Il Monastero di Fonte Avellana: luogo di spiritualita’

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 Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

{xtypo_dropcap}N{/xtypo_dropcap}e stavo parlando proprio in questi giorni con una mia cara amica: “Abbiamo bisogno di andare da qualche parte dove non ci conosce nessuno, lontano, per pensare un po’ a noi stessi e a quello che vogliamo veramente”. Il primo luogo dalle nostre parti che mi viene in mente è sempre il Monastero di Fonte Avellana.

Non è facile parlare del Monastero di Santa Croce di Fonte Avellana senza risultare superficiali e incompleti. Per ciò che riguarda il monachesimo nelle Marche, la sua storia è talmente vasta ed importante che il solo pensiero di inoltrarsi in questo campo mi disorienta. Vi dico la verità, ho avuto molta difficoltà nello scrivere quest’articolo perché le cose da dire potrebbero essere molte e la paura di andare completamente da un’altra parte era grande.

Quindi ho deciso di parlarvi del Monastero “per pensieri”. Cose che ho letto e che ho provato, gettate lì alla rinfusa, cercando di incuriosirvi e rimandandovi ad approfondire l’argomento e, quindi, inevitabilmente a visitarla.

 

Un giorno imprecisato degli anni ’90

La prima volta che ho visitato Fonte Avellana è stato durante una gita scolastica delle scuole medie. Ricordo chiaramente quel giorno di cielo limpido e pulito e quella strana cima a forma di piramide che si vedeva dal piazzale antistante il Monastero (che ho scoperto poi essere il Monte Strega). Mi è rimasta sempre in mente.. tanto che il giorno che sono tornato quassù è stata la prima cosa che ho cercato. I miei ricordi a quanto pare erano chiari come quel cielo degli anni ’90. E se queste immagini non mi hanno tradito nel frattempo, ricordo anche che entrai in una biblioteca incredibile, ricca di testi antichissimi.

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 Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

Già allora ero affascinato dai libri.. più erano antichi e più colpivano il mio interesse. E’ una cosa che mi era passata al tempo delle scuole superiori, ma che ho riaffermato una volta iniziata l’università.

A quanto ne so, oggi, purtroppo non è più possibile visitare l’antica biblioteca.

 

Biblioteca storica e moderna

Appena entrati nel Monastero, sulla sinistra, si apre la stanza della Biblioteca “Dante Alighieri”. Un tempo, nell’XI secolo, questa sala era utilizzata come foresteria per i pellegrini. Oggi conserva ben 7.000 volumi di carattere teologico, filosofico, letterario, storico e artistico.

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Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta 

Ma il vero gioiello è la biblioteca storica “D. Giacinto Boni” che prese nome proprio dall’abate che la fece allestire nel 1733. La ricca biblioteca, che oggi conta circa 25.000 volumi, è stata spogliata due volte durante le soppressioni del XIX secolo, ma fortunatamente il monastero riuscì a rientrare in possesso di buona parte del materiale nel 1933. I libri contenuti sono importantissimi: vanno dalla scoperta della stampa alla fine del XIX secolo. Il manoscritto più antico è un incunabolo del 1470 (l’incunabolo è il nome dato ai primi prodotti della tipografia, dalle origini al 1500. Il primo incunabolo della storia è la Bibbia latina che J. Gutenberg stampò a Magonza nel 1453-55. In Italia i primi incunaboli sono stati prodotti a Subiaco nel 1464-65 – fonte: Treccani).

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 Incunabolo del 1500, Fonte Avellana. Fonte: http://www.fonteavellana.it

Ma ancora più antichi sono i codici manoscritti. Ne sono stati realizzati molti nello scriptorium, ma buona parte di questi sono stati portati dall’abate Giuliano della Rovere nella Biblioteca Vaticana già nel 1500. Attualmente ne restano 11 tra cui il “Codice Musicale” o “codice NN” un breviario che la tradizione orale voglia abbia messo mano lo stesso Guido d’Arezzo o Pomposiano, inventore del rigo (tetragramma) e della notazione musicale. Infatti egli era presente a Fonte Avellana tra il 1035 e il 1040 dove incontrò anche Pier Damiani diventandone un buon amico. Se vuoi saperne di più sul “Codice NN” ti rimando al sito dell’Eremo di Monte Giove di Fano: http://www.eremomontegiove.it/it/home/collegium/codice-nn.html

Se invece vuoi consultare il catalogo informatico di tutti i testi presenti nella vasta biblioteca avellanita puoi farlo qui (http://opac.uniurb.it/SebinaOpac/Opac.do#0) selezionando nel menù a tendina “Sistema Biblioteche Religiose” e poi “Fonte Avellana”.

 

Settembre 2014

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 Alta valle del Cinisco, nei pressi di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

{xtypo_quote_right}Vorrei, compatibilmente alle mie occupazioni, passare intere giornate sui monti a contemplare, in quell’aria pura, la grandezza del Creatore.
Pier Giorgio Frassati{/xtypo_quote_right}

Dopo tanti anni, in cui spesso mi era tornata la memoria di questo posto ogni volta che ne leggevo da qualche parte, sono riuscito a tornare a Fonte Avellana per motivi naturalistici più che spirituali: dovevo mappare una parte del Sentiero Frassati. Praticamente quello che dal Monastero di Fonte Avellana arriva a Cagli e che si percorre circa in 2 o 3 giorni e passa per la Madonna dell’Acquanera, luogo di grande fascino perché sorge su un terrazzo prativo che domina tutta la valle selvosa, chiusa da ripide pareti calcaree. Il bosco che si attraversa è incantevole, lasciatemelo dire. Mi ha davvero sorpreso.

Tra questa boscaglia spunta il Monastero. Quasi immutato nei secoli, così imponente e allo stesso tempo così in armonia con l’ambiente. Questo sembra essere il suo posto più naturale.

Mi sono ritrovato di nuovo in questo bel piazzale d’ingresso davanti alla struttura maestosa. Sulla parete si nota un’iscrizione.

 

Dante e la Divina Commedia

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 Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

E’ tratto dal XXI Canto del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri. Ma come mai? In questo canto, Dante, volendo parlare della decadenza dei costumi monastici ha pensato di farlo spiegare a chi più di tutti l’ha combattuta: Pier Damiani. E’ lui che immagina di incontrare nel suo Paradiso.

Sembra che Dante, durante il periodo di esilio nella vicina Gubbio, si sia recato all’allora Eremo di Fonte Avellana e qui abbia pernottato in una delle cellette destinate ai frati. Oggi in ricordo di quest’evento è stato collocato un busto del poeta accanto all’ingresso della stanzetta dove dormì.

 

Ottobre 2014

Approfittando del blog tour #marchespiritualroute (puoi leggere al riguardo gli articoli: Silenzio e meditazione nelle Marche e Santa Maria di Portonovo: la perla dell’Adriatico) voluto fortemente dalla Regione Marche per promuovere un turismo meditativo e spirituale ho avuto l’opportunità di tornare e visitare il Monastero. Non solo; ho conosciuto anche uno dei frati e, udite udite, sono come noi! L’avreste mai detto? Al di là del sarcasmo, i frati molto spesso sono delle persone alla mano, ci puoi parlare di tutto e, nonostante la loro scelta di vita in “solitudine”, sono molto più aperti di tante altre persone che ci capita di incontrare ogni giorno.

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 Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

E’ stato emozionante fare una visita notturna del Monastero; nei giorni del blog tour è capitato di fare visite notturne in luoghi di fede per diverse sere e devo dire che, anche se non è stata una cosa voluta, l’ho molto apprezzato. L’atmosfera che si era creata ha reso le visite ancora più affascinanti e misteriose. E’ stata una vera esperienza entrare in quella che un tempo era la zona di clausura e dormire nelle cellette dei frati, oggi comunque fornita di ogni confort essenziale.

 

Scriptorium

E’ una delle stanze più affascinanti dell’intero Monastero. Qui i frati si riunivano per copiare i manoscritti e realizzare stupendi codici miniati. La scuola avellanita a quel tempo era molto affermata, anche se rimasta per molti secoli nell’oblio: alcuni incunaboli del ‘500 sono custoditi nella biblioteca vaticana (come ho detto precedentemente).

Sono opere come queste che ci fanno capire come un tempo sapessero sfruttare a pieno ciò che la natura ha da offrire cercando di armonizzarsi con essa. Oggi parleremo di ecosostenibilità. Come vedete non è stato inventato niente di nuovo, visto che lo scriptorium è del XI secolo.

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 Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

Dalle parole di Alberto Cintio “lo scriptorium di Fonte Avellana rappresenta un unicum perché ha conservato la struttura originaria del XI-XII secolo, a differenza delle analoghe sale di altri monasteri radicalmente modificate lungo i secoli. E’ costruito rispettando in più parti la divina proporzione (1:1,618) e con perfetto orientamento Nord-Sud per cui il raggio di Sole, che entra a mezzodì dalla unica e stretta finestra della parete Sud, cade sul gradino d’ingresso al solstizio d’inverno (22 dicembre) e sul gradino di fondo al solstizio d’estate (21 giugno). Per di più ci sono 13 monofore in alto molto strombate, 6 sulla parete Est e 7 sulla parete Ovest disposte in modo tale che dentro la sala la luce diffusa è sempre costante ed omogenea, dal mattino alla sera e dall’estate all’inverno.

Oltre che di calendario lo scriptorium assolve anche alla funzione di orologio per le ore canoniche. All’ora terza (ore 9:00) e all’ora nona (ore 15.00), infatti, i raggi del Sole, data la particolare forma delle monofore laterali, colpiscono il pavimento solo per pochi minuti e all’ora sesta lo stesso fenomeno si ripete col Sole che entra dalla monofora di fondo. Per tutti questi motivi è stato quindi definito opus scientiae et artis”.

 

Storia e leggenda

Non si sa con precisione quando fu fondato l’Eremo di Fonte Avellana. Probabilmente, all’inizio, era un insieme di insieme di eremiti sparsi nei boschi con lo stesso intento: fare penitenza. La ventata di freschezza nel monachesimo stagnante che ha portato San Romualdo arriva fino a queste zone e ciò fa nascere quella corrente avellanita di cui San Pier Damiani sarà il massimo esponente.

Ma è bello raccontare anche un’altra storia. La leggenda vuole che quando un certo Lodolfo arrivò in questa terra era alla ricerca di un luogo adatto alla contemplazione, appartato, lontano dalla corruzione e dalle ingiustizie del mondo, si trovò di fronte ad un luogo di straordinaria bellezza ma anche selvaggio, un territorio vergine ed incontaminato. Un fitta faggeta ammantava ogni cosa, e un torrentello scorreva tra gli alberi.

Lodolfo (che poi diverrà beato), di famiglia eugubina e forse di ascendenza franca, dopo varie peregrinazioni, stanco del tanto camminare si addormentò ai piedi di un nocciolo (Corylus avellana), dalle cui radici sgorgava una copiosa sorgente. Come se fosse una visione ad occhi aperti, sognò di costruire egli stesso un piccolo oratorio che sarà detto perciò “fonte dell’avellana”.

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 Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

Non si sa se questa leggenda sia o no vera, fatto sta che all’arrivo di San Pier Damiani, nel 1035, “la vita eremitica era in pieno fulgore disciplinata da consuetudini molto vicine a quelle diffuse da San Romualdo fondatore dell’Eremo di Camaldoli e di molti altri, anche nelle Marche”. San Romualdo potrebbe essere anche passato di qua, visto che ha scelto di passare 7 anni di severa penitenza, murato in una cella della vicina Abbazia di Sitria.

San Pier Damiani sarà priore di Fonte Avellana dal 1043 al 1057 e in questo periodo l’eremo “divenne un’importante centro di irradiazione non solo spirituale, ma anche culturale, per la società medievale di quegli anni di crisi dopo il mille”.

Venne poi richiamato a Roma per vestire la porpora cardinalizia, ma ricorderà sempre con affetto la sua amata Fonte Avellana:

{xtypo_quote}O eremo, scampo alle persecuzioni del mondo, riposo agli stanchi, refrigerio all’arsura del secolo, ripudio dei peccati, libertà delle anime.{/xtypo_quote}

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 Monastero di Fonte Avellana. Ph: Nicola Pezzotta

“Fonte Avellana seguì nel tempo la parabola di quasi tutte le altre congregazioni monastiche, raggiungendo una notevole potenza, anche economica, nel XIII e XIV secolo, per poi declinare fino alla soppressione del secolo XIX”. Durante la massima espansione la sua influenza arrivava addirittura fino al Monastero di San Leonardo al Volubrio nei Monti Sibillini (puoi leggere questi articoli riguardo al Monastero o Eremo di San Leonardo al Volubrio: La notte di Natale all’Eremo di San LeonardoL’Eremo di San Leonardo/1: Oggi e L’Eremo di San Leonardo/2: Estate 1972).

“Nel 1569 la Congregazione Avellanita fu definitivamente disciolta e il monastero annesso a quello di Camaldoli”. Nel secolo scorso, inoltre, subì le soppressioni e fu definitivamente abbandonato dai monaci. “Solo nel 1935 una comunità di monaci camaldolesi è tornata ad abitare stabilmente il monastero” e, dopo i restauri degli ultimi decenni, oggi è tornato al suo originario splendore.

 

Articolo di Nico.

 

Fonti

I sentieri del silenzio | Società Editrice Ricerche | Folignano | 2009;
Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità delle Marche | Fabio Filippetti, Elsa Ravaglia | Newton & Compton Editori | 2002;
Aspetti e problemi del monachesimo nelle Marche. Atti del convegno di studi | Fabriano | 1981;
Marche, guida rossa | Touring Club Italiano | Milano | 1979;
http://www.fonteavellana.it/
http://www.synodia.it/

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