Le Sibille, Maria e Ponzio Pilato in un racconto di Joyce Lussu. La Madonna del telaio

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 Monti Sibillini. || Foto di Simona Pezzotta

{xtypo_dropcap}C{/xtypo_dropcap}i sono luoghi che più di altri sembrano vocati al mistero, alla suggestione; luoghi dal fascino intenso, magici, capaci di catturarti nell’intimo.
E’ questo il caso dei Monti Sibillini, da sempre meta e crocevia di viaggiatori, avventurieri, uomini di cultura, negromanti. Qui, in queste terre, abita la Regina Sibilla, qui è posto il lago maledetto in cui trovò la morte Pilato.
In queste terre di leggenda, la fantasia popolare sembra essersi sfogata, quasi divertita nel raccontare e tramandare storie e narrazioni favolose dall’indefinito numero; racconti che nel tempo si sono affiancati alle più note leggende del Lago di Pilato e della Sibilla.

Proprio una di queste storie vorrei raccontarvi, una storia inusuale dai tratti divertenti, una leggenda popolare, una “leggenda dei pastori dei Sibillini sulla Madonna”, come spiega Joyce Lussu dalla cui voce questa narrazione è stata raccolta nel libro “La cucina Picena” di Beatrice Muzi ed Allan Evans.

Si tratta di un racconto dall’insolita freschezza che vede, quali personaggi principali, le Sibille in qualità di fate buone e generose che aiutano le donne nei lavori quotidiani insegnando l’arte della tessitura, del cucito, del ricamo; Ponzio Pilato il cui destino si compie seguendo percorsi differenti da quelli tradizionalmente narrati ed infine Maria, la madre di Cristo, in una veste nuova, davvero inaspettata.

Il titolo del racconto? La Madonna del telaio.

La storia così narra.

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 Il nonno racconta. || Immagine tratta da www.ponzaracconta.it

La Madonna, dopo l’uccisione del figlio, si arrabbia moltissimo e ritenendo responsabile della morte Ponzio Pilato, decide di vendicarsi. Ma come avvicinare il Governatore di Gerusalemme se è sempre circondato dai soldati?

Dopo aver riflettuto sul da farsi, Maria pensa che l’unica strada percorribile per una povera donna del popolo come lei, fosse quella di cercare lavoro nelle cucine di Ponzio Pilato. Si fa allora assumere come sguattera dalla matrona che presiede al lavoro delle schiave. Sapendo che Ponzio Pilato soffriva di colite e di gotta, Maria, brava erborista, decide di preparare alcune tisane ed alcuni impacchi che avrebbero di certo alleviato i dolori del Governatore. Grazie all’aiuto di alcuni schiavi più vicini a Ponzio Pilato, Maria riesce a far provare i suoi preparati. Il Governatore, trovando giovamento, cerca spiegazioni e così gli viene segnalata la sguattera Maria che da quel momento inizia a far carriera tra gli schiavi del palazzo.

Maria è molto brava nel preparare i piatti più adatti al Governatore, diventa così ben presto vice cuoca. A quel punto Maria pensa di avercela fatta, poteva mettere in pratica la sua vendetta avvelenando il cibo destinato a Pilato. Scopre però che uno schiavo assaggiava tutti i cibi e dava un sorso a tutte le bevande prima di servirle al Governatore, così finisce per desistere dai suoi propositi, almeno per quel momento.

Un giorno Pilato va in pensione. Finita la sua carriera a Gerusalemme, decide di tornarsene a Roma. Porta con sé alcuni schiavi tra i quali Maria, così brava nel preparare quei decotti e quelle tisane che facevano tanto bene alla sua colite ed alla sua gotta. Maria è molto contenta della notizia perché a Roma, senza tutti quei soldati, sarebbe certamente riuscita ad uccidere Pilato.

L’occasione giusta si presenta un giorno quando Pilato decide di andare a fare visita ad una sua vigna fuori porta, sulla Salaria.

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 Vigna in veste autunnale. || Immagine tratta da www.parrocchiabanzano.it

Cosa accade? Riuscirà Maria ad attuare la sua vendetta?

Lascio che siano le parole di Joyce Lussu a proseguire il racconto.

 

Pilato fa attaccare il carro dei buoi, ci mette sopra la poltroncina per star comodo, e dice a Maria: “Vieni anche tu con me, perché poi arrivo dai contadini, quelli magari mi danno i fagioli con le cotiche o qualcosa che mi fa male. Vieni anche tu, così sorveglierai un po’ il cibo che mi preparano e mi darai le cose adatte.”

Salgono sul carro, lui sulla poltroncina, lei accovacciata dietro. Il conduttore comincia ad andare per la Salaria, piano piano, a passo di buoi. Poi, ad un certo punto si deve fermare ad un abbeveratoio; hanno già fatto parecchi chilometri. Il conduttore scende, fa caldo, Pilato sonnecchia sulla poltrona. La Madonna, con gesti rapidissimi, tira fuori la corona con cui avevano crocifisso suo figlio e di cui aveva precedentemente avvelenato le punte con un veleno molto potente, che non ammazzava ma faceva impazzire, la taglia a metà e mette le due parti sotto le code dei buoi, i quali sentendosi pungere da questo veleno, fanno un salto enorme e poi via, partono al galoppo sfrenato su per la Salaria.

La Madonna, che aveva previsto questo, risalì lesta sul carro, mentre il conduttore restò a terra.

I buoi vanno come il vento; Pilato si sveglia e chiede: “Che succede? Che succede!?” Allora la Madonna guardandolo con aria feroce, dice: “Succede… che tu, che hai ucciso mio figlio Gesù… morirai di mala morte.”

Intanto i buoi sempre più pazzi, volando per la Salaria, arrivano ai piedi dei Sibillini, e Pilato fa: “Ma come… Gesù? Gesù!?… ah! quello che è stato crocifisso a Gerusalemme! Ma buona donna, non è mica colpa mia! Tu te la prendi con me, io ti capisco, ma guarda che è stato il tuo popolo che l’ha prescelto; per me andava molto meglio crocifiggere Barabba; mi causava un sacco di guai, mi andava bruciando le vigne dei Romani, liberava gli schiavi! Tuo figlio era un buon uomo; m’andava in giro a guarire gli schiavi, li faceva tornare al lavoro. Io non ce l’avevo proprio con tuo figlio, era un brav’uomo ; ma ti pare! Perché te la prendi con me?”

“No,” dice Maria “tu te ne sei lavato le mani nel giorno del giudizio; perciò la colpa è tua e morirai di mala morte.”

 

Intanto i buoi sempre più impazziti continuano la loro corsa. Lasciano la strada ed incominciano a salire sul Monte Vettore. Arrivati in cima, i buoi continuano a correre in direzione del lago noto anche come lago degli occhiali. Ma, durante la corsa, finiscono per seguire tragitti diversi andandosene uno di qua ed uno di là. Il carro si spezza ed i due passeggeri cadono entrambi nell’acqua.

 Joyce Lussu così prosegue. 

 

Ponzio Pilato affoga, non si vede più… e invece, in superficie appaiono tutti quegli animaletti rossicci, che sono poi nutriti del suo sangue. Anche la Madonna precipita nell’acqua, ma poiché lei è fatta un po’ speciale, ha lo Spirito Santo, ritorna subito a galla come una vescica vuota. Ritorna su, esce dall’acqua con i capelli tutti bagnati, si arrampica e si mette a sedere su una pietra, per asciugarsi un po’. Tutta sconsolata si mette a piangere e dice fra sé: “Va bene, adesso ci sono riuscita, l’ho ucciso, ma che senso ha? Ora mi ritrovo qua sola e non so neanche dove sono…”. E piange tutta disperata. Il Padre Eterno, che ha visto tutto, le manda due angeloni con le ali che s’avvicinano e dicono: “Maria!… Maria! Guarda che siamo venuti a portarti su!” E lei: “Come su?”. Loro le fanno il seggiolino del papa: “Mettiti qui che ti portiamo in Paradiso dal Padre che ti aspetta.” Allora, lei furibonda, inferocita: “Io da quel vecchiaccio non ci vado, che me ne ha fatte di tutti i colori! E m’ha fatto mettere incinta non si sa come, e Lui sapeva come andava a finire, e nessuno m’ha mai chiesto niente. No, no! Non ci vado.” E quelli insistono: “Ma prenditela con Lui, ora ti portiamo su e lo dirai a Lui. Noi che c’entriamo? Ci ha detto di portarti su!” “No, levatevi dai piedi e subito,” dice Maria “perché altrimenti vi strappo le penne, una per una e ne faccio un falò… così voglio vedere come volate in Paradiso, poi.”

 

Gli angeli, dopo aver insistito ancora un altro poco, si arrendono e volano via. La Madonna resta sola e, tutta sconfortata, incomincia a vagare per le montagne. Scende dal Vettore, sale sull’Ascensione dove trova una sorgente, la sorgente della Madonna del Telaio, e si rinfresca un poco. Raccoglie delle erbe, mangia e piange.

 

A un certo momento, arrivano le Sibille, e le dicono: “Poverina, che fai? Cosa ti è successo… ma perché sei così triste? Raccontaci la tua storia.” Allora lei si sfoga e racconta tutto: “Ma quanti dolori! Sapeste quello che mi è successo! E prima arriva quell’angelo e mi dice ‘tu sarai incinta’. E chi ne sapeva niente, e mica me l’ha chiesto ‘lo vuoi un ragazzino’? Non m’ha chiesto niente… ha detto ‘tu resterai incinta’! E poi tutto quello che è successo, che Lui sapeva benissimo…”. E Maria racconta tutta la storia.

Le Sibille ascoltano e alla fine dicono: “Beh… ora questa storia è passata, cerca di dimenticare. Diventa una donna normale, impara a lavorare, vedrai che ti andrà bene. Impara a lavorar la terra, e intanto noi ti regaliamo un telaio perché tu cominci la tua nuova vita. Su questo telaio filerai delle storie che siano di vita e non di morte.”

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 Joyce Lussu. || Immagine tratta da sognandoleggendo.net

In ricordo della straordinaria figura di Joyce Lussu.

 

Articolo di Muscosa

 

Le parole in corsivo sono di Joyce Lussu e sono tratte da:

Beatrice Muzi, Allan Evans, La Madonna del telaio – Storia raccontata da Joyce Lussu, in La cucina picena, Franco Muzzio Editore, 1991

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