Alla ricerca degli Eremi nelle Gole del Salinello sotto una pioggia scrosciante

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 Eremo di Santa Maria Scalena, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

“Ciao Luca, allora domani ci facciamo questo giretto, che dici? Il tempo non è proprio dei migliori, ma il cielo ad una certa ora dovrebbe aprirsi”. “Ma sì, andiamo!”.

In questo modo iniziò la storia della giornata più piovosa che abbiamo mai incontrato durante un’escursione.

Siamo ancora noi, io e Luca, compagni di avventure da un po’ di tempo e la nostra meta sono gli Eremi delle Gole del Salinello nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Questa è una delle più frequentate escursioni dell’area dei Monti Gemelli, sicuramente per i suoi canyon e per l’aria fresca all’interno delle gole che dà refrigerio soprattutto nelle afose giornate estive. Di solito è così, ma non oggi: il sole non si vede proprio nel cielo e quando arriviamo al parcheggio, davanti ad una chiesa del paese di Ripe di Civitella, ci rendiamo conto che saremo soli nella nostra “gita”.

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 Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

Che la giornata non fosse iniziata con i buoni auspici lo capiamo subito. Neanche il tempo di arrivare al parcheggio e scendere per prepararci che inizia a piovere. Tra l’altro anche in modo abbastanza sostenuto. Ci rimettiamo subito in macchina e ripartiamo alla ricerca del Centro Visite di Ripe, sperando ci diano informazioni riguardo all’orario di apertura di una grotta lungo il percorso.

Appena partiti sentiamo un tonfo. Mi giro e scopro, agghiacciato, che quel rumore era dovuto al gps caduto sulla strada. Infatti lo avevo lasciato, insieme al libro “I Monti Gemelli, le più belle escursioni” sul tettuccio della macchina, sotto la pioggia. Fortunatamente non ci sono stati danni a nessuno dei due.

Giriamo due volte per il paese quasi disabitato e non ne caviamo un ragno dal buco. Dove diavolo è il centro visite? Alla fine chiediamo informazioni ad un abitante del posto “Sono due anni che ha chiuso!” Andiamo bene! Alla fine della chiacchierata scopriamo che la Grotta Sant’Angelo d’estate viene aperta tutti i giorni da delle guide che, al costo di 3 € fanno una vera e propria visita guidata, ma visto che oggi piove difficilmente questo avverrà.

“Che facciamo?” Ci chiediamo. Il tempo è sempre grigio, ma sembra rischiararsi un po’ e la pioggia adesso è debole. “Dai, proviamoci. Facciamo un pezzo poi vediamo com’è la situazione. Magari torniamo indietro.”

Riprendiamo l’auto e la parcheggiamo nel luogo adibito alla sosta per chi parte alla volta delle Gole del Salinello. All’inizio del percorso c’è un cartello con gli orari di visita della Grotta di Sant’Angelo, che andrebbe aggiornato visto che la situazione è cambiata. “Stando agli orari oggi dovrebbe aprire” ma il sospetto che per la pioggia non si faccia vedere nessuno è confermato dal fatto che, provando a chiamare il numero in questione dall’altra parte della cornetta ci risponde l’odiata registrazione telefonica “l’utente da lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o non raggiungibile…”. Quando hai necessità di parlare con qualcuno è sempre questa la risposta: potrebbe essere un nuovo assioma della legge di Murphy. Sul cartello vediamo attaccato un foglietto di qualcuno che si è trovato in una situazione analoga alla nostra ed è rimasto deluso dalla non visita alla Grotta. 

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 Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

Partiamo con la certezza che la grotta più bella delle Gole sarà sicuramente chiusa. Infatti dopo 15 minuti di cammino eccoci davanti al suo ingresso sbarrato con il lucchetto. Davvero un peccato non averla potuta vedere, leggevo che il luogo è molto suggestivo. Vorrà dire che torneremo!

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 Grotta Sant’Angelo, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Fabrizio Sulli – https://www.flickr.com/photos/abruzzomolisenatura/5692849437/

“La Grotta di Sant’Angelo, lunga 40 m, larga in media 10 m e alta fino a 30 m, è stata scavata probabilmente dalle acque del torrente Salinello con il concorso di quelle di scorrimento provenienti dalle zone sommitali della montagna. La grotta ha restituito, nei vari strati del pavimento, numerosi reperti di varia natura: è risultato che essa è stata frequentata fin dal Paleolitico. Sono stati ritrovati, dallo strato superficiale fino a quello più profondo, resti di ceramica medioevale, romana, picena, e poi frammenti di ceramica impressa e dipinta. Il rinvenimento più spettacolare avvenuto nella Grotta è, però, quello di una sepoltura di epoca medievale di una giovane donna sottoposta a craniotomia. La frequentazione umana è durata migliaia di anni; mai, però, la cavità ha avuto funzioni di abitazione. […] Non ci allontaniamo molto dalla verità definendo la Grotta una specie di santuario, un posto dove omaggiare la divinità, sede di culto e di preghiera per millenni. […] Attualmente sono presenti due altari: uno primitivo in pietra risalente al 1236 dedicato a San Michele Arcangelo e uno più recente in gesso.”

Appena riappacificati con noi stessi per la mancata visita ripartiamo alla ricerca di un altro eremo. Ma prima dobbiamo fare assolutamente una deviazione dal percorso. Trecento metri dopo la grotta, infatti, deviando a sinistra su di un ripido sentierino, si scende alla cascata de “Lu càcchema”. E’ alta 35 metri e il suo nome deriva dal bacino di raccolta a forma di pentolone (detto appunto “càcchema” nel dialetto locale) che si forma alla sua base. Se la giornata fosse stata più calda e sapessi nuotare mi sarei già tuffato! Già mi immagino gli abitanti del luogo venire qui e farsi il bagno in queste vasche naturali.

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Cascata “Lu Cacchema”, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta 

Riprendiamo la via da dove siamo venuti e ci addentriamo nel fitto della boscaglia attraversando diverse volte il torrente. In questo periodo (luglio) la sua portata è esile e non ci da problemi nell’attraversamento; probabilmente il picco della portata si ha in primavera allo scioglimento della neve sulle montagne circostanti. La pioggia continua ad accompagnarci nel nostro andare, ma non abbiamo problemi di sorta sia perché è una pioggerellina leggera e ma anche perché siamo protetti dal fitto degli alberi.

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 Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

Arrivati alla sponda destra del torrente, davanti ad un roccione, si stacca il sentiero che porta all’Eremo di Santa Maria Scalena. Il cartello e soprattutto le scritte sotto al cartello di chi c’è già stato sono chiarissime: il sentiero sarà impervio. Oggi, causa pioggia lo sarà ancora di più. “Dai, proviamo, male che va torniamo indietro!” dico a voce alta, più a me stesso che al mio amico.

Iniziamo ad inerpicarci sul sentiero in parte fangoso che sale ripido tra gli alberi. Sono molto utili a queste pendenze sia nella salita che nella discesa per darsi una spinta e tenersi in equilibrio. Ad un certo punto iniziamo ad incontrare dei punti molto esposti e tra l’erba alta bagnata e le viscide rocce vediamo spuntare, ogni tanto, qualche fune metallica. Sono state messe anche per dare un po’ di sicurezza a chi si muove in questo “ambiente da capre”. Stiamo salendo vertiginosamente e la parete rocciosa si avvicina sempre più, anche se non sembra non arrivare mai. Tutto ad un tratto davanti a noi c’è un grosso lastrone di roccia inclinato di 45° gradi, liscio e bagnato: invalicabile ai nostri occhi. “Ma dove sta messo quest’eremo?”. Una leggera pioggia continua ad inumidirci. Mi guardo a sinistra ed eccola lì la cavità. Non dobbiamo passare sopra la fascia rocciosa ma voltare completamente a sinistra e risalire una serie di gradoni naturali. Ancora pochi passi… e siamo dentro.

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 Eremo di Santa Maria Scalena, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

Il posto ha qualcosa di mistico. Chissà cosa passava in testa agli eremiti per farli stabilire quassù, in questo luogo umido, scomodo… ameno.

Entrati nella grotta, sulla destra, vediamo subito una cisterna di piccole dimensioni che raccoglie l’acqua, ancora oggi, in particolari periodi dell’anno. Sulla parte opposta, addossato alla roccia, notiamo “un serbatoio di pietra intonacata alto circa 2 metri e con la volta ad arco ribassato, parzialmente crollata”. All’interno si intravede una scritta non decifrata. La raccolta dell’acqua avveniva probabilmente per stillicidio non essendoci sistemi di canalizzazione all’interno dell’eremo come invece sono visibili in altri eremi (della Majella ad esempio). Saliamo ancora ed entriamo nella sala principale: l’apertura ad arco fa da cornice alle ripide pareti sottostanti, da dove sale costantemente il rumore delle acque del Salinello. Di fronte a noi, dall’altra parte della gola, si nota un’altra cavità: l’Eremo di San Marco. Anche per raggiungere quell’eremo la via è impervia e sconnessa, e oggi decidiamo di non avventurarci lì. Intanto ci guardiamo intorno e abbiamo come la sensazione che queste pareti stiano per parlare. Le vediamo raccontare storie di spiritualità e di ascetismo, di sacrifici e di sofferenze, di contemplazione e di fede.

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 Particolare Eremo di Santa Maria Scalena, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

A riconferma di questa impressione, proprio “vicino all’entrata è presente un altare rozzamente intagliato nella roccia, alto 1 metro e mezzo, con un ampio cordolo superiore e, sulla parete, i resti di un affresco dai colori vividi. I locali lo denominano “la Madonna che piange”, ma è praticamente impossibile riconoscere figure nell’immagine, ormai rovinata dal vandalismo dei graffitari”. Quelli non li fermano neanche le salite impervie, lasciano ovunque il loro segno. Non possono proprio farne a meno, purtroppo.

“Sopra l’altare si apre una grossa cavità, con concrezioni calcaree, perlustrata da speleologi e lunga circa 100 metri. Sul lato opposto della balconata, un lungo budello di circa 20 metri, dalle pareti trasudanti acqua, si inoltra nelle profondità della montagna. Vicino all’apertura, profondi incavi alle pareti; servivano per incastrare i pali di legno che consentivano di “chiudere” gli ambienti con frascame”.

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 Eremo di Santa Maria Scalena, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

Dopo un po’ di meritato riposo, ripartiamo per percorrere la strada dell’andata fino al torrente. Quassù oggi sento di non godermela come dovrei. Non sono tranquillo perché penso costantemente alla via del ritorno, ripida e bagnata, perciò pericolosa. In condizioni normali, non avremmo avuto problemi, ma in una giornata come questa l’attenzione deve essere al massimo. Quindi appena la pioggia sembra darci una tregua ci avviamo per la discesa soppesando ogni minimo passo.

Arriviamo al torrente in pochissimo tempo, e devo dire che ne sono rimasto sorpreso. Sicuramente il fatto di sapere quanta e quale strada dovevamo percorrere è stato determinante.

Finalmente le nubi si aprono e inizia a farsi vedere per la prima volta in questa uggiosa giornata il sole. Adesso che c’è inizia a fare caldo sul serio; siamo pure a luglio, del resto! Questo bel tepore ci accompagna per la parte più suggestiva delle Gole. Le pareti calcaree si stringono sempre di più fino a essere distanti tra loro 5 metri circa. Il torrente scorre placido e crea un bel gioco di riflessi.

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 Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

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 Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

Appena dopo la strettoia si attraversa ancora un paio di volte il torrente (in un punto c’è la deviazione per l’Eremo di San Marco per chi si volesse avventurare) e si risale il sentiero, in parte su di un ampio ghiaione e in parte nel bosco fino alle caratteristiche Torri di San Francesco: dei pinnacoli rocciosi che prendono nome dal vicino eremo. Da questa posizione elevata possiamo vedere anche, in testa alla valle, i ruderi dell’antico fortilizio chiamato Castel Manfrino.

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 Torri di San Francesco, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

Una piccola deviazione dal sentiero che, facendo un anello, ci riporterà alle auto, ci permette di visitare l’Eremo di San Francesco alle Scalelle.

“Il romitorio, in realtà, è uno sgrottamento di 20/25 metri e la cella eremitica era probabilmente costituita da una casetta in pietra addossata alla parete rocciosa, con tetto di coppi. Visibili ancora oggi mozziconi di muro di contenimento in pietra a secco e resti di una cisterna”.

Molto è interessante la leggenda che permea questo luogo

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 Monte Foltrone, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

“Un giorno, dopo aver predicato nel borgo di Macchia, il sant’uomo [San Francesco, n.d.a.] stava tornando alla grotta che aveva scelto come asilo temporaneo. La giornata era molto calda e il frate approfittò dell’ombra di una quercia per riposarsi un po’; prima, però, volle ringraziare il Signore per quella provvidenziale frescura. Mentre era intento alla preghiera il frate fu assalito da una moltitudine di pulci e pidocchi grandi come rospi che, infilatisi sotto il saio, gli mordevano la carne in modo feroce. Il Santo si rese conto dell’anormalità della situazione e si guardo attorno per cercare di capire l’origine di quell’invasione di insetti. Dall’altra parte della stretta valle, alto su un enorme masso della Montagna di Campli, vide il Demonio che sghignazzava, contento di averlo disturbato durante l’orazione. Francesco puntò il suo bastone e, miracolosamente, dalla punta del ramo uscì, con enorme fragore, una folgore che colpì il Diavolo sulla fronte, facendolo precipitare nell’Abisso. La leggenda racconta la prodezza balistica di San Francesco come se fosse stato un colpo di fucile a colpire Satana, nonostante la polvere da sparo non fosse stata ancora inventata. Su una pietra che i locali chiamano “Sasso di San Francesco” rimasero impresse le impronte del ginocchio e della mano di Francesco intento a prendere la mira mentre, sul versante opposto, è ancora visibile il foro attraverso il quale precipitò il Diavolo”.

Mentre facciamo pranzo cerchiamo invano questo “Sasso”. Niente da fare, vorrà dire che la prossima volta ce lo faremo indicare da uno degli abitanti del posto.

Da questo punto in poi ci aspetta una mulattiera tutta nel bosco, a mezza costa sulla Montagna di Fiori, un tempo utilizzata come unica via di collegamento tra gli abitati di Ripe di Civitella e Macchia da Sole. Qua e là spuntano ancora dei muretti a secco costruiti per trattenere il sentiero nei punti più scoscesi.

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 Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

E proprio adesso, quando finalmente ci stavamo rilassando un po’, pregustando il ritorno alle nostre macchine e magari una bella birra fresca al bar, che inizia il travaglio.

Le nuvole provenienti da Ovest non danno adito a dubbi: sta per arrivare un temporale. Allunghiamo il passo, ma non abbiamo scampo. Inizia a piovigginare, ma protetti come siamo dalle fronde degli alberi neanche ce ne accorgiamo. “Ti dirò, è piacevole camminare con questa pioggia” dice Luca, ma è come se avesse dato voce ai miei pensieri.

Neanche il tempo di godere di quest’affermazione che le nuvole ci rovesciano addosso tutto quello che hanno. L’acqua sembra provenire da tutte le parti per quanta ne cade.

Siamo coperti e completamente bardati da giacche impermeabili ma questo non sembra bastare; le gocce di pioggia si insinuano ovunque.

Camminiamo spediti, concentrati su ogni passo che facciamo, in silenzio, seguendo il sentiero a testa bassa e controllando ogni bivio per evitare di sbagliare. Fuori dal bosco non abbiamo protezione dalla pioggia scrosciante ma non possiamo fare altro che proseguire. Armarci di pazienza e sangue freddo e proseguire. Fortunatamente fulmini non se ne sentono, altrimenti sarebbe stato più difficile essere calmi. In men che non si dica, ci ritroviamo all’entrata del primo eremo (Grotta Sant’Angelo) e per curiosità andiamo a vedere se è aperta. Ne dubitiamo fortemente visto il peggiorare del tempo, e infatti le nostre supposizioni si rivelano esatte: è ancora chiusa. Torniamo sconsolati sui nostri passi e in meno di un quarto d’ora siamo alle macchine, completamente zuppi. Sembriamo dei pesci appena pescati per quanto ci sentiamo bagnati.

Ci cambiamo velocemente, prima che ci prenda un malanno e, neanche a farlo apposta, proprio adesso smette di piovere. Anzi, il cielo va anche rischiarandosi e proprio quando noi ci accingiamo a ripartire per tornare alle nostre case spunta anche il sole, beffardo, che sembra prendersi gioco di noi. Oggi c’ha fatto proprio un bello scherzetto!

Nonostante tutta quest’acqua ricorderò sempre l’escursione con piacevole trasporto perché, grazie alla pioggia che ha scoraggiato un po’ tutti, per un giorno ci siamo ritrovati ad essere come dei moderni eremiti che camminano lungo quei sentieri in silenzio e solitudine immersi nella forra selvaggia.

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 Giglio rosso o di San Giovanni, Gole del Salinello, Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Ph: Nicola Pezzotta

 

Articolo di Nico.

 

Info:

Le parti in corsivo sono tratte dal libro “I Monti Gemelli, le più belle escursioni” | Narciso Galiè e Gabriele Vecchioni | Società Editrice Ricerche | 2011.

Per visitare la Grotta di Sant’Angelo contattare la Pro Loco di Civitella del Tronto tramite il numero 333.6155504. Non so se gli orari in bacheca sono stati cambiati, ma telefonate prima per sicurezza. Loro vi forniranno una guida che al costo di 3 € a persona vi apriranno la Grotta e vi spiegheranno la sua storia. In particolari giornate l’ingresso è gratuito.

Traccia del percorso: http://it.wikiloc.com/wikiloc/view.do?id=7609660

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