Tra acqua e roccia: l’Eremo di Soffiano

EremoSoffiano5

EremoSoffiano5

Eremo di Soffiano. Ph. Lucia Paciaroni

Un fitto bosco di tigli, ornelli, querce e lecci e il gorgoglio dell’acqua che scorre. È quello che vi aspetta se desiderate scoprite l’Eremo di Soffiano, incastonato nella roccia sotto il Monte Ragnolo, a poco meno di tre chilometri dal Santuario di San Liberato, nel Comune di Sarnano.

L’escursione è adatta anche ai più piccoli.

Il tragitto, infatti, dal nostro punto di partenza, ha una lunghezza di 1,2 km (solo andata) e un dislivello in salita di 70 metri circa. 

La Grotta o Eremo di Soffiano ha origini molto antiche. Il luogo è noto fin dal 1101, quando i figli del Conte Ismidione donarono appezzamenti di terreno al prete Alberto e ai suoi compagni. Questi individuarono una grotta per farne luogo di meditazione e preghiera erigendovi una chiesa, dedicata a San Lorenzo, e per condurre vita eremitica.

EremoSoffiano2

Lungo il sentiero verso l’eremo. lPh. Lucia Paciaroni

Tra gli abitanti dell’eremo sicuramente ci furono anche i Francescani, e forse anche Francesco stesso agli inizi del 1200. L’Eremo è una delle ambientazioni di un celebre episodio dei Fioretti, dove viene chiamato di Soffiano.

Per raggiungere l’eremo di Soffiano superate il Santuario di San Liberato e, all’incrocio, girate a sinistra. Dopo pochi metri un cartello vi indicherà la vostra meta sulla destra e dovrete imboccare una strada imbrecciata. Noi abbiamo lasciato l’auto in prossimità del sentiero che indica “Fonte Murello”, una fonte di acqua purissima e abbiamo proseguito a piedi circondati dal profumo delle ginestre.

EremoSoffiano1

Ph. Lucia Paciaroni

Nel primo tratto percorrerete una strada larga, poi il sentiero si stringe e vi conduce nel bosco. Dopo poco inizierete a sentire un rumore provenire dal fondo della valle: è il rio Terro, un fiumicciatolo che dalla grotta non si vede, ma si farà sentire per tutto il percorso.

In poco tempo giungerete all’eremo, incastonato nell’incavo naturale di una grotta sotto il Monte Ragnolo. Di fronte a voi si eleva Pizzo Meta. È possibile entrare nel luogo che un tempo fu abitato da eremiti e che oggi ospita un angolo di meditazione e solitudine con due panche, un tavolino e alcuni oggetti religiosi.

EremoSoffiano6

Ph. Lucia Paciaroni

Una leggenda narra che un eremita abbia trascorso l’intera vita in questo luogo isolato. A fargli compagnia, si racconta, ci sia stata solo una capra. Alcuni scavi, infatti, hanno riportato alla luce ossa umane in una tomba accanto a quelle di un animale.
La presenza di tombe con alcune ossa hanno rivelato che si tratta del luogo di riposo dei Beati Umile e Liberato. Infatti di San Liberato sappiamo che “nasce tra il 1215 e il 1218 a Loro Piceno, nel maceratese, da una famiglia nobile e benestante: i Brunforte. A 18 anni, seguendo le orme di un altro grande devoto, San Francesco, lascia tutti gli agi e le comodità per donarsi anima e corpo a Dio. Si ritira nell’Eremo di Soffiano dove trascorre tutto il resto della sua vita fra preghiera e meditazione. Ancora oggi, all’interno di una cavità rocciosa, è possibile vedere i resti dell’antico convento”.(1)

L’eremo è stato poi restaurato e ricostruito nel 1990. (2)

EremoSoffiano8

Ph. Lucia Paciaroni

Per quanto riguarda l’etimologia del nome, ci sono diverse teorie. “La rossa parete di roccia dell’eremo, che guarda a sud, è inondata di sole anche nelle brevi giornate invernali e la neve dura poco. Vi si vedono scavate piccole cavità quadrangolari, di diversa dimensione. Alcune sono certamente, per la loro forma e posizione, incassi per le travi ormai crollate. Altre, però, come quelle numerose e raggruppate in basso, a sinistra del muro, per la loro irregolare disposizione e la forma varia suggeriscono alcuna funzione evidente. C’è chi ha voluto vederci delle «coppelle» legate al culto di una divinità solare come ad esempio Giano, padre degli dei, adorato fin dalla preistoria come Ani (dagli Umbri ed Etruschi) o Janus dai Latini […] La valle del Rio Terro ancora oggi è chiamata, dai locali, valle di Jana (da Janus) e alcuni ritengono che «Soffiano», il nome della zona compresa tra il Rio Terro e san Liberato, possa farsi discendere dal latino Sub Janus”. Non tutti sono d’accordo con questa interpretazione, infatti altri “propendono per un prediale derivante dal nome, forse Sufius, di qualche colono latino proprietario di queste terre. Anche la ruota con i suoi raggi è il simbolo della divinità solare, specialmente tra i popoli di discendenza indo-europea. Il toponimo «Rota» o «Roti» o «Ruoti» è molto comune nel nostro Appennino. Ai piedi del San Vicino abbiamo l’abbazia benedettina di Roti (S. Maria in Rotis), che sorge sul versante sinistro di un’altra valle di Jana. Il Pagnani, a sostegno di questa tesi, ricorda che il santo al quale fu dedicato il primitivo eremo di Soffiano era «San Lorenzo l’illuminatore» i cui attributi leggendari potrebbero essere stati utilizzati dai monaci per sostituire quelli della divinità pagana della luce. Ma Jana sta anche per Diana, la dea della luce lunare, dei boschi e delle fiere selvagge. Con l’espandersi del Cristinesimo «jane» saranno chiamate le streghe, che si riuniscono pe ri loro riti nelle radure dei boschi rischiarate dalla luna. L’etimologia della parola sembra che vada ricercata nella radice indoeuropea «ia», che ha il significato di andare come nel sanscrito yanah = strada. Giano, dio della luce celeste, era anche il signore di tutto ciò che cominciava, come l’anno e le guerre, e dei passaggi e delle porte (ianua in latino); “iani” si chiamavano infatti gli archi di passaggio a forma di volta, simbolo della volta celeste. Le varie valli di Jana che troviamo nel nostro Appennino, costituite quasi semrpe da anguste forre tra precipiti pareti che sembrano chiudersi come una volta o un arco, potrebbero allora avere il significato di passaggi, attraversamenti, vere e proprio «porte della montagna»”. (3)

 

EremoSoffiano4

Ph. Lucia Paciaroni

 

Bibliografia

(1) Dal sito www.turismo.marche.it

(2) Dal sito www.regione.marche.it, sezione Cultura, dal catalogo dei Beni Culturali

(3) Andrea Antinori, I sentieri del silenzio, SER

Inserisci i tuoi dati per prenotare

Logo Con in faccia un po' di sole