Terremoto: il grande cuore di Enzo e Laura

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L’amore può manifestarsi sotto diverse forme. Enzo e Laura ce l’hanno dimostrato: non abbiamo visto solo l’amore tra due persone, ma l’amore per le persone e per una terra, sconosciuta a Laura, viva nei ricordi di Enzo. Questa volta vi raccontiamo un viaggio di nozze nelle Marche a cui abbiamo partecipato anche noi grazie a Legambiente. Scopriamo come è andata!

Enzo Chioni e Laura Catapano, una coppia di San Vincenzo, in provincia di Livorno, si sono sposati lo scorso 27 maggio. In occasione delle nozze hanno fatto un gesto bellissimo nei confronti della nostra regione: hanno aderito al progetto La rinascita ha il cuore giovane, una raccolta fondi promossa da Legambiente, Libera, Alce Nero, Alleanza Cooperative Italiane Giovani, Altromercato, Federparchi e Fondazione Symbola. I fondi raccolti sono destinati ai giovani imprenditori e cooperative delle zone colpite dal sisma che hanno subito danni a strutture e produzioni.

Enzo e Laura, impegnati con Libera, invece di ricevere regali di nozze, hanno scelto di fare loro un regalo al nostro territorio: hanno chiesto agli amici di fare una donazione alla raccolta fondi e aiutare così le aziende marchigiane in difficoltà. La “squadra” di Con in faccia un po’ di sole è stata contattata da Legambiente – con cui Luca ed io collaboriamo dallo scorso novembre come fotografi delle operazioni di recupero e messa in sicurezza dei beni culturali – per organizzare ai due sposi un tour tra le aziende che avevano aderito all’iniziativa e che avevano già avuto modo di usufruire della donazione. 

Lo scorso 8 giugno è iniziato questo bellissimo viaggio con Enzo e Laura, che hanno soggiornato nella country house “La Querceta di Marnacchia”, a pochi chilometri da Amandola, un’oasi ideale per un periodo di relax e con una vista spettacolare sui Monti Sibillini.

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La Querceta di Marnacchia (Amandola). Ph. Luca Marcantonelli

La nostra prima tappa è stata San Ginesio, in provincia di Macerata: il pomeriggio dell’8 giugno ci siamo incontrati in contrada Vallato per conoscere Federica Di Luca, dell’Agrinido della natura.

In questo angolo di paradiso nel Parco dei Monti Sibillini i bambini diventano piccoli esploratori della natura e ogni giorno vivono una nuova avventura: esplorare il bosco o un torrente, curare l’orto, dar da mangiare alle capre, cucinare prelibatezze di fango! Tutte esperienze preziose per le famiglie che hanno scelto questa struttura per i loro bambini, esperienze che hanno rischiato di finire per sempre in seguito al terremoto del 2016. 

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Federica Di Luca dell’Agrinido della natura a San Ginesio. Ph. Lucia Paciaroni

Le scosse hanno reso quasi tutto il borgo zona rossa: oggi ci vivono solo due famiglie, il resto delle case sono inagibili e molte saranno demolite, alcune già non ci sono più. Anche Federica e la sua famiglia si sono ritrovati senza più la loro struttura, dove solo una piccola parte è risultata agibile. La tenacia e la forza di Federica, e il sostegno di tante persone, però, hanno permesso di continuare questa esperienza con l’acquisto di una yurta mongola anche grazie alla donazione ricevuta dalla raccolta “La rinascita ha il cuore giovane”. Oggi è nata anche un’associazione che vuole portare avanti il meraviglioso lavoro di Federica. 

Nella terra dei bambini è un’associazione di promozione sociale fondata da genitori ed educatori legati tra loro dall’Agrinido della Natura, Agri-infanzia. La scuola, situata nel Parco Nazionale dei Sibillini all’interno di un’azienda agricola, è nata come progetto sperimentale della Regione Marche, crescendo fino a divenire un’eccellenza educativa e una sperimentazione nazionale per bambini fino ai 6 anni – si legge nella presentazione –  I terremoti del 2016 hanno fortemente danneggiato la struttura, ma non la volontà dei genitori di portare avanti questa esperienza educativa: inizialmente la scuola è stata spostata nell’unica stanza agibile, poi le prime donazioni hanno permesso l’acquisto di una tenda Yurta. Ora stanno progettando, insieme alle istituzioni pubbliche e all’azienda agricola, un nuovo spazio e l’acquisto del terreno e la ricostruzione della scuola saranno in parte effettuati con le donazioni che l’associazione riuscità a raccogliere“. Sono tante le iniziative per sostenere questo progetto, se desiderate saperne di più visitate il sito www.nellaterradeibambini.it o la pagina Facebook “Nella terra dei bambini“. 

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Federica racconta la sua storia ad Enzo e Laura. Presente anche l’agnello Gustavo. Ph. Lucia Paciaroni

Il nostro viaggio è proseguito in un altro comune dove abbiamo trovato la stessa forza e tenacia, la stessa voglia di non arrendersi e il desiderio di non abbandonare il proprio territorio. Sabato mattina siamo partiti da Amandola per raggiungere Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Ci è bastato alzare un attimo lo sguardo dalla strada Salaria, una volta arrivati a Trisungo, per capire la gravità della situazione: Arquata è un cumulo di macerie. “Sembra che sia caduta una bomba” dicono in paese. L’impressione è proprio quella ed è la stessa che avremmo provato qualche ora più tardi, una volta imboccata la strada di Pretare, noto come il paese delle Fate. 

I fratelli Petrucci dell’omonima macelleria sono i primi che abbiamo incontriamo una volta arrivati a Trisungo. Sono i titolari di una macelleria storica proprio lungo la Salaria. La mattina del 30 ottobre erano a lavoro, doveva essere una giornata di festa, di ripresa. Ci hanno raccontato che c’era già tantissima gente e si preparavano a vivere una bella giornata di lavoro, dopo che le scosse precedenti avevano creato non poche difficoltà. Poi la scossa, di magnitudio 6.5, la paura di non uscire in tempo dal negozio e un’attività ferma da quella mattina.

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Macelleria Petrucci. Ph. Lucia Paciaroni

I fratelli Petrucci vorrebbero riaprire in un terreno poco distante, ma ci hanno raccontato della burocrazia che rallenta tutto, delle persone che si sono dimenticate di quello che è successo, di come sia tutto fermo ormai da 10 mesi. Di un bancone nuovo ancora imballato che non possono usare. Il tutto ha messo a dura prova la loro scelta di non andare via e ricominciare da un’altra parte. 

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Il magazzino della Macelleria Petrucci. Ph. Lucia Paciaroni

Ci siamo poi spostati a Colle D’Arquata, un paese dove, invece, la maggior parte degli edifici è agibile e le persone potrebbero rientrare a casa. Il problema, però, sono i massi che potrebbero staccarsi dalla montagna, come già è successo a causa delle scosse.

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Luigi Lauri. Ph. Luca Marcantonelli

“Dicono che devono mettere la parete in sicurezza – ha raccontato Luigi Lauri, allevatore di bovini di razza Marchigiana che, con il terremoto, ha perso il magazzino, il mangime e alcuni capi di bestiame – Ma ancora non è stato fatto e non possiamo tornare a Colle”. I soldi della raccolta fondi sono serviti per acquistare 3.000 balle di fieno. Poco prima del paese ci ha mostrato anche la nuova tensostruttura. 

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Ingresso di Colle D’Arquata. Ph. Luca Marcantonelli

A pranzo siamo tornati a Trisungo, dove si trova l’unica attività aperta della zona: il ristorante pizzeria “Il Ponticello”. Federica Angelucci è giovane e piena di energia, ma dalle sue parole abbiamo percepito la grande preoccupazione per un paese da dove le persone sono state costrette ad andare via. Ci ha raccontato che sono stati tutti trasferiti sulla costa, a San Benedetto del Tronto. Anche lei, come tutti gli altri, la sera, quando chiude il locale, deve tornare in albergo e ripartire la mattina presto.

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Federica Angelucci racconta la sua storia. Ph. Luca Marcantonelli

In questi mesi molti suoi compaesani hanno trovato lavoro nei comuni dove si sono spostati, i più giovani si sono abituati a ritmi diversi e ci dice “Chi glielo fa fare ora di tornare qui? Non sono ancora pronte le casette. Si stanno ricostruendo una vita altrove”. 

Oltre la paura per il terremoto, oltre le macerie che ancora invadono i paesi, oltre la burocrazia lenta, c’è anche questo: il rischio che le nostre aree montane si spopolino e, di conseguenza, siano dotate sempre meno di servizi, fino ad essere completamente abbandonate. Le persone che abbiamo incontrato non desiderano questo, sono fortemente attaccate alla loro terra e stanno lottando con tutte le forze per restare. 

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Federica mostra il tetto riparato con i soldi della raccolta fondi “La rinascita ha un cuore giovane”. Ph. Luca Marcantonelli

La famiglia di Federica è riuscita a riparare il tetto del locale con i soldi della raccolta fondi. Ci siamo poi spostati nell’ultima azienda: l’azienda agricola biologica di Santolini Santa. Per incontrare i figli, Valentina e Mirko Trenta, che allevano con metodo biologico ovini, equini e, principalmente, bovini di razza igp marchigiana, ci siamo fermati al container che ospita gli uffici comunali a richiedere un permesso: dovevamo attraversare Pretare, non più un paese, ma una zona rossa. È dalla mattina che tutti continuavano a dire “Andate a Pretare? Vedrete, vedrete, quello che c’è, o meglio quello che non c’è più”. Superato il posto di blocco dell’Esercito, in pochi secondi, è calato improvvisamente il silenzio in macchina. Ci è passata davanti la vita di tante famiglie: un materasso, una scarpa, una fotografia. Tanti, tantissimi, oggetti che uscivano fuori dalle macerie. Sembrava di vederla la violenza dei crolli. Tutte quelle macerie che spingevano contro porte e finestre.

Sono passati dieci mesi da quando quei ricordi, quelle vite, quelle case, sono crollati. Ma sono ancora tutti lì.

Pretare, frazione di Arquata del Tronto (AP). 

 Arriviamo da Mirko e Valentina che ci presentano subito le due mucche acquistate con la donazione del progetto “La rinascita ha il cuore giovane”, dietro di loro ci sono due splendidi vitellini. I due ragazzi sono tenaci: hanno ripreso l’attività a Pretare e anche loro ci hanno parlato della burocrazia che va a rallentatore, dei tanti danni prima del terremoto e, poi, della neve.

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Mirko e Valentina Trenta con Enzo e Laura. Ph. Luca Marcantonelli

Ma non si sono fermati e hanno costituito una “società di scopo” per la realizzazione di un centro di trasformazione e confezionamento dei loro prodotti agricoli insieme ad altre persone del territorio. Ci hanno spiegato l’importanza di fare rete, soprattutto in un momento così difficile, e del desiderio che hanno di rivedere le persone ritornare in quei comuni e camminare nei sentieri vicini. 

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La tensostruttura dell’azienda agricola biologica Santa Santolini. Ph. Luca Marcantonelli

Prima di tornare ad Amandola, abbiamo deciso di arrivare a Forca di Presta, di avvicinarci a quelle montagne che, fino a dieci mesi fa, andavamo sempre a trovare. Prima di salire, siamo stati fermati ad un altro posto di blocco a cui abbiamo fatto vedere il permesso. Abbiamo percorso la strada senza problemi e siamo arrivati fino al confine con l’Umbria, da dove abbiamo scorto Castelluccio di Norcia e i primi accenni di una fioritura di cui quest’anno non potremo godere come negli anni precedenti. 

Siamo tornati a casa con tante domande, con un po’ di rabbia e amarezza, con una grande ammirazione verso le persone che abbiamo incontrato. Ci hanno parlato tutti della gioia per la solidarietà arrivata dal basso, che ha permesso a tutti loro di andare avanti, della delusione per le promesse di “giorni” diventate “mesi” e della preoccupazione per questa terra “di cui non si sa cosa vogliono farci”.

Siamo tornati a casa con la consapevolezza che dobbiamo fare qualcosa, che dobbiamo dare voce a queste persone, sparse nei tantissimi comuni feriti dal sisma. E presto lo faremo con una sezione nel blog dedicata alle aziende dei comuni terremotati che hanno riaperto (e da cui dovete andare di persona!), ma dando spazio anche a coloro che ci stanno provando. 

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Osteria del Lago – Amandola. Ph. Luca Marcantonelli

Prima di tornare in Toscana, i nostri nuovi amici hanno salutato le Marche con un pranzo nell’accogliente “Osteria del lago“, sulle rive del lago di San Ruffino ad Amandola. È stata l’occasione per Enzo di riabbracciare i suoi vecchi amici, con cui non si rivedeva da ben 35 anni! 

Sappiamo che, se le Marche erano già nel cuore di Enzo, ora sono entrate anche in quello di Laura: “Mi sono innamorata di un marchigiano e ora mi sono innamorata anche delle Marche”.

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