E su di me non avevo nessun dubbio!

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Padiglione UE

La storia è davvero carina e coinvolgente. Il padiglione stesso è stato creato appositamente per sentirsi parte della storia e farcela vivere come se fosse reale. Ma la qualità del cortometraggio “la spiga d’oro” è indiscutibile, infatti è anche candidato all’Oscar 2015 nella categoria “corto animato”.

Alla fine del film una sala con tanti schermi interattivi utili per approfondire i temi del racconto fanno la gioia dei più piccoli (ma anche dei più grandi!).

Consigliatissimo!

 

3. Padiglione Regno Unito (racconta Muscosa)

Uno dei miei padiglioni preferiti, mirabile fusione tra natura e tecnologia. Un percorso emozionale ed esperienziale.

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Padiglione Regno Unito

Dopo aver attraversato un piccolo frutteto e superato dei pannelli in legno sui quali, sbirciando attraverso piccole fessure come in un casto gioco voyeuristico, alcune immagini spiegano la ricerca e la tecnologica alla base del progetto britannico, si giunge in un vero prato di fiori spontanei. Posto in posizione più alta rispetto alla via, tale da lasciare soltanto alla vista libertà di vagare tra le varie specie fiorifere, il prato si sviluppa come un piccolo labirinto. Un piacevole suono naturale di fondo spinge la mente in campagne lontane. A quel punto la magia si compie. Come d’incanto si diventa api, api ronzanti nella quotidiana ricerca dei fiori più ricchi di polline, tra fili d’erba, farfalle e variopinti colori. E quando il corpo sarà giallo di polline, non resterà altro che fare ritorno all’alveare.

L’alveare è un groviglio d’acciaio, un fitto e grande intreccio sferico che, ispirato alla forma del favo, traspira, ronza e pulsa, grazie ad un collegamento con un vero alveare presente nel Regno Unito. Il movimento di quelle vere api all’interno del favo, infatti, provoca l’accensione e lo spegnimento dei numerosi led che rivestono l’interno della sfera, illuminando così in vario modo il cuore dell’alveare. Un cuore vivo dunque, che pulsa nel buio della notte.

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Padiglione Regno Unito

Si resta così, in ammirato silenzio, con il naso all’insù all’interno dell’alveare, affascinati da tanto spettacolo.

 

4. Padiglione Nepal (racconta Nico)

Tutti ricordiamo il tremendo terremoto avvenuto in Nepal proprio quest’anno. E io ricordo anche chiaramente la difficoltà nel terminare il padiglione per l’Expo: giustamente avevano altre cose per la testa in quel periodo.

Alla fine, però, ce l’hanno fatta soprattutto perché l’Expo era una vetrina troppo importante da perdere, e in questo momento di difficoltà bisogna approfittare di occasioni soprattutto per non far dimenticare cosa è accaduto. Così, all’entrata del padiglione (“tempio”) troviamo una raccolta fondi che servirà per la ricostruzione del dopo terremoto.

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Padiglione Nepal

Il “tempio” mi sembra ben fatto e devo dire che probabilmente è il padiglione che più di tutti ti fa sentire di essere veramente sul posto: in questo caso all’interno di un luogo di preghiera buddista.

 

5. Padiglione Austria (racconta Nico)

Questo padiglione mi ha emozionato nella sua semplicità. All’interno delle sue 4 pareti è stato ricostruito un vero bosco, tipico delle Alpi, e camminando lungo le passerelle, tra le fronde degli alberi, si possono scorgere messaggi esplicativi. Nelle giornate calde e afose, il padiglione mantiene una temperatura gradevole proprio grazie all’azione rinfrescante degli alberi che crea un microclima tutto suo.

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Padiglione Austria

Sulle pareti e sui “binocoli” vengono spiegati i benefici che la natura e l’aria pulita ha sull’uomo e nel bar posto all’interno del padiglione potete assaggiare una fetta di strudel o di torta sacher (affrettatevi perché è la più ambita. Quando siamo andati noi nel mezzo del pomeriggio era già terminata). 

 

6. Padiglione Marocco (racconta Fabiola)

Il padiglione esternamente ricorda una cittadella fortificata nel deserto e per entrarvi troverete spesso una lunga fila, ma ne vale sicuramente la pena. Il paese è, infatti, ben rappresentato ed è davvero piacevole passeggiare nelle sale e scoprire i prodotti tipici e le caratteristiche del Marocco.

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Padiglione Marocco

L’esposizione è scenografica, molto curata ed attenta nei dettagli, con soluzioni anche divertenti come la riproduzione del fondale marino grazie a delle alghe giganti, tra le quali potete camminare ed ascoltare i suoni del mare, o la restituzione del clima desertico nell’allestimento di una sala per mezzo di ventole che irradiano aria calda.

 

7. Cluster del Caffè (racconta Muscosa)

La nostra giornata all’Esposizione Universale non è stata di certo una delle migliori: vento, pioggia, freddo; in pratica un inatteso assaggio climatico di un fine autunno, di un principio d’inverno.

Il bisogno di avere tra le mani una tazza di un buon caffè caldo si è fatto ben presto impellente, spingendoci istintivamente verso il Cluster del Caffè. Mai scelta si è rivelata più azzeccata! Proprio nell’istante del nostro arrivo, nello spazio riservato al Guatemala, si svolgeva una degustazione di caffè. E che caffè! Profumo delicato, ricco aroma, gradevolmente amaro. Ci ha ridato nuova vita! Nessuna sorpresa, però. Il Guatemala, grazie alla combinazione di fattori diversi (altitudine, cicli di pioggia, particolari microclimi), è considerato uno dei migliori produttori di caffè, noto proprio per l’eccellenza della qualità.

Finalmente corroborati, ci dirigiamo in esplorazione del Cluster. Diviso in quattro aree tematiche, il Cluster del Caffè consente di fare un vero e proprio viaggio, di ripercorrere il cammino che porta un chicco a divenire una delle bevande più diffuse e consumate al mondo. Vale proprio la pena spendere un po’ di tempo per visitare il Cluster, specie se amate alla follia il caffè. Scegliete voi il modo migliore, quello più congeniale: in maniera autonoma con l’ausilio o non delle audioguide oppure con una visita guidata, tradizionale o in Digital Tour.

Tutte le info: expo2015.illy.com

 

8. Padiglione Emirati Arabi Uniti (racconta Nico)

Quella degli Emirati Arabi Uniti è stata la fila più lunga che abbiamo fatto in questi giorni all’Expo: 1 ora. Ci direte “vi è andata di lusso!”. Sì, perché ci siamo fatti scoraggiare dalla solita e infinita fila del Padiglione del Giappone (anche se dicono valga la pena di vedere).

Non ci facciamo intimorire dall’addetta che all’ingresso ci dice che ci sono 2 ore di fila per entrare e ci accodiamo anche noi. Dopo un’ora siamo “dentro”: in realtà dopo l’ingresso si passa in una gola tra le dune del deserto che sembrano proprio reali se non fosse per la pioggia scrosciante che ci cade addosso.

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Padiglione Emirati Arabi Uniti

Arrivati al centro, la “gola” si apre e lascia spazio ad una costruzione dorata cilindrica che scopriremo essere un cinema. Dentro ci viene mostrato un video in HD su uno schermo a 180° davvero notevole e poi un video/ologramma interattivo. Si vede che vogliono stupire e far capire la potenza economica del loro paese.

All’uscita siamo rimasti un po’ delusi di trovare chiuse le sale al 1° piano dove dovrebbe essere spiegata la cultura e le tradizioni degli Emirati Arabi.

 

9. Cascina Triulza (racconta Muscosa)

Se ad un punto della vostra giornata esplorativa sentirete di averne abbastanza delle affollate file, del continuo e frenetico spostarsi da un padiglione ad un altro; se sentirete il bisogno di una pausa per riordinare le idee, dirigetevi verso la Cascina Triulza, un’oasi nel caotico viavai del Decumano.

La Cascina Triulza è un complesso strutturale già preesistente all’interno del sito espositivo, opportunamente ristrutturato per tale occasione. Si tratta di un’antica e tradizionale costruzione rurale, rappresentativa del paesaggio agricolo e del patrimonio storico lombardo.

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Cascina Triulza

Grazie ad una ricca varietà di spazi, essa è divenuta il centro di numerose attività e servizi. E’ mercato, con uno spazio riservato ai piccoli produttori ed alle organizzazioni. E’ un’area espositiva, punto d’incontro di numerose idee, iniziative, progetti, mostre. E’ workshop ed area convegni, per approfondire il tema del cibo in ogni suo aspetto. E’ laboratorio per grandi e piccini. Quest’ultimi ad esempio potranno sperimentare la mungitura di una “mucca didattica”, mentre tutti potranno assistere alla lavorazione di uno dei formaggi più conosciuti d’Italia: il Grana Padano. All’interno della Cascina Triulza, infatti, è stato allestito un vero e proprio caseificio che ogni giorno, grazie alle sapienti mani di due maestri casari, produce due forme di Grana Padano; per il piacere degli occhi e della gola.

Per conoscere tutti gli eventi in programma vi consiglio il link cascina.fondazionetriulza.org

 

10. Padiglione Ecuador (racconta Fabiola)

Dobbiamo dire la verità, qui siamo entrati quasi per caso, attirati dai colori sgargianti del padiglione e perché si trovava proprio a due passi da noi! Tutto sommato, nonostante l’estrema semplicità dell’allestimento interno, il messaggio di un paese che vuol farsi conoscere ed apprezzare per le sue bellezze naturali e le sue tipicità, arriva al pubblico.

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Padiglione Ecuador

Potrete compiere un salto nel sud America grazie alle guide che vi illustreranno le caratteristiche dell’Equador mostrando i video delle quattro regioni in cui è diviso (la Sierra, la Costa, l’Oriente e le isole Galapagos), e illustrando i prodotti e le tradizioni locali.

 

11. Padiglione Svizzera (racconta Nico)

Ero molto curioso di entrare nel padiglione della Svizzera per vedere quanti e quali prodotti erano rimasti nelle torri. Infatti dovete sapere che le torri erano piene di materiale gratuito (acqua, sale, mele e caffè) a disposizione dei visitatori e man mano che questi ne prendevano la torre si svuotava. E’ una metafora su come si comportano i cittadini in rapporto ai consumi.

Da quanto avevo potuto capire le torri si erano già svuotate al nostro arrivo all’Expo, ma non abbiamo potuto vederlo con i nostri occhi perché per entrare bisognava prendere un biglietto al padiglione con l’orario per la visita e prima delle 19 non c’era modo di entrare. Abbiamo dovuto rinunciare a malincuore.

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Padiglione Svizzera

Quello che però abbiamo visto è stato il plastico molto particolare delle Alpi svizzere: tutto un sistema di canalizzazioni, attivabili dall’utente, permette di far piovere proprio sopra le montagne e di vedere come quest’acqua sia convogliata nei bacini e poi nei fiumi principali che sfociano in tutta Europa. Molto carino.  

 

12. Padiglione Brasile (racconta Fabiola)

Tra i più gettonati per via della rete esterna che si deve attraversare per entrare nel padiglione, alla fine l’abbiamo percorsa anche noi ma sotto un vero e proprio diluvio universale, circostanza che ha facilitato di molto il nostro ingresso perché, per via della pioggia battente, non abbiamo trovato alcuna fila! Il bello comunque è tutto lì, ovvero nel molleggiare saltellando sulla rete.

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Padiglione Brasile

L’interno è spoglio e molto didascalico, una serie di schermi proietta dati e statistiche sugli aspetti naturali del Brasile e su come migliorare la produzione del paese. Se avete del tempo però il piano terra è animato da un bar dove poter gustare bevande e cocktails!

 

13. Padiglione Italia (racconta Fabiola)

Se proprio dovete fare una lunga fila per un padiglione, e purtroppo prima o poi succederà, bene, non fatela per l’Italia. Sembrerà strano perché ci si aspetta molto dal paese che ci rappresenta, ma, a dispetto della struttura, che architettonicamente parlando non è poi così male, le sale interne e la presentazione dei contenuti sono una completa delusione.

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Padiglione Italia

Passando per una stanza oscura di cui non ho ben compreso il significato, si attraversano quattro o cinque sale dove sono proiettate immagini dell’Italia, poi riflesse negli specchi delle pareti e del pavimento, una scelta, quella delle immagini riflesse, che già sembra un tantino attardata e sorpassata. Continuando il percorso, e non sveliamo tutto per non togliervi il gusto di quello che vedrete, altre scelte lasciano perplessi e ci si chiede: ‘ma il design, le moderne tecnologie, o anche solo un po’ di buon gusto, dove sono?’.

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Padiglione Italia

 

14. Padiglione Turkmenistan (racconta Nico)

Vi chiederete come ci siamo finiti in Turkmenistan. E’ stato un puro caso, perché stavamo guardandoci attorno tra la pioggia incessante e abbiamo visto un padiglione senza fila. Ci siamo subito infilati dentro!

Di questo paese avevo letto già qualcosa, che era governata da una dittatura fondata sulla personalità del capo supremo (e lo vediamo già nella gigantografia all’entrata). Questo dittatore, scomparso da qualche anno, ha creato un paese molto chiuso in se stesso, anche se grazie alle grandi risorse energetiche (gas e petrolio) sta diventando ricco molto in fretta.

Il fantomatico video in 5D tanto pubblicizzato non è altro che una sfera composta da 5 schermi televisivi curvi in cui vengono proiettate immagini della televisione di Stato.

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Padiglione Turkmenistan

Per il resto è come trovarsi in un centro commerciale degli anni ’70 in fase decadente. Le pareti sono costellate di vetrine dove poter ammirare i prodotti del paese: dalle taniche di benzina e detersivo per i piatti alle bambole vestite con i costumi tipici del Turkmenistan (la cosa più bella delle vetrine). 

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