Alta Via delle Marche: diario di viaggio. Terza settimana

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Terza e penultima settimana. Come passa veloce il tempo e quante ne abbiamo già passate! Tra incidenti di percorso, pioggia, camminatori che vanno e camminatori che vengono, eccoci arrivati al nostro ingresso nella Provincia di Macerata, lasciando quella di Ancona. Quello che ci aspetta sono, ancora, sentieri che non ti stanchi di percorrere, panorami strepitosi e persone accoglienti. Queste Marche sono proprio belle.

Questa settimana il team Alta Via delle Marche riceve molte visite con l’aggregazione di vecchi e nuovi amici alle nostre tappe, Nicola torna a camminare (come avrete letto nelle puntate precedenti, si era dovuto fermare) ed entriamo nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

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Giorno 15 | Dall’Abbazia di Valdicastro (AN) ad Elcito (MC) (20 giugno 2015) – racconta Ruben

Venerdì sera. Riprendo lo zaino e insieme all’amico Gianluca ri-parto… direzione Abbazia di Valdicastro. L’ Alta Via delle Marche ci aspetta!

Ed ecco ritrovati i compagni di cammino che, dopo la prima settimana di alta via, avevo dovuto salutare per rientrare a lavoro.

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Abbazia di Valdicastro (AN). Ph: Fabiola Cogliandro

La Valdicastro è un’oasi di pace verdissima che San Romualdo, intorno all’anno mille, scelse per fondare un eremo e, successivamente, un’abbazia che fosse luogo di preghiera e meditazione. Oggi il monastero ospita un suggestivo agriturismo dove è ancora possibile dormire nelle celle dei monaci. Ci accoglie Leonardo, l’amministratore, che da buon padrone di casa ci invita al buffet offerto in occasione della festa di S. Romualdo e ci fa visitare la chiesa e la sorprendente cripta.

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La salita verso la cima del Monte San Vicino. Ph: Nicola Pezzotta

Dopo una notte di tuoni e fulmini, trascorsa al riparo delle solide mura dell’antica abbazia, ci sentiamo quasi fuori dal tempo. Ma la strada ci chiama. Alla tappa di oggi si uniscono anche altri amici: Devis e Andrea. In totale siamo otto, gran bella compagnia e itinerario stupendo; il percorso si svolge, tra il Parco naturale regionale gola della Rossa e di Frasassi e la Riserva naturale regionale del Monte San Vicino e Canfaito, sotto un cielo grigio che sembra minacciare pioggia. Saliamo il San vicino e, tra la nebbia del bosco, ci viene incontro a sorpresa Nicola, che dopo il lungo stop, testa le sue condizioni di salute.

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Foto di gruppo in cima al Monte San Vicino

Cima del san vicino 1450 mt, quota non certo alpina ma panorama immenso, la nebbia non ci ha seguiti sulla vetta. Pranziamo ed Andrea, come per magia, estrae dal suo minuscolo zaino due bottiglie di rosso… Poi le nuvole grigie si fanno sempre più minacciose, è meglio accelerare il passo e scendere.

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Temporale in arrivo. Ph: Ruben Marucci

Sopra il Monte Pereta, da cui Elcito ci appare in tutto il suo solitario splendore, ecco il diluvio, solo 10 minuti, ma siamo bagnati fradici. Ad Elcito ci accoglie Fabiana, che ci ospita in un piccolo angolo di paradiso: il b&b “tra Elcito e il Cielo”. Ad attenderci c’è anche Giuseppina che, da quasi ottant’ anni, vive quassù e non se ne andrebbe per nessuna ragione al mondo!

Giuseppina, con le uova fresche donateci da Fabiana, sa subito cosa fare… tavola, mattarello e con mani sapienti, in meno di un’ ora, prepara quasi 2 kg di tagliatelle. Preoccupata, poi, che con la cottura noi potremmo rovinare le sue creature ( “se no a voi ve sse ‘mpallocca!”), si mette anche ai fornelli.

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Giuseppina spiega ad Elisa l’arte del fare le tagliatelle. Ph: Ruben Marucci

La cena stasera ha un sapore speciale. Arrivano Giada e Letizia che portano birra fresca e dolce, che dire… è festa anche per i gatti che popolano Elcito. Buonanotte.

Giorno 16 | Da Elcito a San Severino Marche (MC) (21 giugno 2015) – racconta Lucia

Svegliarsi ad Elcito è come svegliarsi dentro ad un sogno, almeno per me, innamorata di questo borgo vicino San Severino Marche. Il b&b Tra Elcito e il cielo, dove dormiamo Fabiola ed io, ha questa piccola finestra da dove puoi ammirare lo spettacolo della natura rimanendo steso sul letto. E’ quello stesso spettacolo che ti ritrovi scendendo in cucina, mentre prepari il caffè: anche qui c’è una vetrata che si apre su colline, alberi e cielo.

Questa mattina il cielo è di un azzurro deciso e le nuvole sono di un bianco brillante. Il tempo è perfetto per un’escursione. Fabiola, Luca ed io percorreremo la tappa di oggi, da Elcito a San Severino Marche, ma non saremo soli: con noi ci saranno anche Maurizio, cugino di Ruben, e il suo amico Marco. 

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Foto di gruppo ad Elcito con Giuseppina prima della partenza

Prima di metterci in cammino andiamo ad abbracciare Giuseppina, la signora che, ieri, ci ha preparato le tagliatelle e ha ospitato Luca e Nicola. A Giuseppina sorridono anche gli occhi, i suoi ottanta anni non le hanno portato via quella bellezza che rende il suo viso così dolce e luminoso. Si raccomanda di tornare a salutarla quando ricapiteremo ad Elcito (e l’abbiamo fatto!).

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E ora, forza. E’ ora di mettersi in cammino. Il primo tratto della tappa ci porta davanti alla Abbazia di Val Fucina, poi attraversiamo l’omonima valle e arriviamo nel bosco di Canfaito, sovrastati dai suoi imponenti alberi, altro posto spettacolare, soprattutto nel periodo autunnale. A Canfaito incontriamo una gara ciclistica e piano piano ci lasciamo alle spalle tutte quelle biciclette e si apre davanti a noi uno scenario bellissimo: oggi i colori, il verde degli alberi e quello del prato, l’azzurro del cielo, il bianco delle nuvole, il giallo dei fiori sono brillanti e vivaci. Sono i colori che ci accompagnano mentre attraversiamo i pantani di Matelica e i prati di Gagliole. 

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La tappa di oggi non ha un dislivello impegnativo, sono circa 600 metri, ma è di 27 chilometri circa. E’ lunga, ma tutto scorre serenamente, tra i nostri passi, le nostre chiacchierate e i nostri silenzi che ammirano la natura. Siamo a metà pomeriggio e siamo quasi arrivati. Fabiola ed io, appena vediamo l’asfalto, ci guardiamo subito. Il pensiero è lo stesso: noi due stasera torneremo a casa e non ne abbiamo nessuna voglia. Questo progetto, una volta che lo vivi in prima persona, con le tue gambe, ti prende e non ti lascia più. Non vogliamo lasciare i sentieri, non vogliamo lasciare i nostri amici, vogliamo ancora condividere la strada e le tappe che verranno. 

In realtà abbiamo avuto più tempo del previsto per stare insieme perchè, si, siamo quasi arrivati, ma non troviamo il sentiero che ci conduce alla cava, dove incontreremo la strada per arrivare alla Locanda Salimbeni, struttura che ospita Luca e Nicola questa notte. Quindi, nel nostro diario di viaggio, ritornano i famosi “sentiero che non c’è”, “sentiero che non è” e “ma dove sta il sentiero?”. Dopo vari avanti e indietro, su e giù, ne scorgiamo uno e decidiamo di seguirlo, probabilmente di proprietà dei cinghiali, che, tra non pochi graffi su gambe e braccia per la fitta vegetazione, ci porta ad una cava, dove ci raggiunge Nicola. 

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E’ l’ora dei saluti. Salutiamo i nostri nuovi compagni di cammino, abbracciamo Luca e Nicola, lasciando trapelare un po’ di tristezza per questa avventura che finisce qui. Oggi per me dovrebbe essere l’ultimo giorno di Alta Via, impegni di lavoro e studio non mi permettono di tornare purtroppo (ma staremo a vedere…).

Giorno 17 | Da San Severino Marche a Caccamo sul Lago (MC) (22 giugno 2015) – racconta Nicola

Erano passati 15 giorni dal mio infortunio e, depresso e avvilito, scalpitavo per riprendere presto le attività. Sarei dovuto stare a riposo per un tempo indefinito, il tempo di far rinsaldare la mia costola incrinata. E quel tempo per la ripartenza sembrava arrivato: per l’appunto… sembrava!

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La discesa verso Borgiano. Ph: Nicola Pezzotta

La tappa è stata bella e sorprendente e la giornata di quelle che non si dimenticano presto per la scia di emozioni che ti lasciano dietro.

In mattinata Luca ed io andiamo in stazione a prendere Silvia, vicepresidente dell’associazione Radici Senza Terra, che oggi mi accompagnerà. Luca tornerà a casa per ricaricare un po’ le pile perché, dopo la malattia, è ripartito molto in fretta e anche lui ha bisogno di recuperare! L’indomani comunque, come da accordi, toccherà a lui andare con Silvia.

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La tappa parte bene tra l’ombra della Valle dei Grilli, le grotte di Sant’Eustachio e il bosco attorno al Rifugio Manfrica. La Chiesa di Sant’Eustachio in Domora incastonata tra le pareti rocciose che qui si stringono attorno al torrente è in elevato stato di degrado. Un vero peccato per questo gioiellino del XI secolo se non precedente! Nella grotta accanto alla chiesa sembra che i romani abbiano cavato le pietre per la costruzione degli edifici dell’antica Septempeda oggi San Severino Marche.

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Gola di Sant’Eustacchio. Ph: Nicola Pezzotta

Usciti dal fitto bosco, sopra il Rifugio Manfrica, ci troviamo al bivio che porta al Monte d’Aria, sede dell’osservatorio astronomico locale e di diverse pale eoliche. Mai nome fu più azzeccato per il luogo di collocazione delle pale! Noi procediamo dritti e le guardiamo da lontano.

Anche se oggi non è caldo come nella prima settimana, il sole all’ora di punta, picchia come non mai e approfittiamo degli unici due alberi per fare pranzo all’ombra.

Dopo diversi sali e scendi su strade di campagna nelle alte colline sopra Camerino, da dove godiamo di una vista splendida verso il mare Adriatico, arriviamo al Monte di Borgiano e scendiamo la lunga e, anche qui, assolata strada che porta prima al paese di Borgianello e poi a quello di Borgiano in vista Lago di Caccamo (o di Borgiano, per l’appunto).

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Il lago di Caccamo. Ph: Nicola Pezzotta

Che siamo in gran forma lo vediamo subito perché alle 15 siamo già al bar sotto l’Hotel Ferrante che ci ospiterà questa notte. Dal tragitto che avevo studiato a tavolino siamo riusciti a compiere addirittura meno km del previsto, un evento più unico che raro per tutta l’Alta Via delle Marche!

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Borgiano. Ph: Nicola Pezzotta

Più che soddisfatti ci facciamo una doccia ed aspettiamo Luca che mi sostituirà l’indomani, completamente ignaro di quello che mi aspetta. Il giorno seguente, infatti, il mio fisico mi ha fatto capire, attraverso dolori diffusi per tutto il costato per niente piacevoli, che non era ancora ora di ripartire. Così mentre i ragazzi percorrevano la tappa 18 da Caccamo a Fiastra, entrando di fatto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, io ho dovuto mettere definitivamente la mia anima in pace e scolpire nella mia mente che questo progetto, a cui tanto tempo ho dedicato, non l’avrei fisicamente terminato.

Ma è così che va la vita; ci saranno altre occasioni e altre avventure sulla mia strada: ne sono certo.

 Giorno 18 | Da Caccamo sul Lago a Tribbio di Fiastra (MC) (23 giugno 2015) – racconta Luca

Oggi ci aspetta una tappa particolare, da lago a lago, da quello di Caccamo a quello di Fiastra. Non affronterò la tappa da solo, con me c’è Silvia dell’associazione Radici senza Terra, che ieri ha fatto la tappa con Nicola. Questa è una tappa che aspettavo perchè sapevo già mi avrebbe regalato scenari paesaggistici stupendi, perchè saremmo entrati nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini e perchè, finalmente, avrei potuto dare un senso a quel costume da bagno che mi portavo dietro dall’inizio ed ancora non avevo usato.

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Pievefavera. Ph: Luca Marcantonelli

Dopo un’abbondante colazione e l’immancabile panino con il ciauscolo per fare pranzo, partiamo verso il bellissimo paesino di Pievefavera e rimaniamo affascinati dall’atmosfera che si respira nei vicoli di questo borgo. Il silenzio che ci accompagna rende tutto ancora più suggestivo. Usciti dal paese imbocchiamo una strada sterrata che ci conduce verso un sentiero, attraversiamo una valle e saliamo verso le piane del Monte Fiegni. La salita è lunga e costante, ma la pendenza non è proibitiva e, nella prima parte, il bosco ci ripara dal sole. 

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Arriviamo alla cima del Poggio della Pagnotta e raggiungiamo la chiesa di Santa Maria Maddalena, una costruzione in stile romanico risalente alla metà del 1300. Il nome “Poggio della pagnotta” deriva dall’antica tradizione di offrire pane benedetto a tutti coloro che, il 22 luglio, si recavano alla chiesa per prendere parte alla processione. Una particolarità di questa chiesa è la sua collocazione: si trova in un punto di confine tra quattro comuni, quelli di Pievebovigliana, Caldarola, Cessapalombo e Fiastra. E non solo, segna un altro importante confine, ovvero quello del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

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Chiesa di Santa Maria Maddalena. Ph: Luca Marcantonelli

Mi sono subito messo a cercare il segnale del Parco, e, dopo un po’, eccolo, nascosto tra la vegetazione: il cartello che segna l’ingresso nel Parco. L’emozione è forte e, istintivamente, mi giro verso nord, verso, l’ormai irraggiungibile dallo sguardo, punto di partenza di questa Alta Via delle Marche.

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Il cartello che segna l’ingresso nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini

La foto con il cartello del Parco è d’obbligo. Lo abbraccio. Ripreso dall’emozione, ci dirigiamo verso la cima Monte Fiegni, accompagnati da un forte vento, e iniziamo quindi la discesa verso il lago di Fiastra, che ci appare in tutta la sua bellezza man mano che scendiamo.

Il caldo insopportabile, la vista di quell’acqua turchese e la stanchezza che inizia a farsi sentire, guidano la mia mente verso un unico scopo: un bagno al lago. Quindi accelero il passo e, su consiglio di Silvia, scendiamo verso una spiaggetta isolata sulla riva del lago. Mi butto, ma l’acqua è talmente fredda da far durare il mio bagno, comunque rigenerante, pochi secondi.

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Il lago di Fiastra

Arriviamo al Rifugio di Tribbio e aspettiamo ospiti a cena: questa sera vengono a trovarci Ruben, Elisa e Lucia. Ruben ed Elisa si fermano solo per gustare un’ottima cena e riportano poi a casa Silvia, mentre Lucia resterà per percorrere la tappa di domani. 

Giorno 19 | Da Fiastra a Cupi di Visso (MC) (24 giugno 2015) – racconta Lucia

Io non dovrei essere qui. La tappa numero 16 sarebbe dovuta essere la mia ultima tappa dell’Alta Via delle Marche. Sono tornata a casa, si, ma quarantotto ore mi sono sembrate sufficienti per ragionare e convincermi che le cose belle non capitano tutti i giorni, che non puoi sempre fare quello che ti piace, ma quando ne hai l’opportunità devi farlo, che se qualcosa ti ha fatto stare bene non devi lasciarla andare.

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Il lago di Fiastra. Ph: Luca Marcantonelli

Ed eccomi qui, ho colto al volo l’occasione di tornare quando Nicola mi ha detto che Luca avrebbe camminato da solo e stava cercando almeno una persona per fargli compagnia. Desidero tornare a camminare, desidero circondarmi di prati, colline e montagne, desidero fare quello che mi fa stare bene.

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La tappa di oggi si presenta come un’escursione tranquilla, ci aspettano circa 10 chilometri e 802 metri di dislivello. La nostra meta è Cupi di Visso, nota per essere il luogo dove è stata fondata la famosa Distilleria Varnelli. Iniziamo a salire seguendo il Gran Anello dei Sibillini e dall’alto ammiriamo il Lago di Fiastra. Percorriamo, poi, immensi prati verdi con delle punte di giallo delle genziane. Anche qui la natura ti lascia senza fiato. E’ una passeggiata rilassante e rigenerante, non incontriamo nessuno e un leggero venticello accarezza noi ed il paesaggio.

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Proseguiamo il nostro cammino e da lontano scorgiamo il Santuario di Macereto, non ci arriveremo oggi, perchè scendiamo subito verso Cupi e raggiungiamo il Rifugio di Cupi, dove aspettiamo Nicola che mi riporterà a casa, dove rimarrò solo qualche giorno. Mentre noi ripartiamo, Luca assiste ad una dimostrazione organizzata per un campo scuola dove la signora Mimma mostra come si produce il formaggio e la ricotta.

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La dimostrazione della signora Mimma al Rifugio di Cupi. Ph. Luca Marcantonelli

Giorno 20 | Da Cupi di Visso a Ussita (MC) (25 giugno 2015) – racconta Luca

Questa mattina un’altra Lucia mi accompagnerà durante la tappa verso Ussita. Si tratta di una professoressa di Macerata, appassionata di montagna. Partiamo dal Rifugio di Cupi dopo la foto di rito e i saluti con lo staff accogliente e disponibile della struttura. Incontriamo anche alcuni escursionisti, vengono da Bergamo, e ci raccontato di quanto siano rimasti affascinati dalla bellezza del Parco dei Monti Sibillini.  

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Verso il Santuario di Macereto. Ph: Luca Marcantonelli

Ieri l’ho intravisto da lontano e oggi, invece, lo visiteremo: il Santuario di Macereto. Dal Santuario ripartiamo scendendo verso Visso. Oggi percorriamo per gran parte della tappa il Gran Anello dei Sibillini. A Visso ci aspetta Gabriella del b&b “Il canto del nera” e ci offre un gustoso pranzo a base di formaggi e affettati locali. Gabriella ci segue su facebook e sul sito ed è una di quelle persone meravigliose che abbiamo incontrato lungo la nostra strada (un’altra la conosceremo questa sera!). Ci ha accolto con entusiasmo e abbiamo parlato del progetto. 

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Davanti al Santuario di Macereto

Quella di oggi è una tappa semplice, quasi tutta in discesa, ad eccezione della prima parte. Abbiamo percorso una parte asfaltata da Visso a Ussita e ci siamo fermati lungo il torrente per mettere i piedi a bagno. Un momento decisamente rigenerante. Subito dopo siamo saliti al borgo di Sorbo di Ussita, al b&b “La casa dell’Ortigiana”, dove ci ha accolti Patrizia, altra persona meravigliosa che abbiamo conosciuto durante questo progetto. L’accoglienza di Patrizia è stata strepitosa e ha cucinato con i prodotti del suo orto e di aziende del territorio. Tra lei e il gruppo dell’Alta Via è nato un legame speciale (i nostri incontri con lei, infatti, non finiscono qui).

A cena ci raggiunge Ruben, che accompagna la terza Lucia dell’Alta Via delle Marche, la ragazza che farà con me la tappa di domani.

Giorno 21 | Da Ussita al Rifugio del Fargno (MC) 26 giugno 2015 – racconta Luca

Il risveglio al b&b di Patrizia è fantastico: ci si presenta davanti una colazione ricca, con tante marmellate e ricotta. Lucia ed io poi ci mettiamo in cammino e scendiamo a Ussita per poi risalire verso la frazione di Casali. Qui incontriamo Andrea, il gestore del Rifugio del Fargno, dove dormiremo questa sera, e ci offre subito un passaggio. Assolutamente no, l’Alta Via è un cammino e noi cammineremo, giuro che non sono stato tentato nemmeno un pochino da quell’offerta.

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Lucia e Luca con Patrizia del b&b “La casa dell’ortigiana”

Quindi, in marcia. Proseguiamo lungo un sentiero in salita, accompagnati dalla parete nord del Monte Bove in tutta la sua maestosa bellezza, per poi arrivare ad una strada imbrecciata, sotto il Monte Rotondo. Al Rifugio del Fargno arriviamo presto, abbiamo tutto il tempo di ammirare il panorama da una delle zone più belle dei Monti Sibillini: lo sguardo va dalla parete Nord del Monte Bove alla Val di Panico fino a raggiungere le creste del Pizzo Tre Vescovi e Pizzo Berro. Al rifugio chiacchieriamo con Andrea, il gestore, che ha risistemato la struttura rendendola più accogliente e, proprio grazie ai suoi lavori, ci siamo anche potuti fare una doccia calda.

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Il rifugio del Fargno. Ph: Luca Marcantonelli

Lucia decide di continuare a camminare e raggiunge Pizzo Tre Vescovi, mentre io riposo. Al Fargno ci viene a trovare Pierluigi in bicicletta, un ragazzo che ci segue su facebook. Anche con lui foto di rito e, proprio grazie a lui, mandiamo nostre notizie agli altri, visto che i cellulari non prendono. Pierluigi infatti, quella sera stessa, manda la nostra foto alla mail del blog.

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Il Rifugio del Fargno

Andrea racconta la storia rifugio, la sua gestione e la sera continuiamo a chiacchierare insieme a Ruben, Orsola e Daniele, che ci hanno raggiunto e che cammineranno domani insieme a me. L’atmosfera è molto suggestiva qui al rifugio, con il camino acceso e con quel vento forte che si scaglia contro le robuste pareti di cemento.

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Ruben e gli altri ospiti del rifugio del Fargno davanti al camino. Ph: Luca Marcantonelli

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