Santa Maria in Pantano di Montegallo tra passato e presente

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Fig. 1 Chiesa di Santa Maria in Pantano, Montegallo (AP), prima degli eventi sismici del 2016. Ph: Nicola Pezzotta

Ne avevo sempre sentito parlare, almeno, da quando, qualche anno fa, mi ritrovai per lavoro a frequentare l’area dei Sibillini. Ed era come venire a conoscenza di una piccola leggenda. Mi raccontavano di una chiesa solitaria, dalle antiche origini, raggiungibile solo a piedi, quasi nascosta tra i Monti Sibillini e inserita lungo il percorso di un remoto tracciato, battuto nei secoli da pastori, mietitori e pellegrini. Una chiesa con all’interno un ciclo di affreschi del Seicento, ben noto agli studiosi e agli appassionati soprattutto per via delle Sibille che vi erano dipinte, figure mitiche che alimentano le leggende di questi luoghi da tempi immemori e alla cui presenza si deve la denominazione della chiesa Santa Maria in Pantano, nota anche come Santa Maria delle Sibille. Sarebbe stato bello poter essere entrati in quella chiesa, vista solo da fuori nel corso di una escursione, un’unica occasione per ammirarla dall’esterno silenziosa e “romita […] in un erboso pianoro con vista panoramica che spazia per tre quarti di campo dagli Appennini al mare Adriatico”, per ricordarla con le parole di Giuseppe Crocetti (Crocetti 1995, p. 243).

Come è noto, gli eventi sismici del 2016 hanno causato la perdita quasi totale della chiesa, crollata in diverse sue parti a seguito delle ripetute scosse che si sono succedete a partire dal 24 agosto. In molti ci siamo chiesti se, nonostante l’imprevedibilità delle scosse, si potesse mettere in sicurezza l’edificio, se un intervento tempestivo avesse forse potuto contenere i crolli. Ma non lo sapremo mai e di certo resta il rammarico di sentirci in qualche modo impotenti. Sebbene irrimediabilmente compromessa nella sua interezza, voglio ricordare Santa Maria in Pantano in questo breve articolo, per mostrarla a chi non ha avuto la possibilità di vederla e ricordare l’importante ciclo di affreschi che solo poco tempo fa ne ornava l’interno.  

La chiesa sorge nel territorio di Montegallo, a ridosso del Monte Torrone nel massiccio del Monte Vettore, che con i suoi 2476 m. s.l.m. è la cima più alta della catena dei Monti Sibillini, e deriva il toponimo in Pantano dalla particolarità del terreno dell’area circostante, che in alcuni periodi dell’anno è percorso da numerosi rivoli d’acqua. Non lontano dall’edificio si trova una fonte, chiamata in passato “Sorgente Santa” e frequentata da tutti coloro che per motivi religiosi o legati alla transumanza, si trovavano a dover attraversare quel percorso, sostando nella chiesa e trovando ristoro presso la fonte. Quella strada era anche detta “Strada del grano”  o “Via Francisca” perché i mietitori e i pellegrini che dalla Valle del Tenna e dell’Aso volevano  raggiungere la Salaria dovevano passare dal valico di Santa Maria in Pantano.

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Fig. 2 Sentiero dei mietitori, Montegallo (AP). Ph: Nicola Pezzotta.

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Fig. 3 “Sorgente santa”, Montegallo (AP). Ph: Nicola Pezzotta

Da qui l’importanza della sua fondazione in una valle percorsa in passato dai pastori con i loro greggi e dai fedeli, che si recavano nei luoghi di culto. Sebbene non si abbiano notizie certe sulla sua fondazione, la più antica testimonianza della chiesa è stata rintracciata nei documenti che riguardano l’Abbazia di Farfa, in un privilegio del 16 settembre 1050 con il quale l’imperatore Enrico III ne confermò l’appartenenza all’istituzione farfense. Sappiamo dunque che, al pari di molte altre chiese dell’area dei Sibillini, Santa Maria in Pantano rientrava tra le possessioni della potente Abbazia di Farfa, a cui doveva un canone annuale. Inoltre, nella successiva documentazione di Farfa, un privilegio di papa Innocenzo III del 7 settembre 1198 e una Bolla di papa Urbano IV del 23 febbraio 1261, si fa menzione di un “hospitium” e del “Monasterium Sancte Marie in Pantano”, segno che presso la chiesa era stato eretto un monastero, oggi non più esitente. Nel 1571 sotto Pio V la chiesa passò poi alla circoscrizione vescovile di Ascoli Piceno.

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Fig. 4 Chiesa di Santa Maria in Pantano (Montegallo, AP), facciata con il portico. Ph: Nicola Pezzotta

Da zona di passaggio Santa Maria in Pantano veniva dunque affermandosi come un importante luogo di culto, destinato alla devozione della Vergine Maria alla cui figura è dedicato il ciclo di affreschi seicentesco. La chiesa, a navata unica con un orientamento sud-nord, presentava all’esterno sul lato della facciata un portico a tre arcate ed era suddivisa internamente in quattro campate. Il primitivo impianto romanico venne modificato nel corso dei secoli con l’ampliamento della chiesa che vide l’aggiunta delle prime due campate con il portico, l’inserimento della vela campanaria e la costruzione della Sagrestia. Nell’iscrizione collocata sull’architrave della porta orientale, il cui incipit costituisce la più antica pregheria mariana attualmente nota, rintracciata in un papiro in lingua greca del III-IV secolo, sono state individuate due date, il 1612 e il 1704 da mettere in relazione con gli adeguamenti della chiesa (Crocetti 1995, pp. 248-249; Montevecchi 2002, p. 360; Capriotti 2003, p. 24).

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Fig. 5 Chiesa di Santa Maria in Pantano (Montegallo, AP). Iscrizione sull’architrave della porta orientale della chiesa: SA(NC)TA DEI GENITRIX SUB TUU(M) PRESIDIU(M) CONFUGIMUS / T.D.F.C.P. A.D. MDCXII H.E. / T.D.N.R.P. A.D. 1704 T.D.A.L.P.P.H.P.R. (Trascrizione tratta da Capriotti 2003, p. 24). Ph: Nicola Pezzotta

Nella fase seicentesca dei lavori le due finestre bifore sovrastanti l’iscrizione vennero presumbilmente tamponate per rendere possibile all’interno una più completa ed uniforme decorazione pittorica affidata a Martino Bonfini (Patrignone 1564 – 1636), pittore e scultore originario di Patrignone, l’odierna Montalto Marche, ed esponente di una famiglia di artisti ed intagliatori, la cui firma con la parte iniziale di una data MDC(…), si leggeva su una porzione di affresco.

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Fig. 6  Chiesa di Santa Maria in Pantano (Montegallo, AP), affreschi di Martino Monfini, presbiterio. Parete frontale con edicola e Angeli Portandelabri, nella parete di sinitra Nascita di Gesù e Annunciazione, nella volta con gli Evangelisti. Ph: Nicola Pezzotta.

La decorazione pittorica interessava la volta e le pareti del presbiterio, in corrispondenza dell’ultima campata, dove erano raffigurate Storie della vita della Vergine, figure di Sibille e Profeti e nella volta i quattro Evangelisti e l’Incoronazione della Vergine entro una finta membratura architettonica. Un impianto compositivo a simulare un rivestimento marmoreo conferiva suggestivi effetti di trompe l’oeil, quali ad esempio le due finte finestre, con sottili grate aperte sul paesaggio circostante, poste nella parete dell’altare ai lati di un’edicola in pietra serena, parete purtroppo interamente perduta. All’interno dell’edicola finemente scolpita era collocata una statua con la Madonna e il Bambino di fattura moderna e intorno, entro una finta architettura in marmo bianco, erano dipinti due eleganti Angeli portacandelabri a simulare il bronzo; in alto la figura di Dio padre tra una Gloria di Angeli musicanti.

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Fig. 7 Chiesa di Santa Maria in Pantano (Montegallo, AP). Immagine tratta da Montevecchi, 2002.

Le Storie della Vergine, dipinte sulle due pareti laterali del presbiterio ed affiancate da figure di Sibille e Profeti, presentavano gravi lacune, soprattutto sul lato destro, dovute alla caduta del colore applicato in alcune parti a secco e alla perdita dell’intonaco dipinto, a causa delle infiltrazioni di umidità. Circostanza che ha però comportato la messa in luce di un affresco risalente al XVI secolo, raffigurante un fregio con putti di gusto classico, che ci testimonia una precedente fase decorativa confermata anche da una data, 1533, rintracciata all’interno (Capriotti 2003, p. 26).

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Fig. 8 Chiesa di Santa Maria in Pantano (Montegallo, AP). Immagine tratta da Montevecchi, 2002. 

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Fig. 9 Chiesa di Santa Maria in Pantano (Montegallo, AP). Particolare del fregio cinquecentesco. Immagine tratta da Montevecchi, 2002.

Nella parete destra era pertanto visibile la scena con la Nascita della Vergine, sebbene con gravi lacune, la figura di Mosè, uno dei due Profeti realizzati in finto bronzo dorato collocati in basso ai lati dell’episodio mancante, e le due Sibille, la Frigia sul lato sinistro e la Delfica sul lato destro. La parete sinistra si presentava invece in un miglior stato conservativo. Anche qui, in due grandi riquadri sovrapposti erano raffigurate storie della vita della Vergine: in alto la Nascita di Gesù e in basso l’Annunciazione. Ai lati due Profeti in finto bronzo, Geremia e Re Davide e in alto le due Sibille, sedute in diagonale quasi a fare da quinta all’episodio evangelico. Si tratta della Sibilla Ellespontica e della Sibilla Agrippa. L’inserimento di quest’ultima, come evidenziato da Benedetta Montevecchi, può avere un chiaro riferimento con il territorio:

La Sibilla Agrippa è quella che predice ad Augusto l’avvento di Cristo e il cui nome deriva da quello del fondatore della città di Colonia. È dunque una Sibilla di derivazione nordica, forse non a caso presente in un luogo come Montegallo percorso da importanti vie di collegamento coi paesi d’oltralpe” (Montevecchi 2002, pp. 365-366).

Il ciclo, a cui un restauro terminato nel 2000 aveva restituito nuova leggibilità, si caratterizzava per la singolarità delle soluzioni decorative adottate dall’artista, in particolare per la prevalenza dell’illusionismo pittorico nel quale la critica ha riscontrato richiami alla Santa Casa di Loreto. Non meno degno di nota lo stile sciolto e compendiario di Martino Bonfini, artista che già si era distinto in un ciclo dedicato alla  Vergine nel Santuario della Madonna dell’Ambro, impresa portata a termine tra il 1610 e il 1611/12, in anni prossimi alla commissione per Santa Maria in Pantano. Anche nel ciclo pittorico dell’Ambro grande rilievo è stato conferito alle Sibille che il Bonfini inserisce per un numero totale di 12 (Eritrea, Cumana, Delfica, Libica, Samia, Persica, Frigia, Tiburtina, Chimica, Ellespontica, Agrippa, Europa. Si veda: De Vecchi 2002, pp. 309-319; Giannini 2012, pp. 20-27).

Pregevoli affreschi quindi, simbolo della cultura sibillina fortemente legata al territorio, affreschi purtroppo minati dalle scosse telluriche, sui quali non si è potuto o non si è fatto in tempo ad intervenire. Possiamo farci un’idea delle condizioni della chiesa a pochi giorni dalla prima scossa del 24 agosto nei report stilati dai funzionari Mibact nel corso dei sopralluoghi effettuati dal Soprintendente delle Marche, dai Vigili del Fuoco e dal personale del comune di Montegallo, materiale pubblicato sul sito della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio delle Marche, di cui condividiamo qui alcuni estratti. Dalle relazioni e dai rilevamenti effettuati emerge sin da subito una situazione molto critica. La chiesa si presentava fortemente compromessa con crolli diffusi e crepe importanti in più punti. In una nota a seguito di un sopralluogo effettuato il 16 settembre si legge: “Il possibile crollo della pesante vela campanaria in direzione dell’aula sfonda il tetto e spinge le pareti longitudinali alla loro apertura, avendo esse non più il presidio delle catene ormai spezzate”. La catena è un elemento strutturale, resistente a trazione, inserito in alcuni edifici che ha la funzione di evitare fenomeni di spanciamento dell’edificio.

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Fig. 10 Chiesa di Santa Maria in Pantano, Montegallo (AP). Al centro dell’immagine un cerchio rosso indica le catene, spezzatesi a causa delle scosse. Estratto dal report “Evoluzione del meccanismo di danno”, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

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Fig. 11  Chiesa di Santa Maria in Pantano, Montegallo (AP).  Estratto dal report “Presentazione”, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Inoltre si segnala l’impossibilità di aprire le porte, perché serrate dal sisma, ma nello stesso tempo l’urgenza di intervenire e mettere in sicurezza gli affreschi, in grave pericolo di perdita totale. La scossa del 30 ottobre non ha risparmiato le sorti, già critiche, di Santa Maria in Pantano causando il crollo del portico, della vela campanaria e della copertura, il crollo della volta e di parte delle pareti nella zona del presbiterio, il crollo definitivo della sagrestia.

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Fig. 12 Estratto dal report “Situazione al 20/12/2016”, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

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Fig. 13  Estratto dal report “Situazione al 20/12/2016”, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Cosa è rimasto del ciclo pittorico del Bonfini? La parete frontale con al centro l’edicola in pietra serena e la volta sono crollate. Per le due pareti laterali si sono salvati solo dei frammenti: la figura del Re David, una porzione dell’episodio della Nascita di Gesù, parte della scena con l’Annunciazione e pochi altri lacerti. Le Sibille vengono segnalate come interamente perdute.

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Fig. 14 Estratto dal report “Situazione al 20/12/2016”, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

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Fig. 15 Estratto dal report “Situazione al 20/12/2016”, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

 
I report con le immagini dei rilevamenti architettonici, la documentazione fotografica delle fasi dei crolli e degli interventi di recupero, da cui è stato estratto il materiale, è consultabile on-line al seguente indirizzo:

http://www.sbap-marche.beniculturali.it/index.php?it/132/santa-maria-in-pantano

 

Bibliografia

G. Capriotti (2003), Santa Maria in Pantano. La chiesa delle Sibille, Ascoli Piceno, La Musa.

G. Crocetti (1995), Istituzioni monastiche dei secoli XI-XII ai piè dei Sibillini. Abbazie e Priorati nell’alta valle del Tenna. Chiese romaniche farfensi nell’alta valle dell’Aso. Storia ed arte, San Pietro in Cariano, Il Segno dei Gabrielli Editori.

P. De Vecchi (2002), Appunti sul ciclo di Martino Bonfini alla Madonna dell’Ambro, in G. Avarucci (a cura di), Il Santuario dell’Ambro e l’area dei Sibillini, Atti del Convegno di studi (Santuario dell’Ambro, 8-9 giugno 2001), Ancona, Edizioni di Studia Picena, pp. 309-319.

E. Giannini (2012), Santuario Madonna dell’Ambro. Ciclo pittorico di Martino Bonfini 1610-1612, Edizioni “La Voce del Santuario”, Madonna dell’Ambro, Montefortino.

B. Montevecchi (2002), Gli affreschi di Santa Maria in Lapide e di Santa Maria delle Sibille a Montegallo recentemente restaurati, in G. Avarucci, Il Santuario dell’Ambro (…), op. citata, pp. 359-373.

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