Avventura speleologica alle Grotte di Frasassi: il percorso azzurro

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Grotte di Frasassi: “sala delle candeline” | Ph: Nicola Pezzotta

Dovrebbe essere la quinta o sesta volta che entro qui. Ho quasi perso il conto, devo dire. Ma ogni volta è diversa dalle altre. Solo la meraviglia rimane la stessa.

L’ultima volta che mi infilai nelle profondità della montagna mi ripromisi che ci sarei tornato solo se avrei fatto la visita speleologica. Infatti da un po’ di anni il Consorzio Frasassi che gestisce la visita alle Grotte omonime permette di visitare le cavità nella maniera più naturale, come se fossimo dei veri e propri speleologi.

Ci sono due percorsi da scegliere, per due differenti gradi di difficoltà: l’azzurro e il rosso. Il primo più facile e accessibile a tutti. Basta, infatti, avere 12 anni di età e una buona predisposizione psico-fisica per partecipare. Il secondo, invece, è un po’ più impegnativo ed è consigliabile farlo solo dopo essersi cimentati con il primo percorso.

Visto che è la prima volta che mi approccio ad una visita speleologica vera e propria ho preferito anch’io partire dal percorso azzurro. Contatto gli amici, che rispondono in maniera entusiasta, e prenotiamo l’uscita per l’ultima domenica pomeriggio prima di Natale.

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Grotte di Frasassi: Abisso Ancona | Ph: Nicola Pezzotta

Siamo tutti emozionati, ma ancora di più lo sono quelli che le grotte non le hanno mai viste. Ed immagino già il loro stupore entrando nell’Abisso Ancona, un ramo della Grotta Grande del Vento. Non ci si rende conto completamente delle immense dimensioni di quest’ambiente: lungo 180 metri, largo 120 metri e alto quasi 200 metri. Rappresenta il più grande salone sotterraneo esistente in Europa e uno dei più grandi al mondo. Per darsi un’idea della sua grandiosità si può dire che il Duomo di Milano entrerebbe al suo interno senza problemi.

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Grotte di Frasassi: particolare | Ph: Nicola Pezzotta

Le concrezioni sulle pareti sono moltissime e di varia forma: stalattiti, stalagmiti, canne d’organo, colonne, infiorescenze, colate, vele, ecc.. In un solo colpo d’occhio non si riesce a percepirle tutte.

Guardiamo in alto, lassù, oltre 100 metri sopra la tua testa e vedi illuminato il cunicolo da dove sono scesi gli scopritori della grotta. Quelli che per primi hanno messo piede qui dentro dopo non so quanti millenni.

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Le “canne d’organo” | Ph: Nicola Pezzotta

“Il 25 settembre del 1971 Rolando Silvestri del GSM CAI di Ancona scopre, sulle pendici Nord del Monte Valmontagnana, uno stretto imbocco. Insieme agli amici, dopo aver liberato il varco dei detriti, strisciando entra nello stretto passaggio che, dopo alcuni metri, termina in una piccola sala. L’entusiasmo del Gruppo sembra svanire quando ad un tratto una corrente d’aria, proveniente da piccole aperture, rinnova le speranze di una scoperta più consistente. Infatti, quasi sempre, il soffiare dell’aria nelle grotte indica la vicina presenza di vasti ambienti. Si ritorna a scavare, ma la scarsità di arnesi permette solamente il passaggio violento e rumoroso del vento di cui poi ci si ricorderà nel dare il nome alla grotta “Grotta Grande del Vento”.

Lo scavo riprende a distanza di pochi giorni con attrezzature più idonee e con un maggior numero di uomini, cosicché, in breve tempo, è possibile rimuovere quanto necessario per creare un passaggio. La Grotta prosegue, si discende in una sala allungata, si risale una strettoia ed infine, dopo esserci calati per 10 metri in un ripido scivolo, si arriva al ciglio di un baratro che precipita nel buio.

Un sasso gettato da uno del gruppo nel nero profondo sembra cadere nel nulla: trascorrono circa sei secondi di assoluto silenzio, prima che si senza un sordo e lontano tonfo. Le menti degli speleologi nei brevi attimi successivi, calcolano, in base a precedenti esperienze, la possibile profondità […] oltre 100 metri. Ciascuno, alle tremule luci delle fiammelle, cerca nello sguardo degli amici la conferma della eccezionalità della scoperta. Una fantastica gioia invade in un momento tutti i membri della spedizione e, dopo aver dato sfogo all’indescrivibile entusiasmo, si incomincia a pensare al modo di discendere nell’abisso per proseguire l’esplorazione.

Le scalette di cavo d’acciaio e le corde non sono sufficienti per raggiungere il fondo e, per quel giorno, si deve di malavoglia ritornare indietro. Venne preparata, in comprensibile segreto, una nuova spedizione, approntando velocemente le attrezzature che permisero in seguito di discendere nel vuoto per circa 110 metri nell’enorme salone sottostante, chiamato “Abisso Ancona””.

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Il tunnel d’entrata alle Grotte di Frasassi | Ph: Nicola Pezzotta

Oggi all’Abisso Ancona si entra per una comoda galleria di 600 metri scavata nella parete di roccia calcarea dalla Gola di Frasassi. Numerose porte sono presenti per mantenere le condizioni ambientali interne inalterate (14°C di temperatura pressoché costante tutto l’anno e tra il 95% e il 100% di umidità relativa).

La visita prosegue per circa un’ora lungo le diverse sale tra cui: la Sala 200, dove è visibile la Spada di Damocle, la più grande stalattite delle Grotte (7,50 metri di altezza e 1,50 metri di diametro), la Sala delle Candeline, la Sala dell’Orsa, la Sala dell’Infinito.

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La guida ci indica come comportarci | Ph: Nicola Pezzotta

E’ proprio qui, alla Sala dell’Infinito, che termina il percorso turistico. Da qui o si torna indietro e si ripercorre le stesse sale, oppure si prosegue armati di caschetto e torcia. Stavolta noi proseguiamo per immergerci negli angoli più nascosti delle Grotte. Questa visita è possibile solo se si è fatto il biglietto speciale: quello definito “speleo-avventura”.

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Inzia la parte speleologica. Tutti attenti alle spiegazioni della guida. | Ph: Nicola Pezzotta

Armati di caschetto, torcia frontale, tuta, guanti e spirito di avventura ci inoltriamo nel buio delle grotte. Non ci sono passerelle, parapetti o altro. Solo in un’occasione sfruttiamo una scala in metallo per aiutarci a scendere un dislivello di circa 5 metri. A volte incontriamo laghetti di acqua talmente limpida, immobile e trasparente che sembrano fatti di aria.

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Si cammina accovacciati nei cunicoli | Ph: Nicola Pezzotta

Le nostre guide sono davvero fantastiche. Sicure di sé riescono ad infondere fiducia anche alle persone un po’ più in difficoltà, dosando serietà e scherzosità nella dose opportuna. Le loro torce frontali sono costituite da delle vere e proprie fiammelle; sono la prima volta che le vedo dal vivo: illuminano anche dove le altre torce non arrivano.

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Momenti di riflessione | Ph: Nicola Pezzotta

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Si sale per la parte finale | Ph: Nicola Pezzotta

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All’interno della Grotte di Frasassi, poche torce illuminano il cammino | Ph: Nicola Pezzotta

Io mi trovo in coda e nei momenti di attesa mi giro, spengo la torcia e mi immergo nel buio della grotta ascoltando lo stillicidio vicino e lontano che le gocce d’acqua ricche di calcare producono da ormai migliaia di anni. Arrivati in una cavità un po’ più grande la nostra guida fa spegnere a tutti le torce e restiamo seduti al buio, in silenzio, per circa un minuto. Il buio è così denso che sembra di toccarlo. Ti passi una mano davanti agli occhi ma non la percepisci e non ti rendi conto se lo stai facendo davvero. Senti solo le goccioline d’acqua che si infrangono sulle stalagmiti. Ho provato solo in un’altra occasione questo senso di buio opprimente, ma in quel caso ero da solo all’interno di una vecchia galleria ferroviaria in Umbria (ne parlo qui: Out!). Sapere di essere insieme ad altre persone è tutt’altra cosa. Anche se non le vedi sai che ci sono, e questo ti fa stare più tranquillo.

Riaccendiamo le torce e percorriamo la via del ritorno, stavolta passando, in parte, su delle grotte non viste in precedenza. Risaliamo su di una vecchia frana, quasi arrampicandoci, e successivamente scendiamo giù lungo una cavità, ognuno utilizzando la tecnica che ritiene più consona. La migliore è indubbiamente quella di sedere.. 😉

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Grotte di Frasassi: particolare | Ph: Nicola Pezzotta

Prima di terminare la visita speleologica la nostra guida ci fa provare un tratto un po’ più impegnativo. Un breve cunicolo in cui ci si infila per poi uscire, camminando accovacciati, dall’altra parte. Ci dice che questo è un esempio del percorso “speleo-avventura” rosso. Per capirci quello rosso è quello più impegnativo, dove ci sono baratri da superare assicurati in corda, dove bisogna strisciare in cunicoli stretti e dove si mette davvero alla prova se stessi. Credo che lo faremo la prossima volta, ho visto tutti abbastanza elettrizzati e motivati.

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Un esempio del percorso rosso | Ph: Nicola Pezzotta

Usciti da questo ultimo passaggio ci ricolleghiamo al percorso fatto all’andata. Se non fossero state le guide a dircelo, non me ne sarei mai accorto di esserci passato. E’ proprio vero che in grotta devi fare attenzione a quello che ti circonda e segnare in qualche maniera i tuoi passi in modo da ritrovarli al ritorno. Ogni stalattite o stalagmite può apparire diversa in base a dove si trova il tuo punto di osservazione.

Ripuliti gli stivali dal fango, ripercorriamo le sale aperte a tutti i visitatori e ristorati nell’animo torniamo all’aria aperta. Ma prima… un ultima foto ricordo.

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Gruppo al completo! | Ph: Nicola Pezzotta

 

Articolo di Nico.

 

Info:

Per informazioni sulla visita speleologica visitate il sito http://www.frasassi.com e cercate la sezione speleoavventura. Per prenotazioni ed ulteriori informazioni telefonate al numero: 0732.90090.

Alcune notizie utili per la visita speleologica, che vi diranno anche loro:
1) prenotazione con minimo di una settimana di anticipo;
2) costo: percorso azzurro – 35 €; percorso rosso – 45 €;
3) tuta, casco, torcia frontale e stivali sono forniti dall’ente; voi vi dovete dotare di guanti in gomma e cambio vestiti (e occorrente per una eventuale doccia alla fine della visita);
4) il percorso è sconsigliato a persone obese, cardiopatiche e claustrofobiche;
5) durata: percorso azzuro – 2 ore; percorso rosso – 3 ore.

 

Fonti:

http://www.frasassi.com
Frasassi: la Grotta Grande del Vento; Mario Galeazzi; Trimboli s.r.l.; Pescara; 1986.

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