La notte di Natale all’Eremo di San Leonardo

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Padre Pietro. Ph: Nicola Pezzotta

C’è qualcosa di ancestrale che riesce a far spostare così tante persone in una fredda notte invernale, che le fa camminare per ore nel buio di una gola che fa rabbrividire al solo sentirne il nome, che le spinge verso un luogo così isolato e distante dalla civiltà.

Niente tv, telefonini, elettricità. Solo te, la tua forza di volontà e tutte le altre persone che come te sono state mosse a fare lo stesso. Le incontri per strada, le saluti e ricambiano il saluto. Spesso neanche riesci a vederle in faccia. Ma sai che state andando tutti nello stesso posto. E questo ormai da ore. Una lunga ed interminabile fila di puntini luminosi nel bosco e nella gola. Puntini che segnano la strada da seguire.

Come tutti gli altri percorrete questo sentiero, a testa bassa, illuminando il terreno con le vostre torce, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Vi rendete conto che non è poi così tanto freddo come pensavate. Però il ghiaccio c’è, ed anche sul sentiero. Questo vi fa stare all’erta: non volete farvi male. Meno che mai stasera. Stasera è speciale. E avete voluto renderla ancora più speciale facendo qualcosa di diverso, di particolare, di memorabile. Qualcosa di cui ti hanno sempre raccontato. “E’ stato fantastico, devi provarlo!” ti dicevano. Così, stavolta ti sei deciso.

“Andiamo” ti sei detto, ma ci hai ripensato fino all’ultimo: “sarà freddo? Cosa mi porto? Ci sarà qualcun altro?”. Alla fine prendi la decisione definitiva e parti. E dalla tua partenza sei come immerso in un’atmosfera surreale fino al tuo arrivo alla meta: l’Eremo di San Leonardo.

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Notte di Natale all’Eremo di San Leonardo, Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Marche. Ph: Nicola Pezzotta

Lì davanti un via vai di gente che, come te, portano le torce frontali accese. Alcuni sgranocchiano qualcosa dopo le due ore di cammino; altri si cambiano; altri ancora accendono un fornelletto da campo per cucinarsi qualcosa di caldo. Tutti in attesa. In attesa che parli Padre Pietro. Colui che ha fatto rinascere questo luogo dalle proprie ceneri, proprio come la fenice delle leggende.

In 42 anni ha ricostruito, praticamente da solo, l’Eremo di San Leonardo; anzi il Monastero di San Leonardo, come lui vuole che si dica. Ha 86 anni ed è ancora lassù, a fare la sua vita dura e pacifica. Lì ha innalzato mura, realizzato un campanile, edificato scalinate, portato acqua che non c’era e coltivato orti per il sostentamento personale. Quel luogo, oggi, è diventato il più visitato del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. E ora siamo tutti qui per lui e per quello che rappresenta.

Entri nella chiesa e ti sorprendi di vedere nella penombra qualche faccia conosciuta. La chiesa è gremita di gente e tutti attendono il momento topico. 

Eccolo lì, finalmente, tra la luce soffusa delle 4 candele che illuminano l’altare. L’unica illuminazione di tutta la chiesa, insieme a due lampade frontali per aiutare nella lettura dei salmi. 

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Notte di Natale all’Eremo di San Leonardo, Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Marche. Ph: Nicola Pezzotta

Padre Pietro inizia a parlare e il silenzio è incredibile, sembra che tutti abbiano smesso di respirare pur di sentire la sua esile voce. Nessun chiacchiericcio su questo o quello, su chi sta con chi o su chi indossa cosa. Tutti concentrati, sicuramente è la prima volta che ti capita a messa. Nonostante il rito sia iniziato già da un po’ le persone continuano ad arrivare; la chiesa non riesce a contenerle tutte. Quando l’altro frate, che aiuta Padre Pietro nelle funzioni, inizia a cantare “Astro del ciel” tutti si uniscono a lui. A volte Padre Pietro, nei momenti più sentiti, parla talmente sommessamente che dal fondo della chiesa, anche con tutto il silenzio che c’è, non riesci a sentire cosa dice. 

Ma alla fine, dopo l’”andate in pace”, ti sorprendi nel sentir partire, in modo imprevedibile, un gran bell’applauso. In esso è racchiusa tutta la gratitudine per quello che è e che ha fatto quest’uomo. Anche se alle volte le ha fatte di testa sua. Molti vanno a salutarlo, a dargli la mano a farsi una foto. Ma stavolta decidi di rimanere in disparte. Lo hai conosciuto e lo sai che non si trova a suo agio nella folla. Quindi decidi di uscire.

Fuori il cielo è limpido, stellato… imperioso. Si intravedono le cime del Monte Priora e del Monte Sibilla innevate. A est l’infinita moltitudine di luci artificiali indicatori della civiltà. Guardi ancora una volta in alto. Non riesci a staccare gli occhi da tutte quelle stelle che oggi ti sembrano così vicine. D’ora in poi le porterai sempre con te, ne sei sicuro.

E pensi.. questo sì che è Natale.

 

Articolo di Nico.

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