L’Abbazia di S. Emiliano in Congiuntoli: dall’oblio ad una sorprendente rinascita

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 Sant’Emiliano in Congiuntoli | Ph: Nicola Pezzotta

“Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione” dice Friedrich Hegel nel 1833. E qui a Sant’Emiliano in Congiuntoli è accaduto proprio “qualcosa di grande”. La passione di un ragazzo, Alessandro Simonelli, è riuscita a far riaprire un’antica Abbazia da lungo tempo persa nell’oblio. Ogni giorno si fa in quattro per far conoscere il luogo, portare visitatori, raccontarne la sua storia millenaria, organizzare eventi di grande risonanza, che in qualche modo, anche solo per il tempo di un paio d’ore, hanno la capacità di ricreare l’atmosfera degli anni di antico splendore. Il tutto per un’infinita passione; per evitare che un gioiello come questo rimanesse nel dimenticatoio. Devo dire che lo sento molto vicino, perché crede nelle stesse cose a cui io credo. Anch’io come lui ho cominciato e continuo a fare quello che faccio per passione.

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 Sant’Emiliano in Congiuntoli | Ph: Nicola Pezzotta

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 Il Sentino e Sant’Emiliano in Congiuntoli | Ph: Nicola Pezzotta

L’Abbazia di Sant’Emiliano in Congiuntoli, una delle più antiche Abbazie dell’Umbria, spunta maestosa ed inaspettata dopo aver percorso una sinuosa strada di fondo valle che costeggia il Torrente Sentino. Questo corso d’acqua che qui modella i bassi rilievi montuosi ha creato e tutt’ora attraversa le famose Gole della Rossa e di Frasassi, oggi Parco Naturale Regionale, che ospita uno dei più importanti complessi ipogei d’Italia: le Grotte di Frasassi (ne parlo nell’articolo “Avventura speleologica alle Grotte di Frasassi, il percorso azzurro”). Quindi, dicevamo, che percorrendo la strada che dall’abitato di Sassoferrato porta a Gubbio passando Scheggia, poco prima di Isola Fossara, ci troviamo davanti a questa grandiosa opera dei Benedettini.

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 Sant’Emiliano in Congiuntoli in un’antica immagine

Quando la scorgete, siete nelle Marche, ma ancora per poco. Infatti l’intero lembo di terra che si trova all’interno dei due torrenti che qui si uniscono, Rio Freddo e Sentino, ricade interamente nella Regione Umbria, e nel Parco Naturale Regionale del Monte Cucco. Il confine tra l’Umbria e le Marche segue proprio la linea e il percorso dei due corsi d’acqua. Già alla confluenza o congiuntura dei due fiumi potete scorgere la chiesa. Avete già colto l’assonanza, vero? Congiuntura/Congiuntoli. L’Abbazia deve il suo nome proprio perché situata in questo punto, alla congiunzione dei due torrenti. E venne dedicata al martire Emiliano perché fu eretta agli inizi del XI secolo per custodire le sue spoglie.

Purtroppo a causa della perdita dell’archivio del monastero, le notizie riguardanti la Chiesa sono pochissime. Ma si è riusciti un po’ a ricostruire la sua storia.

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 Croce Templare | Ph: Nicola Pezzotta

Potrebbe essere stata eretta in un luogo dove fu presente un antico culto pagano (visto che venivano considerate magiche le confluenze fluviali) ma ciò è solo un’ipotesi. Quello che invece è certo è che la Chiesa, dalle forme romanico-gotiche, fu voluta, finanziata e “gestita” dall’Ordine Templare del Monte Cucco. Testimonianza di ciò è anche la croce templare che appare su un lato della stessa. Inoltre la Chiesa si trova lungo un importante asse viario dell’antichità: un diverticolo romano che si innestava alla via Flaminia passa proprio davanti all’Abbazia e sopra al ponte che scavalca il Sentino.

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 La primitiva chiesa di Sant’Emiliano in Congiuntoli | Ph: Nicola Pezzotta

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 Ingresso allo pseudo chiostro dell’antico Monastero | Ph: Nicola Pezzotta

La sua forma iniziale prevedeva una sola navata. Dall’XI secolo e nei due secoli successivi l’Abbazia acquisì beni e proprietà. Venne quindi eretta una nuova Chiesa più grande e il monastero annesso. La Chiesa realizzata in un successivamente, stavolta a due navate, si appoggia ad un lato di quella già esistente. In questo modo la navata centrale si trova sullo stesso asse dell’unica navata dell’antica chiesa: a dividerle c’è solo un muro. Questa nuova costruzione, insieme a quella precedente rimaneggiata e a ciò che rimane degli ambienti dell’antico monastero annesso (oggi proprietà privata), è ciò che vediamo attualmente.

Una curiosità: un lato delle fondamenta dell’Abbazia poggia direttamente sul letto del torrente Rio Freddo e forse questo potrebbe essere il motivo della costruzione di sole due navate anziché tre.

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 Particolare del monastero ormai perduto | Ph: Nicola Pezzotta

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 Antica acquasantiera e resti di affresco con la porta murata che doveva portare dal monastero alla chiesa | Ph: Nicola Pezzotta

Le due navate sono “divise da possenti archi a tutto sesto poggianti su colonne ottagonali. La zona presbiteriale, non absidata, risulta leggermente rialzata, sopra una predella, rispetto alle navate. I pilastri e la minima differenza di quota d’imposta dei tetti fanno di questa chiesa un prototipo, in Umbria, di “hallenkirche” (particolare tipologia relativa alla costruzione delle chiese nella quale la navata centrale è alta quanto le navate laterali, contrariamente a quanto si riscontra nella tipologia prevalente) non coperta a volta o pseudobasilicale. La luce penetra attraverso eleganti monofore gotiche (ogivali trilobate) che bene si amalgamano ad alcune finestre di stile romanico. Alle pareti si conservano tracce di un grande affresco della metà del XIV secolo probabilmente della scuola riminese, formatesi dalla scuola di Giotto.”

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 Interno Sant’Emiliano in Congiuntoli | Ph: Nicola Pezzotta

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 Interno Sant’Emiliano in Congiuntoli | Ph: Nicola Pezzotta

Dell’affresco, di cui oggi possiamo vedere una copia all’interno della Chiesa, in scala 1:1, ne parla lo stesso Alessandro Simonelli, guida dell’Abbazia, in un articolo apparso su di un giornale locale:

“L’originale dell’affresco, conservato nella pinacoteca civica di Fabriano, fu staccato dalla parete retrostante l’altare nei primi del Novecento per salvarlo dal degrado e dall’abbandono in cui invece già versava il complesso abbaziale. L’affresco è di notevoli dimensioni (349×346 centimetri) e la riproduzione esposta ne è la copia fedele, nei colori e nelle dimensioni. Di grande impatto visivo e scenico, ingentilisce e stempera le forme austere e solenni della chiesa, di stile romanico-protogotico. L’affresco raffigura la Madonna in trono che porge il seno a Gesù seduto sul ginocchio destro di lei con dietro due angeli, che tengono aperto un drappo finemente ornato a fiori geometrici. Alla sua sinistra santa Caterina d’Alessandria che tiene nella mano destra la palma del martirio e sant’ Emiliano in atto benedicente. Alla sua destra è rappresentata santa Lucia con il volto quasi completamente perduto. Sullo sfondo, dietro il trono è da rilevare l’impostazione prospettica della nicchia ad arco acuto e le simmetrie degli elementi architettonici con decorazioni cosmatesche che danno maestosità all’ambiente e sensazioni di grandi spazi. Non è ancora evidente chi sia l’autore di quest’opera: l’ipotesi più accreditata lo indica in un pittore di Fabriano rimasto affascinato dalla pittura riminese o addirittura venuto a contatto con Giotto. Pertanto convenzionalmente è stato chiamato Maestro di Sant’ Emiliano.”

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 Affresco Madonna del latte e Santi, secolo XIV | Ph: Nicola Pezzotta

A partire dal XV secolo, il monastero di Sant’Emiliano in Congiuntoli, dopo aver vissuto un periodo d’oro, entrò in una lunga fase di declino (nel 1414 risultano presenti solo 3 monaci) che culminerà con l’abbandono dell’ultima comunità Cistercense nel 1596.

La badia rimase disabitata, ma il suo prestigio venne definitivamente oscurato nel 1810 e nel 1860 quando, soppresso il monastero, l’Abbazia fu spogliata di tutte le terre, i boschi e ogni altra proprietà ad eccezione della Chiesa e del campanile. Questi beni furono venduti a dei privati che tutt’ora ne possiedono la proprietà, come accennavo anche in precedenza. 

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 Sant’Emiliano in Congiuntoli prima del restauro. Foto dal web.

La Soprintendenza ai Monumenti dell’Umbria negli anni ‘70 decide di restaurare la Chiesa, ma l’antico monastero verte tutt’ora in cattive condizioni.

Dal suo restauro ad oggi poche furono le occasioni per vederla aperta e se non fosse stato per Alessandro pochi la conoscerebbero, incluso me, probabilmente. Per poterla visitare basta controllare gli orari qui sotto o sulla sua pagina Facebook dedicata, oppure contattare direttamente Alessandro al numero 347.7814794 (non telefonare in orario visita perché la zona dove è situata l’Abbazia non è coperta dal segnale) o alla mail alex71.simonelli@alice.it. 

 

Articolo di Nico.

 

Orari di visita:

Da Ottobre ad Aprile: sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00
Maggio e Giugno: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.30
Luglio, Agosto e Settembre: tutti i giorni dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00

 

Aggiornamento del 25/02/2015

Da un po’ è attivo il sito http://www.abbaziasantemiliano.it/ dove potete trovere tutte le informazioni riguardo questa bellissima Abbazia.

 

Fonti:

Materiale informativo dell’Abbazia
http://quiflaminiaumbria.corrierenazionale.it/
http://www.montecucco.pg.it/
Wikipedia

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