Riparti dai Sibillini Experience: un giorno da pastore tra storie e natura

AziendaScolastici

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Nella cucina di casa Scolastici c’è una foto: un uomo su un cavallo che indossa uno sguardo da brigante. Ha l’aria fiera e gli occhi buoni. Sono convinta che siano gli stessi occhi con cui osserva – da qualche parte – la sua famiglia e, in particolare, il nipote, che su un altopiano nel cuore del Parco dei Monti Sibillini ha deciso di tornare e di fermarsi, nonostante tutto. Nonostante il fatto che da adolescente non ci pensava proprio. Nonostante il fatto che poi ha cambiato idea e, qualche tempo dopo, è arrivato il terremoto. 

In occasione di Riparti dai Sibillini Experience, ho conosciuto meglio Marco dell’azienda agricola Scolastici.

In questi anni ci eravamo già incrociati ma, questa volta, ho trascorso ventiquattro ore nella sua azienda, accolta da lui e da Lucia. Un’esperienza nata da un’idea di Luca Tombesi, promotore del territorio e blogger di Racconti dello stomaco: nel 2016 ha dato il via a una serie di social tour per valorizzare e raccontare il Centro Italia colpito dal sisma. Ed è così, che, da due anni, insieme a blogger e instagramers, giriamo per i Sibillini e li facciamo conoscere. 

MarcoScolastici

Marco Scolastici

Quest’anno – insieme al mio compagno di viaggio Panguizzo – siamo stati “spediti” in un suggestivo altopiano dove non puoi sfuggire alla natura che ti avvolge e a quel tramonto, che ti fa volgere lo sguardo verso il Monte Bove e ti lascia, così, ad osservarvi in silenzio a vicenda. Tra gli alberi, puoi anche scrutare il Santuario di Santa Maria di Macereto.

Su quell’altopiano è possibile acquistare formaggi realizzati nel pieno rispetto delle antiche tradizioni a 1000 metri di quota. L’assaggio di questi prodotti mi ha trascinata in un viaggio tra erbe, profumi ed essenze dei Monti Sibillini. 

FormaggioAziendaScolastici

I formaggi dell’azienda agricola Scolastici

In occasione della nostra permanenza nell’azienda abbiamo visto da vicino la pecora sopravissana, ottenuta dall’incrocio delle varietà appenniniche locali con le Merinos spagnole e francesi nel corso della seconda metà del XVIII secolo. Si tratta di una razza che ha rischiato l’estinzione. «In collaborazione con l’Università di Camerino e l’Università di Perugia, stiamo lavorando per il recupero di questa razza da più di un anno – racconta Marco – Vorremmo riuscire a valorizzarne anche la lana come valore aggiunto al mancato reddito dovuto alla scarsa produzione di latte. Per mantenere il ceppo originario, teniamo queste pecore separate dalle altre». 

PecoraSopravissana

Le pecore di razza sopravissana

Le pecore dell’azienda Scolastici oggi pascolano nei terreni nei pressi del Santuario di Macereto, dove un tempo pascolavano quelle del bisnonno Venanzio. «La mia famiglia è qui da cinque generazioni – continua Marco – A 8 anni il mio bisnonno è andato a lavorare a Cupi come pastore, finchè, un giorno, è riuscito ad acquistare l’azienda. Di inverno sulla via della transumanza si spostavano in Maremma. I figli l’hanno convinto a vendere l’attività sui Sibillini e di acquistarne una a Tarquinia, dove era più facile crearsi una famiglia». 

AnimaliAziendaScolastici

Ma quell’altopiano a 1000 metri di quota è rimasto loro nel cuore. L’azienda ha cambiato diversi proprietari, finchè negli anni Ottanta il nonno di Marco è riuscito a riacquistarla: «Lui e mio padre erano sempre stati innamorati della zona». Un territorio, un’azienda, un lavoro, che sono anche nel cuore di Marco, anche se non sempre è stato così. Mi ha raccontato che durante l’adolescenza era “costretto” a trascorrere tre mesi qui, mentre i suoi amici erano tutti al mare, lui doveva prendere parte alla transumanza, non più a piedi ma con i camion. Nei suoi pensieri, l’idea di continuare la tradizione di famiglia non c’era proprio. Quindi si è iscritto alla Facoltà di Economia a Roma, ma poi qualcosa è cambiato. Marco ha lavorato due anni nell’azienda di Tarquinia e, poi, ad aprile 2016, ha deciso di trasferirsi nelle Marche e di occuparsi dell’azienda. Poi cosa è successo? È arrivato il terremoto, ma Marco è rimasto, è ancora su quell’altopiano vicino all’epicentro, spesso insieme a un’altra persona che ci ha accolto in questa nostra esperienza, Lucia. 

È stata proprio lei ad accompagnarci lungo parte del Grande Anello dei Sibillini per raggiungere il cinquecentesco Santuario di Macereto, ancora chiuso a causa del sisma, ma che merita comunque una visita per ammirare esternamente la forma a pianta ottagonale e il rivestimento in travertino. Inoltre, è possibile percorrere il loggiato dove un tempo si mettevano i mercanti a vendere la lana. ll Santuario è stato costruito al posto di una precedente chiesetta trecentesca. All’interno la struttura ha al centro la primitiva cappella con la scritta in latino che ricorda la storia del miracolo di Macereto. Una leggenda narra che il 12 agosto 1359, i muli che stavano trasportando una statua lignea della Madonna con Bambino da Loreto al Regno di Napoli si fermarono in ginocchio dove oggi sorge il santuario, rifiutandosi di muoversi da lì. In molti pensarono a un segno divino, quindi la statua fu lasciata in questo luogo e poi sostituita con una piccola chiesa dedicata alla Madonna. 

Se si parla dell’azienda Scolastici, non si può non raccontare della yurta, la soluzione proposta da un cliente di Milano a Marco mentre cercava un’alternativa alle notti in auto. Proprio nella yurta ho avuto la fortuna di dormire (e di convincermi che ne voglia una anche io!). Un ambiente intimo, caldo, confortevole, è quello che ho trovato. Un ambiente dove sono passati Francesco De Gregori, Vinicio Caposella, Paolo Rumiz, e tanti scrittori, documentaristi e fotografi. 

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La yurta

Per vivere tutta questa meraviglia dal vivo, vi basterà andare a comprare i formaggi direttamente in azienda, ma, intanto, vi consiglio di acquistare il libro “Una yurta sull’Appennino. Storia di un ritorno e di una resistenza” (Einaudi Editore) dove a raccontare – inaspettatamente, confessa – la storia, la sua storia, è proprio Marco Scolastici. 

Nel mio cuore, però, più di tutto, è rimasto un libricino che racchiude una storia battuta con una macchina da scrivere. Questa storia racchiude, in realtà, tante storie, di un tempo passato, e che, per me, ora rimarrà impresso come il ricordo di una bella serata davanti al camino, con Marco e Lucia. 

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