Monti Sibillini: un’escursione insolita, per esperti, sul Monte Bove

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 Il Monte Bove Nord dalla Val di Panico.

Un’escursione ad anello molto suggestiva, da farsi nel periodo con più ore di luce e dal mattino presto, come abbiamo fatto noi. Un’immersione nei Sibillini meno conosciuti e se ci andate d’estate non avrete la folla che incontrerete invece al Lago di Pilato, all’Eremo di San Leonardo o a Castelluccio di Norcia.

Dalla frazione di Calcara di Ussita si inizia a salire la bella e dimenticata Val di Panico sul sentiero che attraversa il bosco de “La Bandita” alle pendici dello scoglio roccioso del Monte Bove Nord. La parete nord di questa montagna dalla vetta di 2112 metri precipita per circa 700 metri e scalarla è ambizione di molti alpinisti, anche se oggi un’impresa impossibile. Non dal punto di vista tecnico, ma regolamentare. Infatti da anni, cioè da quando è stato introdotto il camoscio appenninico in quest’area, c’è un acceso battito sul vietare o no le scalate per proteggere questo prezioso e raro ungulato.

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Appena fuori dal bosco, girandovi alle vostre spalle, avrete tutta la montagna sopra di voi e il bosco a fare da basamento. Un’immagine che non si dimentica facilmente, soprattutto dopo l’alba.

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 Il Monte Bove Nord dalla Val di Panico.

Salendo per raggiungere la Forcella della Neve o Forca della Cervara andrete ad ammirare una perfetta valle glaciale, anzi 3 incastonate tra di loro!

“Le morfologie glaciali della valle sono costituite da una serie di circhi ben identificabili: uno che scende dal Pizzo Berro, l’altro da Forca della Cervara, un terzo dalla Sella di Val di Bove. Pur simili, essi presentano talune peculiarità: il primo è asimmetrico con la spalla ovest molto più bassa di quella est. Data l’esposizione è quello che forse ha risentito meno dell’azione glaciale anche se presenta il tipico fondovalle ad U, relativamente pianeggiante al quale segue un gradino in roccia prima di confluire nella Val di Panico propriamente detta. Il secondo è più caratteristico: simmetrico con pareti pressoché verticali che lo delimitano e con abbondante detrito alla base; interessanti, oltre al tipico profilo ad U, sono anche la contropendenza che esso presenta proprio al centro nonché la soglia rocciosa che la limita. Sul fondo si possono osservare numerose depressioni imbutiformi nel detrito o doline, nelle quali si manifesta soprattutto la corrosione favorita dalla neve che vi si accumula. Esso confluisce nel terzo circo con un salto di roccia. Quest’ultimo è il maggiore dei tre, anche se ha una forma non tipica e si presenta come una conca disimmetrica orientata verso nord. Gli ultimi due circhi proseguono entro una valle ad U, nella quale si confondono i vecchi depositi glaciali (morene) in senso stretto con le falde detritiche più recenti”.

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 L’alta Val di Panico.

La Forcella della Neve è una delle creste più affilate dei Sibillini e seguendo il suo filo si può scegliere di andare al Pizzo Berro, e alla sua paretina attrezzata (la ferratina), oppure verso il Monte Bove Sud. Stavolta ci si dirige verso il Bove Sud fino alla vetta e tra un fiorire di Genziane maggiori si arriva all’osceno casotto in cemento armato posizionato proprio in vetta. Era l’arrivo di una funivia mai utilizzata.

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Forcella della Neve o Forca della Cervara.

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Dalla Forca della Cervara verso il Monte Bove Sud, girandosi alle spalle a guardare il Pizzo Berro.

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Genziane maggiori sulla salita verso il Monte Bove Sud.

“I nostri Appennini non sono e non saranno mai le Alpi, per tante e più o meno ovvie ragioni. Tutti sappiamo che i periodi di innevamento sulle nostre montagne sono limitati a due, tre mesi dell’anno e che, con maggiore frequenza negli ultimi tempi, capitano sovente annate con pochissima neve. Qualora si calcolasse il numero di giornate-annue, in cui gli impianti esistenti sono aperti e funzionanti, risulterebbe evidente la difficoltà di ammortizzare le ingenti spese necessarie per l’installazione, manutenzione e gestione degli impianti: che infatti sopravvivono solo grazie a contributi pubblici. […] Chi avesse una conoscenza anche solo superficiale della conformazione di queste montagne non comprenderebbe mai come sia venuto in mente a qualcuno di prevedere impianti su alcuni dei luoghi più valangosi. [Un esempio] lo dimostra la funivia del Bove, come dimostra il fatto che solo dopo la sua costruzione ci si è resi conto che non poteva essere utilizzata in inverno a causa del vento e delle pessime condizioni climatiche che si registrano puntualmente in quota, ma anche per la particolare conformazione del terreno”.

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La funivia in degrado sulla vetta del Bove Sud. 

La via delle creste Monte Bove Sud – Monte Bove Nord – Croce di Monte Bove si percorre in velocità e relax godendo del paesaggio, ma attenzione alla segnaletica. In alcuni periodi della stagione non si può salire sul Monte Bove Nord e in altri periodi alla Croce di Monte Bove.

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Panorama dalle creste.

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Panorama dalla cresta: Croce di Monte Bove.

Qualsiasi sia la stagione però sicuramente potrete arrivare alla selletta tra Monte Bove Nord e Croce di Monte Bove. Lì affacciandovi verso nord est, prima di scendere sul sentiero n° 270 che porta alla Valle di Bove, li potrete vedere. Chi? I camosci appenninici! Mi raccomando guardateli, ma non avvicinatevi e non disturbateli!

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 Camosci appenninici. Foto di Lucia Paciaroni.

Da qui a Calcara vi rimane solo la discesa all’interno della Val di Bove. Una discesa a tratti ripida e su detriti, quindi armatevi di pazienza.

Tornerete alla vostra auto stanchi, ma veramente appagati ne sono sicuro.

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Nella Val di Bove lungo la via verso Calcara.

 

Bibliografia:

“Escursioni nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini” a cura di M. Zanetti e V. Toniello, CIERRE Edizioni, Verona,  2003.

“Sibillini – storia di un parco” a cura di Marcello Nardoni, Società Editrice Ricerche, Ascoli Piceno, 1999.

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